Meno banconote e più controlli questo quanto prevede il piano cashless del Governo per il 2020, lo scopo è limitare l’uso di denaro liquido a favore dell’utilizzo di carte di credito e bancomat per rendere maggiormente difficoltosa l’evasione fiscale.
Il piano del Governo prevede infatti un progressivo tetto al contante che porterà il limite, oggi fissato a 3.000 euro dalla Legge di Stabilità del 2016, a ridursi nel tempo a partire da luglio 2020. Nello specifico il decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio prevede che dal 1 luglio 2020 fino al 31 dicembre 2021, il limite ai pagamenti in contanti scenderà a 2000 euro, per poi scendere ancora da gennaio 2022, ed arrivare al limite massimo consentito ai pagamenti cash di 1000 euro.
Il nuovo limite all’uso del contante varrà per qualsiasi trasferimento in denaro, comprese dunque donazioni e prestiti in denaro, anche se tra parenti. Se una persona dovesse contravvenire alla nuova norma potrà incorrere in una sanzione pecuniaria che va dai 3 mila ai 50 mila euro, a seconda della quantità di denaro trasferito illegalmente. Inoltre la pena graverà su entrambe le parti della transazione finanziaria, dunque sia su chi invia sia su chi riceve.
L’Italia, anche per cultura giacché è fortemente ancorata al contante, si mostra in tema di pagamenti elettronici molto indietro rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. Il ritardo significativo emerge chiaramente dai dati diffusi dalla Bce in base ai quali l’Italia risulta essere uno dei fanalini di coda tra i 27 Paesi dell’UE. Nello specifico occupiamo il 23esimo posto nella classifica delle transazioni con carta pro capite: 65 pagamenti all’anno a testa rispetto alla media Europea che è ben superiore alle 100 transazioni all’anno.
Ma nonostante questo ritardo, la Bce si è detta contraria al limite ai pagamenti in contanti adottato dall’Italia, in quanto non sarà questo, a suo dire, un metodo efficace per contrastare l’evasione fiscale ed anzi colpirà i più deboli. Infatti a detta dell’Istituto si rischierà di tagliare fuori quella parte di popolazione che non ha accesso ai conti bancari o che non può permetterselo.
La Bce dalla sua ha le sue buone ragioni per fare questo appunto all’ Italia giacché i limiti dell’uso del contante in giro per il mondo sono molto meno stringenti e la Germania, che non ha limiti all’uso del contante, insieme alla Svizzerà è tra le economie più avanzate al mondo nonostante i pagamenti in cash.
Campioni dei pagamenti elettronici invece sono i paesi del blocco nordico: Svezia, Danimarca e Finlandia, che vantano indici di pagamenti elettronici altissimi (cashless society index Ambrosetti 2019), rispettivamente 8,46; 7,42 e 7,31 in una scala da 1 a 10. Contro l’Italia che si ferma a 3,68.
Ma vi è anche chi come la Svezia vede elettronico l’80% dei pagamenti, si acquistano con carta persino i biglietti del bus, ed entro il 2023 il paese punta a diventare la prima nazione cashless del mondo, con un’economia 100% digitale.
L’Italia dalla sua nonostante i suggerimenti della Bce procede nel suo intento ed anzi la legge di Stabilità 2020 ha anche introdotto il cosiddetto ‘bonus Befana’ una sorta di ‘cashback’ dell’Iva pagata sui pagamenti elettronici e che dovrebbe essere riaccreditato sul conto del consumatore il prossimo gennaio, da cui il nome, per quanto riguarda il primo anno per poi risultare un accredito mensile quando la norma entrerà a regime. Non resta che attendere qualche anno per comprendere se il piano cashless sarà davvero efficace nella lotta all’evasione fiscale.
Meno banconote e più controlli questo quanto prevede il piano cashless del Governo per il 2020, lo scopo è limitare l’uso di denaro liquido a favore dell’utilizzo di carte di credito e bancomat per rendere maggiormente difficoltosa l’evasione fiscale.
Il piano del Governo prevede infatti un progressivo tetto al contante che porterà il limite, oggi fissato a 3.000 euro dalla Legge di Stabilità del 2016, a ridursi nel tempo a partire da luglio 2020. Nello specifico il decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio prevede che dal 1 luglio 2020 fino al 31 dicembre 2021, il limite ai pagamenti in contanti scenderà a 2000 euro, per poi scendere ancora da gennaio 2022, ed arrivare al limite massimo consentito ai pagamenti cash di 1000 euro.
Il nuovo limite all’uso del contante varrà per qualsiasi trasferimento in denaro, comprese dunque donazioni e prestiti in denaro, anche se tra parenti. Se una persona dovesse contravvenire alla nuova norma potrà incorrere in una sanzione pecuniaria che va dai 3 mila ai 50 mila euro, a seconda della quantità di denaro trasferito illegalmente. Inoltre la pena graverà su entrambe le parti della transazione finanziaria, dunque sia su chi invia sia su chi riceve.
L’Italia, anche per cultura giacché è fortemente ancorata al contante, si mostra in tema di pagamenti elettronici molto indietro rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. Il ritardo significativo emerge chiaramente dai dati diffusi dalla Bce in base ai quali l’Italia risulta essere uno dei fanalini di coda tra i 27 Paesi dell’UE. Nello specifico occupiamo il 23esimo posto nella classifica delle transazioni con carta pro capite: 65 pagamenti all’anno a testa rispetto alla media Europea che è ben superiore alle 100 transazioni all’anno.
Ma nonostante questo ritardo, la Bce si è detta contraria al limite ai pagamenti in contanti adottato dall’Italia, in quanto non sarà questo, a suo dire, un metodo efficace per contrastare l’evasione fiscale ed anzi colpirà i più deboli. Infatti a detta dell’Istituto si rischierà di tagliare fuori quella parte di popolazione che non ha accesso ai conti bancari o che non può permetterselo.
La Bce dalla sua ha le sue buone ragioni per fare questo appunto all’ Italia giacché i limiti dell’uso del contante in giro per il mondo sono molto meno stringenti e la Germania, che non ha limiti all’uso del contante, insieme alla Svizzerà è tra le economie più avanzate al mondo nonostante i pagamenti in cash.
Campioni dei pagamenti elettronici invece sono i paesi del blocco nordico: Svezia, Danimarca e Finlandia, che vantano indici di pagamenti elettronici altissimi (cashless society index Ambrosetti 2019), rispettivamente 8,46; 7,42 e 7,31 in una scala da 1 a 10. Contro l’Italia che si ferma a 3,68.
Ma vi è anche chi come la Svezia vede elettronico l’80% dei pagamenti, si acquistano con carta persino i biglietti del bus, ed entro il 2023 il paese punta a diventare la prima nazione cashless del mondo, con un’economia 100% digitale.
L’Italia dalla sua nonostante i suggerimenti della Bce procede nel suo intento ed anzi la legge di Stabilità 2020 ha anche introdotto il cosiddetto ‘bonus Befana’ una sorta di ‘cashback’ dell’Iva pagata sui pagamenti elettronici e che dovrebbe essere riaccreditato sul conto del consumatore il prossimo gennaio, da cui il nome, per quanto riguarda il primo anno per poi risultare un accredito mensile quando la norma entrerà a regime. Non resta che attendere qualche anno per comprendere se il piano cashless sarà davvero efficace nella lotta all’evasione fiscale.