Poche le folle che si sono riversate fuori dai negozi, a lamentare insoddisfazione un po’ ovunque sono i commercianti che non hanno visto il rilancio dei consumi sperato, nemmeno con l’avvio dei saldi. Le vendite ‘straordinarie’, i saldi estivi ed invernali, paiono aver perso un po’ del loro fascino, di quella sacralità che li faceva unici, e che portava i consumatori a risparmiare per poter destinare parte del loro budjet agli acquisti scontati.
Ora pare che i saldi, per come sono concepiti oggi, abbiano perso un po’ di appeal, l’e-commerce, Amazon e Internet, spesso considerati gli antagonisti del consumo face to face giocano un ruolo certamente importante, ma non possono essere considerati l’unica causa della perdita di interesse degli italiani nei confronti dei saldi.
Molto è determinato, dicono gli esperti che si sono interrogati su come sta cambiando l’atteggiamento dei consumatori nei confronti delle offerte di fine stagione, da un sistema normativo che non si è evoluto, ad esempio la riforma del titolo V della Costituzione Italiana del 2011, ha dato differenti poteri alle Regioni, ma questo come sottolinea uno studio molto esaustivo, in termini di contenuti, effettuato dall’Istituto Bruno Leoni, ha anche consegnato loro quasi interamente la materia della legislazione in fatto di commercio. Il risultato, non positivo, e che nel 2019 vigono molte differenze regionali sull’avvio e le regole dei saldi, mentre negli Outlet, ad esempio, in qualsiasi giorno dell’anno è possibile trovare offerte anche ribassate del 50%.
Inoltre è calata la fiducia tra i consumatori e i commercianti, in quanto molti trovano azzerato il vantaggio di poter acquistare nei saldi giacché non appena questi iniziano fanno già difficoltà a trovare tagli e merce, la ragione vige nel fatto che il privilegio del prezzo ribassato è consentito in primis a quanti sono clienti fidelizzati, che ricevono in anticipo l’avviso sulle offerta con sms o cartoline private. Inoltre spesso molti prodotti restano perennemente non in saldo, ragione per cui spesso, i consumatori indirizzano il proprio interesse sui portali online che frequentemente fanno offerte, in qualsiasi periodo dell’anno e magari attenzionano con maggiore interesse giornate particolarmente allattanti come il recente Amazon Prime Day, tenutosi il 15 e il 16 luglio scorso.
Inoltre spiega il direttore del dipartimento di sociologia dell’Università Bicocca, Giampaolo Nuvolati: “Un tempo avevamo un rapporto diretto con il territorio e con il negoziante. Oggi non è più così, il consumo è molto più distribuito nelle occasioni della vita e la concorrenza è estremamente aumentata. È aumentata la mobilità delle persone, tutto ciò ha sicuramente messo in crisi i soggetti tradizionali, gli esercenti, ma anche i consumatori: c’è meno fidelizzazione, più volatilità”
Dello stesso parere Antonella Carù, docente di marketing della Sda Bocconi, School of Management, che sostiene: “Siamo in una fase in cui le offerte, le promozioni e il modo di rapportarsi ai consumatori è continuo, non c’è più la sacralità del saldo, il momento della convenienza si articola in tante occasioni meno rilevanti, meno totalitari. I consumatori sono sempre più competenti e si muovono con grande perizia tra online e offline e di questo gli esercenti dovrebbero tenerne conto. L’errore più grande è continuare a fare quello che si faceva in passato”.
Anche il Codacons, con le ultime rilevazioni, pare appoggiare tali osservazioni purtroppo, infatti, l’inizio dei saldi estivi del 2019 è stato tutto in salita, ecco perché la proposta è quella di cambiare modalità: “Come più volte da noi proposto, servono iniziative nuove, proposte nuove per i consumatori, come per esempio l’estensione del periodo di saldi a tutto l’ anno, cosa che incrementerebbe la fiducia di tutti”.
A gamba tesa sulle cifre entra anche l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori Onf che ha effettuato un’ indagine a Roma, Milano e Napoli, da cui si evince come solo il 39% delle famiglie sia propenso ad acquistare a saldo, con una spesa media di 134 euro a nucleo familiare. Forse davvero i saldi, come suggeriscono gli esperti, andrebbero ripensati in un’altra veste per riacquistare quel fascino e quella sacralità che accontentava tutti consumatori e commercianti.
