Al rientro dalle vacanze ci attende un’importante novità sul fronte dei pagamenti elettronici: il 14 settembre entra in vigore la Payment Services Directive 2, la seconda direttiva emanata dalla Commissione Europea sui servizi di pagamento, nota come PSD2. Entrata in vigore già a gennaio 2018, da settembre la normativa europea sarà obbligatoria per tutte le aziende e le organizzazioni attive nel mondo finanziario e dei sistemi di pagamento – come banche, uffici postali, telco, assicurazioni, big tech – che stanno procedendo a comunicare ai propri clienti cosa cambierà. L’obiettivo principale della normativa è quello di rafforzare la sicurezza dei pagamenti digitali, senza ostacolare la fluidità dei percorsi di acquisto, andando verso la creazione di un sistema bancario aperto, integrato con le nuove tecnologie digitali, con nuovi sistemi di autenticazione e sicurezza nelle transazioni.
Uno dei cambiamenti più importanti si basa sul passaggio dallo standard 3-D Secure, in vigore da circa 20 anni, a nuovi criteri di “autenticazione forte del cliente”. Di fatto dal prossimo 14 settembre tutti i pagamenti online dovranno necessariamente essere autenticati tramite una password temporanea monouso, ovvero un codice numerico denominato OTP – One Time Password. I consumatori potranno effettuare qualsiasi tipo di acquisto tramite i canali degli istituti bancari, ma anche tramite i nuovi grandi player come Amazon, Facebook, Google – e le big tech. Saranno i consumatori a orientare il mercato preferendo un canale di pagamento elettronico (quello della banca) piuttosto che un altro (quello delle grandi società tecnologiche).
Con l’entrata in vigore della direttiva le big tech potranno operare sul mercato come PISP (Payment Initiation Service Provider) facendo così concorrenza agli istituti bancari fino a oggi unici soggetti autorizzati per queste tipologie di pagamenti. Una volta dato il consenso alla piattaforma online, le big tech saranno di fatto autorizzate ad accedere al conto corrente del consumatore al posto della banca tradizionale.
D’altronde già da un paio d’anni, nel nostro Paese, è in atto una corsa al cashless. L’Italia, da sempre fedele al contante, sta recuperando terreno rispetto agli altri Paesi europei: nel 2017 c’è stato un incremento del +5,1% e nel 2018 i pagamenti con carta sono cresciuti del 9%, raggiungendo quota 240 miliardi di euro, pari al 37% dei pagamenti effettuati dalle famiglie italiane. Dall’elaborazione dei dati PwC su BIS risulta che il numero di transazioni pro-capite è passato da 60 nel2017 a 69,6 nel 2018, con una contestuale riduzione del ticket medio, che è il segno di un uso delle carte di pagamento anche per acquisti quotidiani di medio-basso valore.
A trainare il mercato italiano delle carte di pagamento sono le carte di debito, in aumento sia per numero in circolazione (+5,5%) sia per importi complessivi e numero di transazioni (+10,4%). Seguono le carte prepagate, in costante aumento sia per numero (+11,4%) che per transazioni e volumi (+ 43,1%). Crescono anche le carte di credito per la componente opzione/rateale, apprezzate dal mercato per la loro flessibilità e adattabilità alle esigenze. Boom dei New Digital Payment (+56% rispetto al 2017) che rappresentano oggi un terzo del totale dei pagamenti digitali con carta, trainati in particolare dai Mobile Proximity Payment (pagamenti presso il punto vendita tramite Smartphone), che hanno avuto una crescita esponenziale (+650% rispetto al 2017), con oltre 15,6 milioni di transazioni effettuate. Raddoppiano sia il numero di utilizzatori (1 milione in totale a fine 2018) sia la spesa annua media, che supera i 500 euro per persona, prevalentemente utilizzati per l’acquisto di prodotti di consumo (54% del totale del mercato) e di servizi (37%), mentre gli altri pagamenti, tasse, tributi e sanzioni valgono il 9%.
Vedremo cosa ci riserverà l’autunno, se le banche riusciranno a competere ritagliandosi un nuovo posizionamento strategico partendo dall’abbassamento della soglia di accettazione obbligatoria dei pagamenti POS e dalla riduzione dell’interchange fee.
