Niente più portafogli, carte di credito e smartphone con tanto di wallet digitali: a breve per pagare basterà metterci la mano. A testare questa nuova frontiera del mondo dei pagamenti è Amazon che starebbe sperimentando un sistema per trasferire tutte le informazioni contenute nella carta di credito dentro l’immagine della mano.
Al supermercato, al ristorante o al bar si potrebbe così uscire pagando semplicemente mettendo la mano su uno schermo che scannerizza l’intero palmo. Secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal, il progetto è ai primi passi, ma Amazon avrebbe già iniziato a lavorare con Visa e starebbe trattando con Mastercard, così come con grosse banche issuer di carte di credito.
Le informazioni in una mano
Il sistema sarebbe pensato per fast food, caffetterie e altri negozi dove il pagamento è un atto ripetitivo e frequente, in modo da rendere più rapide
le operazioni. Amazon non ha commentato, ma altre indiscrezioni segnalavano che una sperimentazione era stata avviata presso la controllata Whole Foods.
Recentemente il gruppo di Jeff Bezos, stando al quotidiano Usa, ha chiesto un brevetto per «un sistema di identificazione biometrica senza contatto» che comprende «uno scanner di mano che genera imamgini del palmo dell’utente». Se avesse successo il sistema potrebbe rendere obsoleti i wallet digitali che si stanno affermando come metodo per abilitare i pagamenti via smartphone.
Il colosso dell’ecommerce è sempre più attivo anche nel mondo retail fisico e sta espandendo le attività nell’ambito dei pagamenti. Con Amazon Go il cliente fa la spesa ed esce dal supermercato senza passare dalla cassa, pagando in automatico dallo smartphone. Il gruppo ha inoltre lanciato il wallet digitale Amazon Pay per i pagamenti online.
In più occasioni Jeff Bezos ha sottolineato ai suoi manager l’intenzione di espandere le attività nell’ambito dei servizi finanziari per completare il quadro di informazioni degli utenti con quelle legate ai pagamenti.
Big tech alla conquista dei pagamenti
Anche altri colossi big tech stanno espandendosi nell’ambito dei servizi finanziari, erodendo un mercato una volta riservato alle banche e agli operatori specializzati. Apple ha lanciato l’anno scorso la sua carta di credito e da tempo è presente con l’app Apple Pay, seguita da Facebook ha fatto il suo debutto con il wallet di Facebook Pay per i pagamenti tra utenti, che potrebbe anticipare le funzionalità di Libra, la criptovaluta del social network che sembra denunciare più problemi del previsto. Da parte sua Google, oltre a Google Pay, ha annunciato l’intenzione di entrare direttamente con conti correnti bancari da offrire ai propri utenti.
Il pagamento mediante la scannerizzazione della mano non è immune da problemi: c’è un nodo di sicurezza legato alla modalità di pagamento stessa e alle potenziali frodi, tenendo conto della massa di informazioni collegate all’impronta, ma il sistema dovrà anche fare i conti con la crescente diffidenza delle authority regolamentari nei confronti di Big tech.
Autori: Pierangelo Soldavini
Fonte: Il Sole 24 Ore
Niente più portafogli, carte di credito e smartphone con tanto di wallet digitali: a breve per pagare basterà metterci la mano. A testare questa nuova frontiera del mondo dei pagamenti è Amazon che starebbe sperimentando un sistema per trasferire tutte le informazioni contenute nella carta di credito dentro l’immagine della mano.
Al supermercato, al ristorante o al bar si potrebbe così uscire pagando semplicemente mettendo la mano su uno schermo che scannerizza l’intero palmo. Secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal, il progetto è ai primi passi, ma Amazon avrebbe già iniziato a lavorare con Visa e starebbe trattando con Mastercard, così come con grosse banche issuer di carte di credito.
Le informazioni in una mano
Il sistema sarebbe pensato per fast food, caffetterie e altri negozi dove il pagamento è un atto ripetitivo e frequente, in modo da rendere più rapide
le operazioni. Amazon non ha commentato, ma altre indiscrezioni segnalavano che una sperimentazione era stata avviata presso la controllata Whole Foods.
Recentemente il gruppo di Jeff Bezos, stando al quotidiano Usa, ha chiesto un brevetto per «un sistema di identificazione biometrica senza contatto» che comprende «uno scanner di mano che genera imamgini del palmo dell’utente». Se avesse successo il sistema potrebbe rendere obsoleti i wallet digitali che si stanno affermando come metodo per abilitare i pagamenti via smartphone.
Il colosso dell’ecommerce è sempre più attivo anche nel mondo retail fisico e sta espandendo le attività nell’ambito dei pagamenti. Con Amazon Go il cliente fa la spesa ed esce dal supermercato senza passare dalla cassa, pagando in automatico dallo smartphone. Il gruppo ha inoltre lanciato il wallet digitale Amazon Pay per i pagamenti online.
In più occasioni Jeff Bezos ha sottolineato ai suoi manager l’intenzione di espandere le attività nell’ambito dei servizi finanziari per completare il quadro di informazioni degli utenti con quelle legate ai pagamenti.
Big tech alla conquista dei pagamenti
Anche altri colossi big tech stanno espandendosi nell’ambito dei servizi finanziari, erodendo un mercato una volta riservato alle banche e agli operatori specializzati. Apple ha lanciato l’anno scorso la sua carta di credito e da tempo è presente con l’app Apple Pay, seguita da Facebook ha fatto il suo debutto con il wallet di Facebook Pay per i pagamenti tra utenti, che potrebbe anticipare le funzionalità di Libra, la criptovaluta del social network che sembra denunciare più problemi del previsto. Da parte sua Google, oltre a Google Pay, ha annunciato l’intenzione di entrare direttamente con conti correnti bancari da offrire ai propri utenti.
Il pagamento mediante la scannerizzazione della mano non è immune da problemi: c’è un nodo di sicurezza legato alla modalità di pagamento stessa e alle potenziali frodi, tenendo conto della massa di informazioni collegate all’impronta, ma il sistema dovrà anche fare i conti con la crescente diffidenza delle authority regolamentari nei confronti di Big tech.
Autori: Pierangelo Soldavini
Fonte: Il Sole 24 Ore