Il Gruppo Cassa Centrale ha sottoscritto con il Gruppo Arrow Global (e le controllate Zenith Service e WhiteStar Asset Solutions Italia) un accordo per la cessione di un portafoglio di Npl da 345 milioni di euro. La cessione, si legge in una nota, costituisce parte della strategia di riduzione delle esposizioni deteriorate attuata in questi anni dal Gruppo Cassa Centrale. L’obiettivo finale è di ridurre l’Npl ratio al di sotto del 7% sul totale degli impieghi, entro il 2021. Il portafoglio è costituito da crediti classificati in sofferenza, ipotecari e chirografari, ceduti da 35 istituti di credito (di cui 33 appartenenti all’istituto finanziario e 2 indipendenti) e comprende i crediti derivanti da contratti di mutui e prestiti concessi a clienti appartenenti al segmento imprese, Sme e privati. Banca Imi, gruppo Intesa Sanpaolo, ha agito come advisor di Centrale Credit Solutions.
Il 2019 dunque si conferma un anno importante per la riduzione degli stock di sofferenze in seno alle banche italiane. Intesa Sanpaolo, grazie agli accordi con Prelios ed Intrum, ha già oltrepassato i target previsti dal piano di smaltimento e considera “alla portata” l’obiettivo di un Npl ratio al 5% al 2021; Unicredit ha affermato che a fine 2019 le esposizioni creditizie deteriorate lorde Non Core si assesteranno vicine ai 10 miliardi di euro, ben al di sotto dell’obiettivo iniziale Transform 2019. Anche MPS ha comunicato di aver anticipato di due anni gli obiettivi del piano di riduzione dei crediti deteriorati, raggiungendo un Npe ratio lordo al 12,7% a fine 2019. Ma la banca senese è attualmente sotto la lente della Direzione della Concorrenza della Commissione europea per la complessa proposta del Ministero dell’Economia per la scissione di 10-14 miliardi di crediti deteriorati della banca. Il nodo, che dovrà essere sciolto entro la fine dell’anno, riguarda il prezzo di vendita che, secondo Bruxelles dovrebbe essere più vicino ai prezzi di mercato, per non rischiare eventuali effetti distorsivi sulla concorrenza. Si starebbe vagliando anche l’ipotesi di scindere non l’intero stock da 14 miliardi, ma solo il 70-80% degli Npl e UTp, puntando comunque a portare l’Npe ratio di Banca Mps intorno al 5%. Con questo valore la banca diventerebbe molto appetibile agli occhi di altri istituti, rendendo così più facile l’uscita del Ministero dell’Economia entro il 2021.
Il Gruppo Cassa Centrale ha sottoscritto con il Gruppo Arrow Global (e le controllate Zenith Service e WhiteStar Asset Solutions Italia) un accordo per la cessione di un portafoglio di Npl da 345 milioni di euro. La cessione, si legge in una nota, costituisce parte della strategia di riduzione delle esposizioni deteriorate attuata in questi anni dal Gruppo Cassa Centrale. L’obiettivo finale è di ridurre l’Npl ratio al di sotto del 7% sul totale degli impieghi, entro il 2021. Il portafoglio è costituito da crediti classificati in sofferenza, ipotecari e chirografari, ceduti da 35 istituti di credito (di cui 33 appartenenti all’istituto finanziario e 2 indipendenti) e comprende i crediti derivanti da contratti di mutui e prestiti concessi a clienti appartenenti al segmento imprese, Sme e privati. Banca Imi, gruppo Intesa Sanpaolo, ha agito come advisor di Centrale Credit Solutions.
Il 2019 dunque si conferma un anno importante per la riduzione degli stock di sofferenze in seno alle banche italiane. Intesa Sanpaolo, grazie agli accordi con Prelios ed Intrum, ha già oltrepassato i target previsti dal piano di smaltimento e considera “alla portata” l’obiettivo di un Npl ratio al 5% al 2021; Unicredit ha affermato che a fine 2019 le esposizioni creditizie deteriorate lorde Non Core si assesteranno vicine ai 10 miliardi di euro, ben al di sotto dell’obiettivo iniziale Transform 2019. Anche MPS ha comunicato di aver anticipato di due anni gli obiettivi del piano di riduzione dei crediti deteriorati, raggiungendo un Npe ratio lordo al 12,7% a fine 2019. Ma la banca senese è attualmente sotto la lente della Direzione della Concorrenza della Commissione europea per la complessa proposta del Ministero dell’Economia per la scissione di 10-14 miliardi di crediti deteriorati della banca. Il nodo, che dovrà essere sciolto entro la fine dell’anno, riguarda il prezzo di vendita che, secondo Bruxelles dovrebbe essere più vicino ai prezzi di mercato, per non rischiare eventuali effetti distorsivi sulla concorrenza. Si starebbe vagliando anche l’ipotesi di scindere non l’intero stock da 14 miliardi, ma solo il 70-80% degli Npl e UTp, puntando comunque a portare l’Npe ratio di Banca Mps intorno al 5%. Con questo valore la banca diventerebbe molto appetibile agli occhi di altri istituti, rendendo così più facile l’uscita del Ministero dell’Economia entro il 2021.