Intrum, Bain Capital e doValue sarebbero interessate a rilevare la divisione Npl di Cerved. Lo riferisce Milano Finanza, secondo cui Intrum sarebbe in pole position con un’offerta particolarmente competitiva.
Cerved Credit Management è sul mercato dallo scorso settembre, con il gruppo che ha dato mandato a Mediobanca perché esplori le opzioni strategiche per il futuro della divisione.
La divisione sarebbe valutata attorno ai 400 milioni di euro. Se infatti si immagina un multiplo enterprise value/ebitda di 6,5 volte (doValue tratta in Borsa attorno alle 5,5 volte) applicato a un ebitda rettificato stimato per il 2019 di circa 60 milioni, si arriva appunto a quella cifra. Nei primi 6 mesi del 2019, infatti, l’ebitda dell’intero gruppo Cerved è salito del 6,4% rispetto allo stesso periodo del 2018, a quota 111 milioni di euro (dai 104,4 del primo semestre 2018), di cui 30,9 milioni generati dalla divisione Credit Management. Al 30 giugno 2019 la divisione aveva in gestione 53,3 miliardi di crediti, di cui 43,8 miliardi di deteriorati.
I numeri, però, non incorporano l’impatto della cessazione delle attività di special servicing sui crediti in sofferenza tra la piattaforma Juliet e Banca Mps, avvenuta nel luglio scorso, quindi la stima dell’ebitda a 60 milioni potrebbe essere eccessiva.
Cerved Group aveva chiuso il 2018 con un ebitda rettificato in aumento del 14,8% a 208,5 milioni dai 181,7 milioni del 2017, anche in questo caso grazie a un balzo compiuto dalla divisione Credit Management, il cui ebitda è quasi raddoppiato, passando a 52,4 milioni e un utile netto rettificato in rialzo addirittura del 24,5% a 117,1 milioni dai 94,1 milioni del 2017. Le opzioni di valorizzazione sul tavolo sono tante, dalla vendita pura della divisione, a una sua integrazione con operatori specializzati, a partnership industriali.
A settembre c’era chi ipotizzava che la partnership alla studio tra Banca Ifis e Credito Fondiario, annunciata ad agosto, potesse essere il tassello di un’operazione più complessa, che vedeva Credito Fondiario come pivot, che avrebbe potuto acquisire da Banca Ifis la sua divisione di investimento e gestione degli Npl, Ifis Npl spa, specializzata in Npl consumer unsecured, con Banca Ifis che avrebbe potuto ottenere in cambio una quota del capitale della nuova realtà combinata e nella quale sarebbe poi potuta confluire anche Cerved Credit Management . Tuttavia, il fatto che a inizio ottobre sia stato annunciato che la partnership tra Credito Fondiario e Banca Ifis, se si farà, si limiterà al solo servicing e non all’investimento in crediti deteriorati, sembra rendere priva di fondamento l’ipotesi precedente.
In ogni caso, la vendita della divisione relativa al servicing dei crediti deteriorati permetterebbe al gruppo Cerved di portare a casa capitali importanti, in grado di risollevare le sue quotazioni, dopo il dietrofront di Advent International sull’annunciata opa nel marzo scorso e dopo la risoluzione del contratto, a inizio luglio, con Mps che assegnava alla piattaforma di gestione dei crediti Juliet, controllata da Cerved e Quaestio, l’esclusiva del servicing di una parte dei crediti della mega-cartolarizzazione di 26,1 miliardi di euro di Npl.
Il Gruppo Cerved dall’aprile scorso è guidato dal ceo Andrea Mignanelli, affiancato dal presidente esecutivo Gianandrea De Bernardis . Mignanelli, prima a capo di Cerved Credit Management, era stato indicato come ceo fin da marzo, a seguito delle dimissioni a sorpresa di Marco Nespolo nell’ottobre 2018 e la sua sostituzione in corsa con De Bernardis. Nespolo ha lasciato il gruppo per ricoprire il ruolo di ceo per la cartiera Fedrigoni, controllata da fine 2017 da Bain Capital.
Quanto a Intrum, è il maggiore operatore mondiale dei servizi al credito, nato alla fine di giugno 2017, dall’unione della norvegese Lindorff (controllato da Nordic Capital) e della svedese Intrum Justitia . Intrum Italy è la joint venture tra Intesa Sanpaolo (49%) e il gruppo svedese Intrum (51%), nella quale sono confluiti circa 600 dipendenti della direzione recupero crediti di Intesa Sanpaolo e dei team operativi di leasing & Reoco, a valle dell’accordo siglato nell’aprile 2018 in base al quale Intesa Sanpaolo ha ceduto un portafoglio di Npl da 10,8 miliardi di euro a un veicolo di cartolarizzazione che ha emesso titoli abs la cui componente equity è stata sottoscritta al 51% da Intrum e da Carval Investors (rispettivamente per il 41% e 10%) e per il resto da Intesa Sanpaolo.
La società è presieduta da Giovanni Gilli e guidata dall’amministratore delegato Marc Knothe, mentre head of real estate and leasing NPL è Salvatore Ruoppolo.
Per il gruppo Intrum quella di Cerved Credit Managemennt sarebbe la quinta acquisizione in Italia appunto dopo quella della piattaforma di Intesa Sanpaolo, e dopo quella di CAF nel dicembre 2017, rilevata da Lone Star insieme a un portafoglio di Npl da 370 milioni; quella di Gextra nel maggio 2017, rilevata da Italfondiario e dalla fondatrice Francesca Carafa, che è rimasta nel team ; e quella di Cross Factor nella primavera 2016.
