Il piano per il salvataggio della Popolare Bari si preannuncia in salita e tra gli advisor coinvolti a vario titolo nell’operazione di “sistema” emerge la consapevolezza che già da ora sia opportuno approntare un piano B.
Il punto di partenza del complesso piano, di cui finora è emerso solo il solito intervento d’emergenza del Fitd per riportare sopra i minimi i ratio di capitale a fine anno, è la due diligence in corso per arrivare a definire il buco di bilancio che si creerà dopo i necessari accantonamenti per coprire le rettifiche sui crediti deteriorati.
Una volta definito l’ammanco, si procederà a delineare l’importo della ricapitalizzazione da sottoporre entro l’estate all’assemblea dei soci che dovranno contestualmente esprimersi anche sulla trasformazione da cooperativa in società per azioni. Un’assemblea shock per 70.000 soci pugliesi – già si ipotizza di tenere per motivi “politici” dopo le elezioni Regionali in Puglia – che si troveranno, come già accaduto per quelli di Popolare Vicenza e Veneto Banca, ad autocertificare l’azzeramento del valore delle loro azioni (salvo parziale conguaglio da parte dello Stato).
E la banca che fine farà? Il famoso polo bancario del Sud appare più simile all’araba fenice che alla concreta realtà. Ma anche il piano di ricapitalizzazione di Popolare Bari da parte di FITD e soprattutto Mcc è tutt’altro che certo nell’attuale configurazione.
In teoria, la maggioranza del capitale di una banca privata dovrebbe diventare pubblico grazie all’ombrello di Mcc. Ma non è affatto scontato che il piano così come è stato concepito superi il vaglio dell’Unione Europea che vigila sugli aiuti di Stato. Si dice, in Italia, che Bruxelles potrebbe dare il via libera a patto che l’operazione avvenga a prezzi di mercato. Ma il caso del salvataggio della tedesca Nord Lb da parte dei Lander tedeschi, che si vorrebbe portare ad esempio, non è esattamente analogo: Nord LB era già’ pubblica, Popolare Bari da privata verrebbe nazionalizzata. E si troverebbe poi ad operare, grazie all’intervento dello Stato, in un contesto competitivo in cui operano banche private che potrebbero essere svantaggiate dagli aiuti di Stato concessi alla Bari. Mutando la concorrenza bancaria.
Se nei palazzi della politica si pensa al consenso popolare, i tecnici del Tesoro e gli advisor stanno valutando i rischi di una bocciatura del piano A e predisponendo un piano B. La variante possibile e’ quella di affiancare al FItd non più la pubblica Mcc ma una banca privata che, come cassa Centrale Banca in Carige, svolga il ruolo di anchor investor di minoranza in vista di una futura aggregazione. Ruolo che molti ritengono possa essere svolto da Credit Agricole, già intervenuto negli anni scorsi per i salvataggi di Cassa Rimini, Cassa Cesena e Cr San Miniato.
Da Credit Agricole e’ stato smentito ogni interesse per Popolare Bari già’ a dicembre. Si vedrà tra qualche mese, quando il dossier Bari entrerà davvero nel vivo per la ricapitalizzazione.
Autore: Alessandro Graziani
Fonte: Il Sole 24 Ore
Il piano per il salvataggio della Popolare Bari si preannuncia in salita e tra gli advisor coinvolti a vario titolo nell’operazione di “sistema” emerge la consapevolezza che già da ora sia opportuno approntare un piano B.
Il punto di partenza del complesso piano, di cui finora è emerso solo il solito intervento d’emergenza del Fitd per riportare sopra i minimi i ratio di capitale a fine anno, è la due diligence in corso per arrivare a definire il buco di bilancio che si creerà dopo i necessari accantonamenti per coprire le rettifiche sui crediti deteriorati.
Una volta definito l’ammanco, si procederà a delineare l’importo della ricapitalizzazione da sottoporre entro l’estate all’assemblea dei soci che dovranno contestualmente esprimersi anche sulla trasformazione da cooperativa in società per azioni. Un’assemblea shock per 70.000 soci pugliesi – già si ipotizza di tenere per motivi “politici” dopo le elezioni Regionali in Puglia – che si troveranno, come già accaduto per quelli di Popolare Vicenza e Veneto Banca, ad autocertificare l’azzeramento del valore delle loro azioni (salvo parziale conguaglio da parte dello Stato).
E la banca che fine farà? Il famoso polo bancario del Sud appare più simile all’araba fenice che alla concreta realtà. Ma anche il piano di ricapitalizzazione di Popolare Bari da parte di FITD e soprattutto Mcc è tutt’altro che certo nell’attuale configurazione.
In teoria, la maggioranza del capitale di una banca privata dovrebbe diventare pubblico grazie all’ombrello di Mcc. Ma non è affatto scontato che il piano così come è stato concepito superi il vaglio dell’Unione Europea che vigila sugli aiuti di Stato. Si dice, in Italia, che Bruxelles potrebbe dare il via libera a patto che l’operazione avvenga a prezzi di mercato. Ma il caso del salvataggio della tedesca Nord Lb da parte dei Lander tedeschi, che si vorrebbe portare ad esempio, non è esattamente analogo: Nord LB era già’ pubblica, Popolare Bari da privata verrebbe nazionalizzata. E si troverebbe poi ad operare, grazie all’intervento dello Stato, in un contesto competitivo in cui operano banche private che potrebbero essere svantaggiate dagli aiuti di Stato concessi alla Bari. Mutando la concorrenza bancaria.
Se nei palazzi della politica si pensa al consenso popolare, i tecnici del Tesoro e gli advisor stanno valutando i rischi di una bocciatura del piano A e predisponendo un piano B. La variante possibile e’ quella di affiancare al FItd non più la pubblica Mcc ma una banca privata che, come cassa Centrale Banca in Carige, svolga il ruolo di anchor investor di minoranza in vista di una futura aggregazione. Ruolo che molti ritengono possa essere svolto da Credit Agricole, già intervenuto negli anni scorsi per i salvataggi di Cassa Rimini, Cassa Cesena e Cr San Miniato.
Da Credit Agricole e’ stato smentito ogni interesse per Popolare Bari già’ a dicembre. Si vedrà tra qualche mese, quando il dossier Bari entrerà davvero nel vivo per la ricapitalizzazione.
Autore: Alessandro Graziani
Fonte: Il Sole 24 Ore