Rallentano le cessioni di Npl in Europa, che sono scese del 30% nella prima metà del 2019, a quota 140,8 miliardi di euro, dopo il record di 200 miliardi di euro del 2018. Lo rileva lo studio Deleveraging Europe, elaborato da Deloitte. Del resto, lo stock di crediti deteriorati in Europa, su impulso dei regolatori e delle misure di derisking delle banche, è sceso a “soli” 636 miliardi di euro, portando l’Npl ratio (nell’accezione anglosassone, quindi il rapporto tra totale dei crediti deteriorati e totale dei crediti alla clientela) dal 3,6% di metà 2018 al 3% di metà 2019. In Europa,
Il record per numero di operazioni spetta sempre all’Italia: 82 su un totale di 207 nel 2018 e 42 su un totale di 113 nella prima metà di quest’anno. Il nostro paese è primo anche per operazioni concluse e in corso dal 2014 a oggi, con deal per 238,8 miliardi di euro. Anche il recente rapporto di Afme ha riconosciuto la “leadership italiana” nello smaltimento degli Npl. Tra le banche italiane, Deloitte ha calcolato che quelle che hanno ceduto più crediti deteriorati dal 2014 a oggi sono state: Unicredit (37,8 miliardi di euro), Banca Mps (35,1 miliardi) e Intesa Sanpaolo (28,2 miliardi). A livello europeo, nello stesso periodo i maggiori acquirenti di Npl sono stati gli americani Cerberus (102,9 miliardi di euro), Blackstone (55,3 miliardi di euro) e Lone Star (49,2 miliardi).
Andrew Orr, Global Head of Transactions of portfolio lead advisory services di Deloitte, ha commentato: “Il calo dei volumi a 140 miliardi di euro si allinea con il calo di 100 miliardi di euro dei volumi di Npl registrati nell’ultimo anno. Tuttavia, c’è ancora una quantità significativa di capitale già raccolto per investire. Le operazioni sui crediti deteriorati continuano a svolgere un ruolo significativo nelle attività di riduzione della leva finanziaria delle banche europee, in quanto riguardano lo stock di Npl presenti nei loro bilanci. Le misure definite dalla Commissione europea nel suo “Piano d’azione per affrontare i prestiti in sofferenza in Europa” mantengono sotto pressione le banche e le autorità di regolamentazione per gestire sia gli stock esistenti di Npl, sia per garantire l’adozione di misure per evitare futuri accumuli. Si tratta più di una pausa che di una battuta d’arresto in questo mercato”.
Secondo quanto emerge dal database di BeBeez, nei primi 9 mesi di quest’anno abbiamo superato i 25 miliardi di euro di transazioni annunciate sul mercato dei crediti deteriorati italiani da inizio anno e sono in arrivo nell’anno operazioni per almeno altri 46 miliardi, di cui cinque cartolarizzazioni di Npl che prevederanno la richiesta della Gacs per un totale di 9-10 miliardi.
Interessante infine la classifica dei servicer a livello europeo, ordinati per asset in gestione, che vede al secondo posto l’italiana doValue con 132 miliardi di euro in gestione, seguita al quinto posto da Credito Fondiario (Fonspa) con 53 miliardi, al sesto posto da Securitisation Services (Banca Finint) con 38 miliardi e all’ottavo posto da Prelios con 17 miliardi. Il podio, invece, è dell’olandese Starter, controllata dal colosso IT Infosys, con 300 miliardi di asset in gestione. Sul fronte dei ricavi, invece, doValue è prima con 489 milioni. In realtà però per avere un quadro completo del mercato del servicing bisogna leggere anche tutte le classifiche successive, dove sono inseriti altri colossi europei di settore che non appaiono nella prima classifica perché considerati anche gestori e investitori (cosa che peraltro è vera anche per Credito Fondiario e per Prelios, per cui non è chiarissimo il criterio con il quale sono stati distinti i vari soggetti). Nella classifica delle piattaforme di servicing e asset management, per esempio, entra Cerved Credit Management con i suoi 53 miliardi di asset in gestione, mentre per trovare Intrum con i suoi 81 miliardi bisogna guardare nella classifica degli “Hybrid debt acquirers and loan servicers”.
