Nel 2019 il tasso di deterioramento del credito alle imprese, ovvero la quota dei crediti che nel corso dell’anno vanno in default, si è ulteriormente ridotto, ma il trend si interromperà nel prossimo biennio a causa del rallentamento della congiuntura economica.
E’ la stima dell’edizione di dicembre dell’Outlook Abi-Cerved sulle sofferenze delle imprese, che evidenzia come il rischio di credito relativo alle imprese si manterrà comunque su livelli inferiori alla fase pre-crisi e ben al di sotto dei picchi del biennio 2012-14.
Nel 2021 l’incidenza dei flussi di nuovi prestiti in default sul totale dei prestiti in bonis è vista infatti al 3,3% dal 3,1% di fine 2019, rispetto al 3,6% medio registrato durante la crisi tra 2006 e 2008.
Lo scenario macroeconomico considerato nella simulazione si basa sull’ipotesi di una variazione del Pil vicina allo zero nel 2019 e di incrementi inferiori all’1% nel 2020-21, dice il rapporto.
“Dopo gli anni difficili della crisi, il problema dello stock di sofferenze nei bilanci delle banche è in via di soluzione. Le previsioni di leggero rialzo dei nuovi crediti deteriorati non ci preoccupano e riflettono la stagnazione della nostra economia”, commenta in una nota Andrea Mignanelli, AD di Cerved.
“La stabilizzazione del flusso di nuovi crediti deteriorati sui livelli pre-crisi favorirà un’ulteriore contrazione dell’NPL ratio, che ci attendiamo convergere in breve tempo sui target fissati dalle Autorità di vigilanza. Si tratta di un risultato che premia gli sforzi compiuti dal settore negli ultimi anni e ne conferma la solidità complessiva”, secondo Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi.
A livello dimensionale, i tassi di deterioramento stimati da Abi-Cerved per il 2019 sono piuttosto eterogenei: le microimprese passano dal 3,5% del 2018 al 3,3% del 2019, le piccole dal 2,4% al 2%, le medie dall’1,9% al’1,8%, mentre le grandi imprese restano stabili all’1,5%.
Tra i diversi settori produttivi, le costruzioni restano il comparto più rischioso e l’unico che non ha raggiunto i livelli pre-crisi: dal picco dell’11% del 2014, è sceso al 4,7% nel 2018 e poi al 4,3% nel 2019.
L’industria interrompe invece il calo in corso da cinque anni e passa ques’anno dal 2,4% al 2,5%, a livelli comunque ancora distanti da quelli pre-crisi (3,3%) e dal picco del 2012 (5,9%).
Nei servizi, il tasso di deterioramento scende al 3% dal 3,2% del 2018.
Fonte: Reuters
Nel 2019 il tasso di deterioramento del credito alle imprese, ovvero la quota dei crediti che nel corso dell’anno vanno in default, si è ulteriormente ridotto, ma il trend si interromperà nel prossimo biennio a causa del rallentamento della congiuntura economica.
E’ la stima dell’edizione di dicembre dell’Outlook Abi-Cerved sulle sofferenze delle imprese, che evidenzia come il rischio di credito relativo alle imprese si manterrà comunque su livelli inferiori alla fase pre-crisi e ben al di sotto dei picchi del biennio 2012-14.
Nel 2021 l’incidenza dei flussi di nuovi prestiti in default sul totale dei prestiti in bonis è vista infatti al 3,3% dal 3,1% di fine 2019, rispetto al 3,6% medio registrato durante la crisi tra 2006 e 2008.
Lo scenario macroeconomico considerato nella simulazione si basa sull’ipotesi di una variazione del Pil vicina allo zero nel 2019 e di incrementi inferiori all’1% nel 2020-21, dice il rapporto.
“Dopo gli anni difficili della crisi, il problema dello stock di sofferenze nei bilanci delle banche è in via di soluzione. Le previsioni di leggero rialzo dei nuovi crediti deteriorati non ci preoccupano e riflettono la stagnazione della nostra economia”, commenta in una nota Andrea Mignanelli, AD di Cerved.
“La stabilizzazione del flusso di nuovi crediti deteriorati sui livelli pre-crisi favorirà un’ulteriore contrazione dell’NPL ratio, che ci attendiamo convergere in breve tempo sui target fissati dalle Autorità di vigilanza. Si tratta di un risultato che premia gli sforzi compiuti dal settore negli ultimi anni e ne conferma la solidità complessiva”, secondo Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi.
A livello dimensionale, i tassi di deterioramento stimati da Abi-Cerved per il 2019 sono piuttosto eterogenei: le microimprese passano dal 3,5% del 2018 al 3,3% del 2019, le piccole dal 2,4% al 2%, le medie dall’1,9% al’1,8%, mentre le grandi imprese restano stabili all’1,5%.
Tra i diversi settori produttivi, le costruzioni restano il comparto più rischioso e l’unico che non ha raggiunto i livelli pre-crisi: dal picco dell’11% del 2014, è sceso al 4,7% nel 2018 e poi al 4,3% nel 2019.
L’industria interrompe invece il calo in corso da cinque anni e passa ques’anno dal 2,4% al 2,5%, a livelli comunque ancora distanti da quelli pre-crisi (3,3%) e dal picco del 2012 (5,9%).
Nei servizi, il tasso di deterioramento scende al 3% dal 3,2% del 2018.
Fonte: Reuters