“Cloud computing” (“Nuvola informatica”). Poi: intelligenza artificiale. Ancora: FinTech. Sono tra i fronti su cui si combattono i big dell’hi-tech statunitense e (qualche) cinese. Una guerra tecnologico-industriale dagli esiti non scontati. Chi oggi ha un vantaggio competitivo può, per un nonnulla, perderlo. Ma questo è insito nell’attività legata all’alta innovazione.
Business model
Per comprendere, allora, il posizionamento strategico delle diverse realtà un utile angolo è quello offerto dai bilanci aziendali. Lì si scopre, infatti, ben di più di quanto si possa pensare. In tal senso, analizzando i primi nove mesi del 2019 di Alphabet (Google), salta all’occhio la voglia di diversificazione dell’attività. La “Grande G” ha realizzato 115,3 miliardi di dollari di fatturato. Di questi circa l’84% è appannaggio della pubblicità. Il rimanente 16%, invece, è riconducibile alla voce “altri ricavi”. Un settore che, di là dalle sottoscrizioni per Youtube e il mondo delle App, viene soprattutto spinto dai servizi nel “cloud computing”. La “nuvola informatica”, insomma, è un tavolo su cui Google vuole giocare le sue carte. E non da oggi. Basta ricordare che ancora nel 2015 la voce “altri ricavi” valeva solo il 9,6% del giro d’affari complessivo.
Estrarre valore
Certo: il cloud non genera tutti i ricavi diversi dalla pubblicità. E tuttavia: da un lato è la stessa azienda a rimarcarne la crescita ; dall’altro, ricorda Carlo Alberto Carnevale Maffé, docente di strategia d’impresa alla Sda Bocconi, «per Google questa tecnologia non è solamente un generatore in sé di fatturato, quanto piuttosto un “abilitatore” di altre attività con cui ampliare il suo mercato e da cui estrarre valore».
Già, il valore. A ben vedere la “nuvola informatica”, e i servizi ad essa annessi, è molto più importante per la redditività di Amazon. La società dell’e-commerce, al 30 settembre scorso, ha realizzato 10,6 miliardi di dollari di utile operativo. Ebbene: di questi circa 4 miliardi sono riconducibili al “tradizionale” commercio elettronico; il rimanente, cioè intorno a 6,6 miliardi, è appannaggio di Amazon web services (Aws). Vale a dire: il “cloud computing”.
Quel “cloud computing” che è un must per la stessa Microsoft. Il gruppo di Redmond, nei primi tre mesi dell’esercizio fiscale 2019-2020, «è stato contraddistinto- ha detto il direttore finanziario Amy Hood- da un forte avvio . Un andamento» dovuto anche, e soprattutto, «al business della “nuvola informatica” che ha generato 11,6 miliardi di dollari di ricavi».
Insomma: i numeri mostrano come, soprattutto a causa della sempre maggiore digitalizzazione dell’economia, il mondo del cloud (nelle sue diverse articolazioni) sia un importante terreno di caccia per le bigh tech Usa e cinesi come Alibaba.
Il deep learning
Ma non è solamente la nuvola informatica. Altro fronte essenziale è l’Intelligenza artificiale. Qui, secondo diversi esperti, Google è indubbiamente ben posizionata. «La società -riprende Maffé -, tra le altre cose, ha puntato sui sistemi di elaborazione del linguaggio naturale». Un meccanismo che «consente, ad esempio, di ridurre il numero delle interfacce nell’utilizzo dei computer. Il che, potenzialmente, offre al gruppo di ampliare il numero di utenti raggiungibili» e i servizi da offrire. Ciò detto va ricordato, però, che anche altri player hanno scommesso, ed investito, sull’Artificial intelligence (Ai). Soprattutto i gruppi cinesi (da Tencent fino a Baidu) sono molto focalizzati, sotto la regia del Governo centrale di Pechino, su questo fronte. Bisognerà capire se l’Impero di Mezzo potrà veramente diventare il leader del settore.
Finanza e tecnologia
Infine il mondo FinTech. Com è noto Facebook, nelle more del suo progetto della criptovaluta Libra, ha lanciato il sistema di pagamento Facebook Pay. Si tratta di un meccanismo che permetterà agli utenti di Messenger, Instagram e WhatsApp di scambiarsi denaro e fare acquisti. L’obiettivo? In particolare, diversificare le fonti di ricavo. Facebook, come dice la stessa azienda nei dati sull’ultimo trimestre, realizza sostanzialmente tutto il suo fatturato grazie all’ “advertising”.
La situazione, ovviamente, non è ottimale. Di qui (anche) il tentativo di articolare maggiormente l’attività nel FinTech. Un comparto dove, di là dal noto e collaudato sistema di Lending “Made in Amazon”, Google vuole entrare lanciando nel 2020 conti bancari per i suoi utenti. Insomma: la sfida ai futuri Eldorado della tecnologia è aperta. Tutto da capire chi risulterà veramente vincitore.
