La strada principale in vista di un’aggregazione, per Ubi Banca, porterebbe verso BancoBpm: i segnali di fumo tra le parti non mancano e l’incastro, almeno sulla carta, avrebbe il suo senso. Ma sul mercato non pochi si interrogano sulle possibili alternative per la banca bresciano-bergamasca. E l’opzione che oggi appare più intrigante, benché non priva di ostacoli, sembra portare a Modena, dove ha base Bper. Banca che per dimensioni, qualità degli attivi e, in particolare, assetto azionario sembra offrire la migliore combinazione potenziale con il gruppo guidato da Victor Massiah.
L’idea di un’alleanza tra Ubi e Bper, a quanto risulta a Il Sole 24 Ore, sembra essere accarezzata da diversi grandi soci dei due istituti ex popolari. Del resto, a favorire un possibile innesco per una fusione tra i due gruppi sarebbe proprio la presenza di interlocutori di peso e ben definiti all’interno degli azionariati. Elemento che oggi mancherebbe in casa BancoBpm: dopo la fusione datata gennaio 2017, l’istituto guidato da Giuseppe Castagna non ha visto emergere soci “pesanti” nella propria compagine azionaria, se si esclude l’ingresso di un Ente come Crt, oggi fermo però all’1,2%, e la presenza di alcuni fondi di investimento, tradizionalmente passivi.
E tolta Mps, il cui azionista di rilievo è il Mef – che però deve prima pensare a liberare la banca degli oltre 10 miliardi di Npl in portafoglio, tema su cui è in corso una trattativa con Bruxelles – gli altri soggetti medio-grandi pronti a entrare nel valzer delle fusioni sono proprio le due ex popolari, realtà sulle cui sponde l’attivismo non manca di certo.
Autore: Luca Davi e Laura Galvagni
Fonte: Il Sole 24 Ore
La strada principale in vista di un’aggregazione, per Ubi Banca, porterebbe verso BancoBpm: i segnali di fumo tra le parti non mancano e l’incastro, almeno sulla carta, avrebbe il suo senso. Ma sul mercato non pochi si interrogano sulle possibili alternative per la banca bresciano-bergamasca. E l’opzione che oggi appare più intrigante, benché non priva di ostacoli, sembra portare a Modena, dove ha base Bper. Banca che per dimensioni, qualità degli attivi e, in particolare, assetto azionario sembra offrire la migliore combinazione potenziale con il gruppo guidato da Victor Massiah.
L’idea di un’alleanza tra Ubi e Bper, a quanto risulta a Il Sole 24 Ore, sembra essere accarezzata da diversi grandi soci dei due istituti ex popolari. Del resto, a favorire un possibile innesco per una fusione tra i due gruppi sarebbe proprio la presenza di interlocutori di peso e ben definiti all’interno degli azionariati. Elemento che oggi mancherebbe in casa BancoBpm: dopo la fusione datata gennaio 2017, l’istituto guidato da Giuseppe Castagna non ha visto emergere soci “pesanti” nella propria compagine azionaria, se si esclude l’ingresso di un Ente come Crt, oggi fermo però all’1,2%, e la presenza di alcuni fondi di investimento, tradizionalmente passivi.
E tolta Mps, il cui azionista di rilievo è il Mef – che però deve prima pensare a liberare la banca degli oltre 10 miliardi di Npl in portafoglio, tema su cui è in corso una trattativa con Bruxelles – gli altri soggetti medio-grandi pronti a entrare nel valzer delle fusioni sono proprio le due ex popolari, realtà sulle cui sponde l’attivismo non manca di certo.
Autore: Luca Davi e Laura Galvagni
Fonte: Il Sole 24 Ore