Al rientro dalle vacanze ci attende un’importante novità sul fronte dei pagamenti elettronici: il 14 settembre entra in vigore la Payment Services Directive 2, la seconda direttiva emanata dalla Commissione Europea sui servizi di pagamento, nota come PSD2. Entrata in vigore già a gennaio 2018, da settembre la normativa europea sarà obbligatoria per tutte le aziende e le organizzazioni attive nel mondo finanziario e dei sistemi di pagamento – come banche, uffici postali, telco, assicurazioni, big tech – che stanno procedendo a comunicare ai propri clienti cosa cambierà. L’obiettivo principale della normativa è quello di rafforzare la sicurezza dei pagamenti digitali, senza ostacolare la fluidità dei percorsi di acquisto, andando verso la creazione di un sistema bancario aperto, integrato con le nuove tecnologie digitali, con nuovi sistemi di autenticazione e sicurezza nelle transazioni.
Uno dei cambiamenti più importanti si basa sul passaggio dallo standard 3-D Secure, in vigore da circa 20 anni, a nuovi criteri di “autenticazione forte del cliente”. Di fatto dal prossimo 14 settembre tutti i pagamenti online dovranno necessariamente essere autenticati tramite una password temporanea monouso, ovvero un codice numerico denominato OTP – One Time Password. I consumatori potranno effettuare qualsiasi tipo di acquisto tramite i canali degli istituti bancari, ma anche tramite i nuovi grandi player come Amazon, Facebook, Google – e le big tech. Saranno i consumatori a orientare il mercato preferendo un canale di pagamento elettronico (quello della banca) piuttosto che un altro (quello delle grandi società tecnologiche).
Con l’entrata in vigore della direttiva le big tech potranno operare sul mercato come PISP (Payment Initiation Service Provider) facendo così concorrenza agli istituti bancari fino a oggi unici soggetti autorizzati per queste tipologie di pagamenti. Una volta dato il consenso alla piattaforma online, le big tech saranno di fatto autorizzate ad accedere al conto corrente del consumatore al posto della banca tradizionale.
D’altronde già da un paio d’anni, nel nostro Paese, è in atto una corsa al cashless. L’Italia, da sempre fedele al contante, sta recuperando terreno rispetto agli altri Paesi europei: nel 2017 c’è stato un incremento del +5,1% e nel 2018 i pagamenti con carta sono cresciuti del 9%, raggiungendo quota 240 miliardi di euro, pari al 37% dei pagamenti effettuati dalle famiglie italiane. Dall’elaborazione dei dati PwC su BIS risulta che il numero di transazioni pro-capite è passato da 60 nel2017 a 69,6 nel 2018, con una contestuale riduzione del ticket medio, che è il segno di un uso delle carte di pagamento anche per acquisti quotidiani di medio-basso valore.
A trainare il mercato italiano delle carte di pagamento sono le carte di debito, in aumento sia per numero in circolazione (+5,5%) sia per importi complessivi e numero di transazioni (+10,4%). Seguono le carte prepagate, in costante aumento sia per numero (+11,4%) che per transazioni e volumi (+ 43,1%). Crescono anche le carte di credito per la componente opzione/rateale, apprezzate dal mercato per la loro flessibilità e adattabilità alle esigenze. Boom dei New Digital Payment (+56% rispetto al 2017) che rappresentano oggi un terzo del totale dei pagamenti digitali con carta, trainati in particolare dai Mobile Proximity Payment (pagamenti presso il punto vendita tramite Smartphone), che hanno avuto una crescita esponenziale (+650% rispetto al 2017), con oltre 15,6 milioni di transazioni effettuate. Raddoppiano sia il numero di utilizzatori (1 milione in totale a fine 2018) sia la spesa annua media, che supera i 500 euro per persona, prevalentemente utilizzati per l’acquisto di prodotti di consumo (54% del totale del mercato) e di servizi (37%), mentre gli altri pagamenti, tasse, tributi e sanzioni valgono il 9%.
Vedremo cosa ci riserverà l’autunno, se le banche riusciranno a competere ritagliandosi un nuovo posizionamento strategico partendo dall’abbassamento della soglia di accettazione obbligatoria dei pagamenti POS e dalla riduzione dell’interchange fee.