Autore: Valentina Magri
Fonte: BeBeez
Intrum, Bain Capital e doValue sarebbero interessate a rilevare la divisione Npl di Cerved. Lo riferisce Milano Finanza, secondo cui Intrum sarebbe in pole position con un’offerta particolarmente competitiva.
Cerved Credit Management è sul mercato dallo scorso settembre, con il gruppo che ha dato mandato a Mediobanca perché esplori le opzioni strategiche per il futuro della divisione.
La divisione sarebbe valutata attorno ai 400 milioni di euro. Se infatti si immagina un multiplo enterprise value/ebitda di 6,5 volte (doValue tratta in Borsa attorno alle 5,5 volte) applicato a un ebitda rettificato stimato per il 2019 di circa 60 milioni, si arriva appunto a quella cifra. Nei primi 6 mesi del 2019, infatti, l’ebitda dell’intero gruppo Cerved è salito del 6,4% rispetto allo stesso periodo del 2018, a quota 111 milioni di euro (dai 104,4 del primo semestre 2018), di cui 30,9 milioni generati dalla divisione Credit Management. Al 30 giugno 2019 la divisione aveva in gestione 53,3 miliardi di crediti, di cui 43,8 miliardi di deteriorati.
I numeri, però, non incorporano l’impatto della cessazione delle attività di special servicing sui crediti in sofferenza tra la piattaforma Juliet e Banca Mps, avvenuta nel luglio scorso, quindi la stima dell’ebitda a 60 milioni potrebbe essere eccessiva.
Cerved Group aveva chiuso il 2018 con un ebitda rettificato in aumento del 14,8% a 208,5 milioni dai 181,7 milioni del 2017, anche in questo caso grazie a un balzo compiuto dalla divisione Credit Management, il cui ebitda è quasi raddoppiato, passando a 52,4 milioni e un utile netto rettificato in rialzo addirittura del 24,5% a 117,1 milioni dai 94,1 milioni del 2017. Le opzioni di valorizzazione sul tavolo sono tante, dalla vendita pura della divisione, a una sua integrazione con operatori specializzati, a partnership industriali.
A settembre c’era chi ipotizzava che la partnership alla studio tra Banca Ifis e Credito Fondiario, annunciata ad agosto, potesse essere il tassello di un’operazione più complessa, che vedeva Credito Fondiario come pivot, che avrebbe potuto acquisire da Banca Ifis la sua divisione di investimento e gestione degli Npl, Ifis Npl spa, specializzata in Npl consumer unsecured, con Banca Ifis che avrebbe potuto ottenere in cambio una quota del capitale della nuova realtà combinata e nella quale sarebbe poi potuta confluire anche Cerved Credit Management . Tuttavia, il fatto che a inizio ottobre sia stato annunciato che la partnership tra Credito Fondiario e Banca Ifis, se si farà, si limiterà al solo servicing e non all’investimento in crediti deteriorati, sembra rendere priva di fondamento l’ipotesi precedente.
In ogni caso, la vendita della divisione relativa al servicing dei crediti deteriorati permetterebbe al gruppo Cerved di portare a casa capitali importanti, in grado di risollevare le sue quotazioni, dopo il dietrofront di Advent International sull’annunciata opa nel marzo scorso e dopo la risoluzione del contratto, a inizio luglio, con Mps che assegnava alla piattaforma di gestione dei crediti Juliet, controllata da Cerved e Quaestio, l’esclusiva del servicing di una parte dei crediti della mega-cartolarizzazione di 26,1 miliardi di euro di Npl.
Il Gruppo Cerved dall’aprile scorso è guidato dal ceo Andrea Mignanelli, affiancato dal presidente esecutivo Gianandrea De Bernardis . Mignanelli, prima a capo di Cerved Credit Management, era stato indicato come ceo fin da marzo, a seguito delle dimissioni a sorpresa di Marco Nespolo nell’ottobre 2018 e la sua sostituzione in corsa con De Bernardis. Nespolo ha lasciato il gruppo per ricoprire il ruolo di ceo per la cartiera Fedrigoni, controllata da fine 2017 da Bain Capital.
Quanto a Intrum, è il maggiore operatore mondiale dei servizi al credito, nato alla fine di giugno 2017, dall’unione della norvegese Lindorff (controllato da Nordic Capital) e della svedese Intrum Justitia . Intrum Italy è la joint venture tra Intesa Sanpaolo (49%) e il gruppo svedese Intrum (51%), nella quale sono confluiti circa 600 dipendenti della direzione recupero crediti di Intesa Sanpaolo e dei team operativi di leasing & Reoco, a valle dell’accordo siglato nell’aprile 2018 in base al quale Intesa Sanpaolo ha ceduto un portafoglio di Npl da 10,8 miliardi di euro a un veicolo di cartolarizzazione che ha emesso titoli abs la cui componente equity è stata sottoscritta al 51% da Intrum e da Carval Investors (rispettivamente per il 41% e 10%) e per il resto da Intesa Sanpaolo.
La società è presieduta da Giovanni Gilli e guidata dall’amministratore delegato Marc Knothe, mentre head of real estate and leasing NPL è Salvatore Ruoppolo.
Per il gruppo Intrum quella di Cerved Credit Managemennt sarebbe la quinta acquisizione in Italia appunto dopo quella della piattaforma di Intesa Sanpaolo, e dopo quella di CAF nel dicembre 2017, rilevata da Lone Star insieme a un portafoglio di Npl da 370 milioni; quella di Gextra nel maggio 2017, rilevata da Italfondiario e dalla fondatrice Francesca Carafa, che è rimasta nel team ; e quella di Cross Factor nella primavera 2016.
Autore: Valentina Magri
Fonte: BeBeez