Autore: Vittorio Carlini
Fonte: Il Sole 24 Ore
“Cloud computing” (“Nuvola informatica”). Poi: intelligenza artificiale. Ancora: FinTech. Sono tra i fronti su cui si combattono i big dell’hi-tech statunitense e (qualche) cinese. Una guerra tecnologico-industriale dagli esiti non scontati. Chi oggi ha un vantaggio competitivo può, per un nonnulla, perderlo. Ma questo è insito nell’attività legata all’alta innovazione.
Business model
Per comprendere, allora, il posizionamento strategico delle diverse realtà un utile angolo è quello offerto dai bilanci aziendali. Lì si scopre, infatti, ben di più di quanto si possa pensare. In tal senso, analizzando i primi nove mesi del 2019 di Alphabet (Google), salta all’occhio la voglia di diversificazione dell’attività. La “Grande G” ha realizzato 115,3 miliardi di dollari di fatturato. Di questi circa l’84% è appannaggio della pubblicità. Il rimanente 16%, invece, è riconducibile alla voce “altri ricavi”. Un settore che, di là dalle sottoscrizioni per Youtube e il mondo delle App, viene soprattutto spinto dai servizi nel “cloud computing”. La “nuvola informatica”, insomma, è un tavolo su cui Google vuole giocare le sue carte. E non da oggi. Basta ricordare che ancora nel 2015 la voce “altri ricavi” valeva solo il 9,6% del giro d’affari complessivo.
Estrarre valore
Certo: il cloud non genera tutti i ricavi diversi dalla pubblicità. E tuttavia: da un lato è la stessa azienda a rimarcarne la crescita ; dall’altro, ricorda Carlo Alberto Carnevale Maffé, docente di strategia d’impresa alla Sda Bocconi, «per Google questa tecnologia non è solamente un generatore in sé di fatturato, quanto piuttosto un “abilitatore” di altre attività con cui ampliare il suo mercato e da cui estrarre valore».
Già, il valore. A ben vedere la “nuvola informatica”, e i servizi ad essa annessi, è molto più importante per la redditività di Amazon. La società dell’e-commerce, al 30 settembre scorso, ha realizzato 10,6 miliardi di dollari di utile operativo. Ebbene: di questi circa 4 miliardi sono riconducibili al “tradizionale” commercio elettronico; il rimanente, cioè intorno a 6,6 miliardi, è appannaggio di Amazon web services (Aws). Vale a dire: il “cloud computing”.
Quel “cloud computing” che è un must per la stessa Microsoft. Il gruppo di Redmond, nei primi tre mesi dell’esercizio fiscale 2019-2020, «è stato contraddistinto- ha detto il direttore finanziario Amy Hood- da un forte avvio . Un andamento» dovuto anche, e soprattutto, «al business della “nuvola informatica” che ha generato 11,6 miliardi di dollari di ricavi».
Insomma: i numeri mostrano come, soprattutto a causa della sempre maggiore digitalizzazione dell’economia, il mondo del cloud (nelle sue diverse articolazioni) sia un importante terreno di caccia per le bigh tech Usa e cinesi come Alibaba.
Il deep learning
Ma non è solamente la nuvola informatica. Altro fronte essenziale è l’Intelligenza artificiale. Qui, secondo diversi esperti, Google è indubbiamente ben posizionata. «La società -riprende Maffé -, tra le altre cose, ha puntato sui sistemi di elaborazione del linguaggio naturale». Un meccanismo che «consente, ad esempio, di ridurre il numero delle interfacce nell’utilizzo dei computer. Il che, potenzialmente, offre al gruppo di ampliare il numero di utenti raggiungibili» e i servizi da offrire. Ciò detto va ricordato, però, che anche altri player hanno scommesso, ed investito, sull’Artificial intelligence (Ai). Soprattutto i gruppi cinesi (da Tencent fino a Baidu) sono molto focalizzati, sotto la regia del Governo centrale di Pechino, su questo fronte. Bisognerà capire se l’Impero di Mezzo potrà veramente diventare il leader del settore.
Finanza e tecnologia
Infine il mondo FinTech. Com è noto Facebook, nelle more del suo progetto della criptovaluta Libra, ha lanciato il sistema di pagamento Facebook Pay. Si tratta di un meccanismo che permetterà agli utenti di Messenger, Instagram e WhatsApp di scambiarsi denaro e fare acquisti. L’obiettivo? In particolare, diversificare le fonti di ricavo. Facebook, come dice la stessa azienda nei dati sull’ultimo trimestre, realizza sostanzialmente tutto il suo fatturato grazie all’ “advertising”.
La situazione, ovviamente, non è ottimale. Di qui (anche) il tentativo di articolare maggiormente l’attività nel FinTech. Un comparto dove, di là dal noto e collaudato sistema di Lending “Made in Amazon”, Google vuole entrare lanciando nel 2020 conti bancari per i suoi utenti. Insomma: la sfida ai futuri Eldorado della tecnologia è aperta. Tutto da capire chi risulterà veramente vincitore.
Autore: Vittorio Carlini
Fonte: Il Sole 24 Ore