Stando al rapporto presentato dalla Commissione europea e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd) che nell’edizione del 2019 ha messo a confronto gli indicatori chiave per la salute della popolazione e le prestazioni del sistema sanitario tra paesi membri dell’OCSE con l’ausilio di 80 indicatori comparabili che riflettono le differenze tra i paesi, relativamente al comportamento in materia di salute, ai fattori di rischio, all’accesso e alla qualità delle cure, alle risorse finanziarie disponibili, si evince come in Italia le spese sanitarie vengano sostenute per il 23.5% con risorse personali, a differenza di quanto avviene nel resto d’Europa dove la percentuale si aggira intorno al 16%. Dunque, curarsi pesa sulle spalle dei cittadini italiani, molto più che nel resto d’Europa, e diviene sempre più ‘un lusso ’. Il 40% della cifra che gli italiani mettono di tasca propria viene speso per effettuare esami e visite mediche, un 30% per i farmaci ed il rimanente serve a coprire i ticket sanitari e le differenze con i farmaci da banco. Una situazione questa che incide negativamente sul budget familiare specie nelle famiglie con bassi redditi e meno abbienti: il 20% è costretto, a causa delle proprie ristrettezze economiche, addirittura a rinunciare a curarsi. Le regioni maggiormente interessate da questo fenomeno sono quelle del Centro e Sud Italia dove il 43.5% delle famiglie si trova in difficoltà.
Un’altra fotografia sulla medesima tematica è stata scattata nel 2019 dal 7° Rapporto – Donare per curare: povertà sanitaria e donazione farmaci, promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus e BFResearch e realizzato con il contributo incondizionato di Ibsa – dall’Osservatorio sulla povertà sanitaria, da cui è emerso come 473 mila persone povere non hanno potuto acquistare i farmaci di cui avevano bisogno per ragioni economiche. In 7 anni, dal 2013 al 2019 la richiesta di medicinali da parte degli enti assistenziali è cresciuta di +28%. Nel 2019, si è raggiunto il picco di richieste, pari a 1.040.607 confezioni di medicinali (+4,8% rispetto al 2018).
Secondo il settimo rapporto di Banco Farmaceutico, la prevenzione sanitaria è diventata un lusso per pochi: più di una persona su 5 salta i controlli, non effettua le analisi e rischia di ammalarsi gravemente. Si tratta di oltre 12 milioni di persone che a causa di difficoltà economiche salta i controlli preventivi, specie odontoiatrici e ginecologici. Di costoro quasi mezzo milione ha rinunciato anche ai farmaci indispensabili. E, per quanto possa sembrare un controsenso, a spendere di più in medicinali sono poi proprio le persone che hanno meno risorse economiche, non avendo denaro per poter affrontare controlli preventivi e non potendo quindi far fronte preventivamente all’insorgere della malattia. È chiaro che alla luce di quanto sin qui descritto sempre più italiani sono portati, non avendo risorse sufficienti a disposizione nell’immediato e dovendosi curare una volta che il problema di salute è ormai manifesto, ad indebitarsi per far fronte alle spese sanitarie. Spesso i costi per interventi particolari o per determinate cure specialistiche sono talmente elevati che l’unica soluzione possibile è quella di ricorrere ad un prestito. L’indebitamento delle famiglie italiane si è attestata sui 500 miliardi di euro solo nel secondo semestre 2019, con una rata mensile media di 380 euro a copertura di tutte le tipologie di spesa, dal mutuo agli elettrodomestici, ma di questi ben l’8% è destinato proprio alle spese sanitarie. Gli italiani quindi sempre più spesso fanno ricorso ai finanziamenti per fare fronte alle uscite urgenti, che negli ultimi anni hanno incluso purtroppo anche le spese mediche.
Stando al rapporto presentato dalla Commissione europea e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd) che nell’edizione del 2019 ha messo a confronto gli indicatori chiave per la salute della popolazione e le prestazioni del sistema sanitario tra paesi membri dell’OCSE con l’ausilio di 80 indicatori comparabili che riflettono le differenze tra i paesi, relativamente al comportamento in materia di salute, ai fattori di rischio, all’accesso e alla qualità delle cure, alle risorse finanziarie disponibili, si evince come in Italia le spese sanitarie vengano sostenute per il 23.5% con risorse personali, a differenza di quanto avviene nel resto d’Europa dove la percentuale si aggira intorno al 16%. Dunque, curarsi pesa sulle spalle dei cittadini italiani, molto più che nel resto d’Europa, e diviene sempre più ‘un lusso ’. Il 40% della cifra che gli italiani mettono di tasca propria viene speso per effettuare esami e visite mediche, un 30% per i farmaci ed il rimanente serve a coprire i ticket sanitari e le differenze con i farmaci da banco. Una situazione questa che incide negativamente sul budget familiare specie nelle famiglie con bassi redditi e meno abbienti: il 20% è costretto, a causa delle proprie ristrettezze economiche, addirittura a rinunciare a curarsi. Le regioni maggiormente interessate da questo fenomeno sono quelle del Centro e Sud Italia dove il 43.5% delle famiglie si trova in difficoltà.
Un’altra fotografia sulla medesima tematica è stata scattata nel 2019 dal 7° Rapporto – Donare per curare: povertà sanitaria e donazione farmaci, promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus e BFResearch e realizzato con il contributo incondizionato di Ibsa – dall’Osservatorio sulla povertà sanitaria, da cui è emerso come 473 mila persone povere non hanno potuto acquistare i farmaci di cui avevano bisogno per ragioni economiche. In 7 anni, dal 2013 al 2019 la richiesta di medicinali da parte degli enti assistenziali è cresciuta di +28%. Nel 2019, si è raggiunto il picco di richieste, pari a 1.040.607 confezioni di medicinali (+4,8% rispetto al 2018).
Secondo il settimo rapporto di Banco Farmaceutico, la prevenzione sanitaria è diventata un lusso per pochi: più di una persona su 5 salta i controlli, non effettua le analisi e rischia di ammalarsi gravemente. Si tratta di oltre 12 milioni di persone che a causa di difficoltà economiche salta i controlli preventivi, specie odontoiatrici e ginecologici. Di costoro quasi mezzo milione ha rinunciato anche ai farmaci indispensabili. E, per quanto possa sembrare un controsenso, a spendere di più in medicinali sono poi proprio le persone che hanno meno risorse economiche, non avendo denaro per poter affrontare controlli preventivi e non potendo quindi far fronte preventivamente all’insorgere della malattia. È chiaro che alla luce di quanto sin qui descritto sempre più italiani sono portati, non avendo risorse sufficienti a disposizione nell’immediato e dovendosi curare una volta che il problema di salute è ormai manifesto, ad indebitarsi per far fronte alle spese sanitarie. Spesso i costi per interventi particolari o per determinate cure specialistiche sono talmente elevati che l’unica soluzione possibile è quella di ricorrere ad un prestito. L’indebitamento delle famiglie italiane si è attestata sui 500 miliardi di euro solo nel secondo semestre 2019, con una rata mensile media di 380 euro a copertura di tutte le tipologie di spesa, dal mutuo agli elettrodomestici, ma di questi ben l’8% è destinato proprio alle spese sanitarie. Gli italiani quindi sempre più spesso fanno ricorso ai finanziamenti per fare fronte alle uscite urgenti, che negli ultimi anni hanno incluso purtroppo anche le spese mediche.