Autore: Valentina Magri
Fonte: Bebeez
Rallentano le cessioni di Npl in Europa, che sono scese del 30% nella prima metà del 2019, a quota 140,8 miliardi di euro, dopo il record di 200 miliardi di euro del 2018. Lo rileva lo studio Deleveraging Europe, elaborato da Deloitte. Del resto, lo stock di crediti deteriorati in Europa, su impulso dei regolatori e delle misure di derisking delle banche, è sceso a “soli” 636 miliardi di euro, portando l’Npl ratio (nell’accezione anglosassone, quindi il rapporto tra totale dei crediti deteriorati e totale dei crediti alla clientela) dal 3,6% di metà 2018 al 3% di metà 2019. In Europa,
Il record per numero di operazioni spetta sempre all’Italia: 82 su un totale di 207 nel 2018 e 42 su un totale di 113 nella prima metà di quest’anno. Il nostro paese è primo anche per operazioni concluse e in corso dal 2014 a oggi, con deal per 238,8 miliardi di euro. Anche il recente rapporto di Afme ha riconosciuto la “leadership italiana” nello smaltimento degli Npl. Tra le banche italiane, Deloitte ha calcolato che quelle che hanno ceduto più crediti deteriorati dal 2014 a oggi sono state: Unicredit (37,8 miliardi di euro), Banca Mps (35,1 miliardi) e Intesa Sanpaolo (28,2 miliardi). A livello europeo, nello stesso periodo i maggiori acquirenti di Npl sono stati gli americani Cerberus (102,9 miliardi di euro), Blackstone (55,3 miliardi di euro) e Lone Star (49,2 miliardi).
Andrew Orr, Global Head of Transactions of portfolio lead advisory services di Deloitte, ha commentato: “Il calo dei volumi a 140 miliardi di euro si allinea con il calo di 100 miliardi di euro dei volumi di Npl registrati nell’ultimo anno. Tuttavia, c’è ancora una quantità significativa di capitale già raccolto per investire. Le operazioni sui crediti deteriorati continuano a svolgere un ruolo significativo nelle attività di riduzione della leva finanziaria delle banche europee, in quanto riguardano lo stock di Npl presenti nei loro bilanci. Le misure definite dalla Commissione europea nel suo “Piano d’azione per affrontare i prestiti in sofferenza in Europa” mantengono sotto pressione le banche e le autorità di regolamentazione per gestire sia gli stock esistenti di Npl, sia per garantire l’adozione di misure per evitare futuri accumuli. Si tratta più di una pausa che di una battuta d’arresto in questo mercato”.
Secondo quanto emerge dal database di BeBeez, nei primi 9 mesi di quest’anno abbiamo superato i 25 miliardi di euro di transazioni annunciate sul mercato dei crediti deteriorati italiani da inizio anno e sono in arrivo nell’anno operazioni per almeno altri 46 miliardi, di cui cinque cartolarizzazioni di Npl che prevederanno la richiesta della Gacs per un totale di 9-10 miliardi.
Interessante infine la classifica dei servicer a livello europeo, ordinati per asset in gestione, che vede al secondo posto l’italiana doValue con 132 miliardi di euro in gestione, seguita al quinto posto da Credito Fondiario (Fonspa) con 53 miliardi, al sesto posto da Securitisation Services (Banca Finint) con 38 miliardi e all’ottavo posto da Prelios con 17 miliardi. Il podio, invece, è dell’olandese Starter, controllata dal colosso IT Infosys, con 300 miliardi di asset in gestione. Sul fronte dei ricavi, invece, doValue è prima con 489 milioni. In realtà però per avere un quadro completo del mercato del servicing bisogna leggere anche tutte le classifiche successive, dove sono inseriti altri colossi europei di settore che non appaiono nella prima classifica perché considerati anche gestori e investitori (cosa che peraltro è vera anche per Credito Fondiario e per Prelios, per cui non è chiarissimo il criterio con il quale sono stati distinti i vari soggetti). Nella classifica delle piattaforme di servicing e asset management, per esempio, entra Cerved Credit Management con i suoi 53 miliardi di asset in gestione, mentre per trovare Intrum con i suoi 81 miliardi bisogna guardare nella classifica degli “Hybrid debt acquirers and loan servicers”.
Autore: Valentina Magri
Fonte: Bebeez