La discesa dei tassi sui mutui continua ad aggiornare nuovi record. Gli ultimi dati (30 maggio 2019) indicano che in media un prestito ipotecario a tasso fisso in Italia costa oggi l’1,79%. Un livello così basso non si era mai registrato. Siamo lontanissimi dal 6% della primavera del 2012 ma anche il 2,3% del 2016 – che allora già sembrava un livello irripetibile – a questo punto è da considerarsi superato.
Anche i tassi variabili sono sui minimi storici esprimendo un costo medio dello 0,88%, distante anni luce dal 3,7% del 2012 e comunque più basso rispetto all’1,23% di tre anni fa. Se poi ci si sposta dai tassi medi a quelli più aggressivi proposti sul mercato il quadro migliora ulteriormente. A quel punto si scopre (come evidenzia la tabella sotto) che oggi è possibile stipulare un mutuo a tasso fisso nelle migliori condizioni (quelle in cui il finanziamento non vada oltre il 50% del valore dell’immobile) pagando un tasso dell’1% (che diventa l’1,17% quando si aggiungono le spese accessorie e quindi si passa dal Tan, Tasso annuo nominale, al Taeg o Isc, Indicatore sintetico di costo).
Parimenti il miglior variabile si colloca (dopo aver sottratto allo spread della banca l’Euribor negativo e dopo aver aggiunto i costi dell’operazione) allo 0,65%. Interessante rilevare che non si tratta di offerte isolate. La classifica delle prime 10 proposte indica che dalla più conveniente alla decima “ballano” circa 30 punti base: ciò vuol dire che la predisposizione a elargire finanziamenti da parte degli istituti di credito continua ad essere elevata. Perché si sa che uno dei modi eleganti che le banche hanno a disposizione quando vogliono defilarsi dal mercato è quello di aumentare gli spread allontanando quindi potenziali clienti.
Balza però all’occhio che, nonostante i tassi siano ai minimi e ci sia apertura delle banche, i mutui stiano perdendo un po’ di appeal. «A fine maggio, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno le erogazioni sono scese del 6% – spiega Roberto Anedda, direttore marketing di MutuiOnline.it -. C’è una fetta di aspiranti mutuatari che in questo momento è attendista. Pesano le incertezze politiche, come le voci secondo cui per attuare la flat tax il governo potrebbe attingere al bacino destinato alle detrazioni degli interessi passivi sui mutui prima casa e/o a quelle per la ristrutturazione. Molti stanno quindi aspettando di conoscere i contenuti della legge di bilancio del prossimo autunno per capire se questa sarà o meno penalizzante sul fronte mutui».
Il mercato è in calo anche perché le surroghe, rispetto ai picchi degli ultimi anni, oggi pesano fisiologicamente meno. La notizia sorprendente è che il recente calo dei tassi potrebbe però aprire una nuova finestra per la seconda o addirittura terza ondata di surroghe. «A conti fatti anche chi sta pagando un fisso all’1,5% potrebbe oggi valutare nuovamente l’opzione della surroga – conclude Anedda -. Ridurre il tasso di 50 punti base portandolo all’1%, o ancor meno nell’ipotesi si passi a un variabile, potrebbe equivalere a un risparmio tondo, a seconda della durata residua, tra i 300 e i 400 euro l’anno. Sarebbe come avere una rata gratis».
Autore: Vito Lops
Fonte: Il Sole 24 Ore
La discesa dei tassi sui mutui continua ad aggiornare nuovi record. Gli ultimi dati (30 maggio 2019) indicano che in media un prestito ipotecario a tasso fisso in Italia costa oggi l’1,79%. Un livello così basso non si era mai registrato. Siamo lontanissimi dal 6% della primavera del 2012 ma anche il 2,3% del 2016 – che allora già sembrava un livello irripetibile – a questo punto è da considerarsi superato.
Anche i tassi variabili sono sui minimi storici esprimendo un costo medio dello 0,88%, distante anni luce dal 3,7% del 2012 e comunque più basso rispetto all’1,23% di tre anni fa. Se poi ci si sposta dai tassi medi a quelli più aggressivi proposti sul mercato il quadro migliora ulteriormente. A quel punto si scopre (come evidenzia la tabella sotto) che oggi è possibile stipulare un mutuo a tasso fisso nelle migliori condizioni (quelle in cui il finanziamento non vada oltre il 50% del valore dell’immobile) pagando un tasso dell’1% (che diventa l’1,17% quando si aggiungono le spese accessorie e quindi si passa dal Tan, Tasso annuo nominale, al Taeg o Isc, Indicatore sintetico di costo).
Parimenti il miglior variabile si colloca (dopo aver sottratto allo spread della banca l’Euribor negativo e dopo aver aggiunto i costi dell’operazione) allo 0,65%. Interessante rilevare che non si tratta di offerte isolate. La classifica delle prime 10 proposte indica che dalla più conveniente alla decima “ballano” circa 30 punti base: ciò vuol dire che la predisposizione a elargire finanziamenti da parte degli istituti di credito continua ad essere elevata. Perché si sa che uno dei modi eleganti che le banche hanno a disposizione quando vogliono defilarsi dal mercato è quello di aumentare gli spread allontanando quindi potenziali clienti.
Balza però all’occhio che, nonostante i tassi siano ai minimi e ci sia apertura delle banche, i mutui stiano perdendo un po’ di appeal. «A fine maggio, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno le erogazioni sono scese del 6% – spiega Roberto Anedda, direttore marketing di MutuiOnline.it -. C’è una fetta di aspiranti mutuatari che in questo momento è attendista. Pesano le incertezze politiche, come le voci secondo cui per attuare la flat tax il governo potrebbe attingere al bacino destinato alle detrazioni degli interessi passivi sui mutui prima casa e/o a quelle per la ristrutturazione. Molti stanno quindi aspettando di conoscere i contenuti della legge di bilancio del prossimo autunno per capire se questa sarà o meno penalizzante sul fronte mutui».
Il mercato è in calo anche perché le surroghe, rispetto ai picchi degli ultimi anni, oggi pesano fisiologicamente meno. La notizia sorprendente è che il recente calo dei tassi potrebbe però aprire una nuova finestra per la seconda o addirittura terza ondata di surroghe. «A conti fatti anche chi sta pagando un fisso all’1,5% potrebbe oggi valutare nuovamente l’opzione della surroga – conclude Anedda -. Ridurre il tasso di 50 punti base portandolo all’1%, o ancor meno nell’ipotesi si passi a un variabile, potrebbe equivalere a un risparmio tondo, a seconda della durata residua, tra i 300 e i 400 euro l’anno. Sarebbe come avere una rata gratis».
Autore: Vito Lops
Fonte: Il Sole 24 Ore