Dea Capital archivia i primi nove mesi dell’anno con asset in gestione per 11,764 miliardi (11,404 miliardi alla fine del terzo trimestre 2018), e con commissioni attive pari a 47,2 milioni (45,1 milioni nel terzo trimestre 2018) oltre a un risultato netto gestionale della piattaforma di alternative asset management in crescita a 11,2 milioni.
Proprio ieri Dea Capital ha perfezionato l’accordo stipulato in luglio con Quaestio Sgr e i suoi principali azionisti. L’intesa con la Sgr fondata da Alessandro Penati apre nuove prospettive per il business. «Con l’operazione – spiega l’amministratore delegato Paolo Ceretti – allargheremo il portafoglio di prodotti da offrire agli investitori istituzionali. Verranno acquisiti, da una parte, il ramo d’azienda costituito dall’attività di Npl Management di Quaestio Sgr, comprendente la gestione dei fondi Atlante e Italian Recovery Fund, con asset in gestione per 2,353 miliardi (con un esborso di 12,2 milioni); dall’altra parte verrà rilevata la quota di maggioranza relativa (38,8% circa) di Quaestio Holding, controllante al 100% di Quaestio Sgr, quest’ultima rifocalizzata – dopo la cessione dell’attività di Npl Management – nelle soluzioni di investimento per investitori istituzionali, con gestione di asset liquidi, principalmente fixed income e public equity, per oltre 7,5 miliardi con un esborso al closing pari a 14,1 milioni».
Ma quali sono le motivazioni dell’operazione? La nuova frontiera per gli investitori professionali è diventata quella degli Utp, cioè degli incagli.
«Fino ad oggi – continua Ceretti – abbiamo lanciato fondi attivi sul credito di singole aziende, rilevando l’esposizione delle banche e gestendo il turnaround. Ma ora, con l’acquisizione delle attività di Quaestio, si apre un ulteriore mercato, quello delle gestioni massive, non solo negli Npl, ma anche negli Utp. Quest’ultimo è un mercato molto grande, visto che si stima che le banche dovranno cedere circa 50 miliardi di Utp per valorizzarli, anche se non tutte lo faranno con la cessione. Contiamo di cogliere questa opportunità con il nostro team integrato dai nuovi colleghi di Quaestio».
C’è da dire che le forme di investimento illiquide, con l’attuale scenario di tassi negativi, offrono prodotti in grado di fornire rendimenti maggiori per gli investitori istituzionali, tra cui le grandi casse di previdenza e i fondi pensione. «I grandi fondi pensione internazionali – indica Ceretti- hanno già una parte rilevante del loro portafoglio in strumenti illiquidi. In vista di questo scenario, abbiamo costruito un’offerta integrata di prodotti liquidi e illiquidi».
Dea Capital punta così a posizionarsi come nuovo investitore nei non performing loan e negli Utp. «Nei fondi acquisiti da Quaestio – dice Ceretti – in particolare in Italian Recovery Fund, ci sono circa 2,5 miliardi di sofferenze acquistati dalle banche, in particolare da Mps: stiamo gestendo queste masse assieme ai principali special servicer italiani. Non è infatti nel nostro campo di attività il recupero diretto del credito, ma piuttosto ci appoggiamo a servicer esterni per organizzare il processo».
Nel frattempo, Dea Capital sta allargando l’attività su altri fronti: «Nel real estate stiamo studiando una apertura in Germania, dopo essere già sbarcati su mercati come Spagna, Francia e Polonia. Nel private equity invece siamo attivi sia con fondi di fondi sia con fondi diretti: con il fondo di efficienza energetica, il fondo Agro e il secondo fondo Taste of Italy, quest’ultimo con un obiettivo di raccolta tra i 250 e i 300 milioni e una prospettiva più europea».
Autore: Carlo Festa
Fonte: Il Sole 24 Ore
Dea Capital archivia i primi nove mesi dell’anno con asset in gestione per 11,764 miliardi (11,404 miliardi alla fine del terzo trimestre 2018), e con commissioni attive pari a 47,2 milioni (45,1 milioni nel terzo trimestre 2018) oltre a un risultato netto gestionale della piattaforma di alternative asset management in crescita a 11,2 milioni.
Proprio ieri Dea Capital ha perfezionato l’accordo stipulato in luglio con Quaestio Sgr e i suoi principali azionisti. L’intesa con la Sgr fondata da Alessandro Penati apre nuove prospettive per il business. «Con l’operazione – spiega l’amministratore delegato Paolo Ceretti – allargheremo il portafoglio di prodotti da offrire agli investitori istituzionali. Verranno acquisiti, da una parte, il ramo d’azienda costituito dall’attività di Npl Management di Quaestio Sgr, comprendente la gestione dei fondi Atlante e Italian Recovery Fund, con asset in gestione per 2,353 miliardi (con un esborso di 12,2 milioni); dall’altra parte verrà rilevata la quota di maggioranza relativa (38,8% circa) di Quaestio Holding, controllante al 100% di Quaestio Sgr, quest’ultima rifocalizzata – dopo la cessione dell’attività di Npl Management – nelle soluzioni di investimento per investitori istituzionali, con gestione di asset liquidi, principalmente fixed income e public equity, per oltre 7,5 miliardi con un esborso al closing pari a 14,1 milioni».
Ma quali sono le motivazioni dell’operazione? La nuova frontiera per gli investitori professionali è diventata quella degli Utp, cioè degli incagli.
«Fino ad oggi – continua Ceretti – abbiamo lanciato fondi attivi sul credito di singole aziende, rilevando l’esposizione delle banche e gestendo il turnaround. Ma ora, con l’acquisizione delle attività di Quaestio, si apre un ulteriore mercato, quello delle gestioni massive, non solo negli Npl, ma anche negli Utp. Quest’ultimo è un mercato molto grande, visto che si stima che le banche dovranno cedere circa 50 miliardi di Utp per valorizzarli, anche se non tutte lo faranno con la cessione. Contiamo di cogliere questa opportunità con il nostro team integrato dai nuovi colleghi di Quaestio».
C’è da dire che le forme di investimento illiquide, con l’attuale scenario di tassi negativi, offrono prodotti in grado di fornire rendimenti maggiori per gli investitori istituzionali, tra cui le grandi casse di previdenza e i fondi pensione. «I grandi fondi pensione internazionali – indica Ceretti- hanno già una parte rilevante del loro portafoglio in strumenti illiquidi. In vista di questo scenario, abbiamo costruito un’offerta integrata di prodotti liquidi e illiquidi».
Dea Capital punta così a posizionarsi come nuovo investitore nei non performing loan e negli Utp. «Nei fondi acquisiti da Quaestio – dice Ceretti – in particolare in Italian Recovery Fund, ci sono circa 2,5 miliardi di sofferenze acquistati dalle banche, in particolare da Mps: stiamo gestendo queste masse assieme ai principali special servicer italiani. Non è infatti nel nostro campo di attività il recupero diretto del credito, ma piuttosto ci appoggiamo a servicer esterni per organizzare il processo».
Nel frattempo, Dea Capital sta allargando l’attività su altri fronti: «Nel real estate stiamo studiando una apertura in Germania, dopo essere già sbarcati su mercati come Spagna, Francia e Polonia. Nel private equity invece siamo attivi sia con fondi di fondi sia con fondi diretti: con il fondo di efficienza energetica, il fondo Agro e il secondo fondo Taste of Italy, quest’ultimo con un obiettivo di raccolta tra i 250 e i 300 milioni e una prospettiva più europea».
Autore: Carlo Festa
Fonte: Il Sole 24 Ore