Poche le folle che si sono riversate fuori dai negozi, a lamentare insoddisfazione un po’ ovunque sono i commercianti che non hanno visto il rilancio dei consumi sperato, nemmeno con l’avvio dei saldi. Le vendite ‘straordinarie’, i saldi estivi ed invernali, paiono aver perso un po’ del loro fascino, di quella sacralità che li faceva unici, e che portava i consumatori a risparmiare per poter destinare parte del loro budjet agli acquisti scontati.
Ora pare che i saldi, per come sono concepiti oggi, abbiano perso un po’ di appeal, l’e-commerce, Amazon e Internet, spesso considerati gli antagonisti del consumo face to face giocano un ruolo certamente importante, ma non possono essere considerati l’unica causa della perdita di interesse degli italiani nei confronti dei saldi.
Molto è determinato, dicono gli esperti che si sono interrogati su come sta cambiando l’atteggiamento dei consumatori nei confronti delle offerte di fine stagione, da un sistema normativo che non si è evoluto, ad esempio la riforma del titolo V della Costituzione Italiana del 2011, ha dato differenti poteri alle Regioni, ma questo come sottolinea uno studio molto esaustivo, in termini di contenuti, effettuato dall’Istituto Bruno Leoni, ha anche consegnato loro quasi interamente la materia della legislazione in fatto di commercio. Il risultato, non positivo, e che nel 2019 vigono molte differenze regionali sull’avvio e le regole dei saldi, mentre negli Outlet, ad esempio, in qualsiasi giorno dell’anno è possibile trovare offerte anche ribassate del 50%.
Inoltre è calata la fiducia tra i consumatori e i commercianti, in quanto molti trovano azzerato il vantaggio di poter acquistare nei saldi giacché non appena questi iniziano fanno già difficoltà a trovare tagli e merce, la ragione vige nel fatto che il privilegio del prezzo ribassato è consentito in primis a quanti sono clienti fidelizzati, che ricevono in anticipo l’avviso sulle offerta con sms o cartoline private. Inoltre spesso molti prodotti restano perennemente non in saldo, ragione per cui spesso, i consumatori indirizzano il proprio interesse sui portali online che frequentemente fanno offerte, in qualsiasi periodo dell’anno e magari attenzionano con maggiore interesse giornate particolarmente allattanti come il recente Amazon Prime Day, tenutosi il 15 e il 16 luglio scorso.
Inoltre spiega il direttore del dipartimento di sociologia dell’Università Bicocca, Giampaolo Nuvolati: “Un tempo avevamo un rapporto diretto con il territorio e con il negoziante. Oggi non è più così, il consumo è molto più distribuito nelle occasioni della vita e la concorrenza è estremamente aumentata. È aumentata la mobilità delle persone, tutto ciò ha sicuramente messo in crisi i soggetti tradizionali, gli esercenti, ma anche i consumatori: c’è meno fidelizzazione, più volatilità”
Dello stesso parere Antonella Carù, docente di marketing della Sda Bocconi, School of Management, che sostiene: “Siamo in una fase in cui le offerte, le promozioni e il modo di rapportarsi ai consumatori è continuo, non c’è più la sacralità del saldo, il momento della convenienza si articola in tante occasioni meno rilevanti, meno totalitari. I consumatori sono sempre più competenti e si muovono con grande perizia tra online e offline e di questo gli esercenti dovrebbero tenerne conto. L’errore più grande è continuare a fare quello che si faceva in passato”.
Anche il Codacons, con le ultime rilevazioni, pare appoggiare tali osservazioni purtroppo, infatti, l’inizio dei saldi estivi del 2019 è stato tutto in salita, ecco perché la proposta è quella di cambiare modalità: “Come più volte da noi proposto, servono iniziative nuove, proposte nuove per i consumatori, come per esempio l’estensione del periodo di saldi a tutto l’ anno, cosa che incrementerebbe la fiducia di tutti”.
A gamba tesa sulle cifre entra anche l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori Onf che ha effettuato un’ indagine a Roma, Milano e Napoli, da cui si evince come solo il 39% delle famiglie sia propenso ad acquistare a saldo, con una spesa media di 134 euro a nucleo familiare. Forse davvero i saldi, come suggeriscono gli esperti, andrebbero ripensati in un’altra veste per riacquistare quel fascino e quella sacralità che accontentava tutti consumatori e commercianti.