Nella seconda parte del 2018 si erano già intravisti i primi segni di rallentamento del mercato m&a a livello internazionale, complice la crisi economica, gli effetti della politica protezionistica di Trump e le connesse tensioni commerciali con la Cina e l’Europa, di Brexit, i timori sulla ricetta Bolsonaro in Brasile e la ventata di populismo che soffiava in diversi paesi del mondo, Italia compresa. E alla fine, il colpo di freno c’è stato: il primo semestre 2019, secondo quanto reso noto pochi giorni fa dall’ultimo report di Mergermarket, certifica a tutti i livelli un rallentamento, con effetti sia in termini di operazioni concluse sia di controvalore.
Il settore M&a a livello internazionale
Il semestre ha registrato operazioni per un valore complessivo a livello mondiale di 1800 miliardi di dollari, -11% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Gli Sati Uniti, da soli, hanno fatto registrare una forte crescita nelle operazioni: 1000 miliardi di dollari, in crescita del 10,4% rispetto al 2018. In questo contesto, gli Usa, con operazioni per complessivi 845,7 miliardi di dollari, hanno registrato il secondo periodo di maggior crescita dal 2001, anno in cui venne prodotta la prima graduatoria di Mergermarket. In contrazione invece l’America latina (-27%) l’Europa (-36,7%), Apac (escluso Giappone che ha invece registrato un +2,2%) – 36%. Il 55% delle operazioni sono state registrate in America, il 21,7% in Europa, 14,4% in Australia.
Le tre operazioni più rilevanti concluse sono state Bristol-Myers Squibb-Celgene (89,5 bn), United Technologies Corporation-Raytheon Company (settore difesa) per un valore di 88,9 bn e AbbVie-Allergen (pharma) per un controvalore di 86,3 bn.
Complessivamente il settore pharma, medicale e biotech si conferma il più dinamico e ricco, con operazioni concluse per un controvalore di 326,4 bn di dollari. Sono state ben 24 le mega operazioni (quelle con un controvalore superiore ai 10 bn) concluse nel periodo (27 della prima metà del 2018).
Il settore M&a in Europa
Passando al Vecchio continente, nel primo semestre del 2019 si sono registrate più operazioni non portate a termine rispetto a quelle che invece sono state coronate da successo. Il controvalore delle operazioni concluse ha toccato nel primo semestre i 391 miliardi di dollari, con un calo del 38,8% rispetto al pari periodo del 2018. Le prime tre per grandezza sono tutte relative al settore farmaceutico. Questi risultati sono direttamente imputabili alle tensioni che sono emerse negli ultimi mesi anche in considerazione della scadenza elettorale a livello europeo caduta a fine maggio di quest’anno. Fatto che ha inevitabilmente rallentato la conclusione di trattative ed operazioni. I settori più dinamici sono risultati quello farmaceutico (135 miliardi dollari), industria e chimica (42,7 miliardi), beni di consumo (31,8 miliardi) energy e utilities (28,9 miliardi) e servizi finanziari (26,8 miliardi).
Il settore M&a in Italia
Venendo al mercato italiano, la classifica dei legal advisor evidenzia, per quanto riguarda il numero di operazioni concluse, al primo posto lo studio Nctm (che sale dal terzo posto), con 26 operazioni, seguito da Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners (24 operazioni rispetto alle 29 dello stesso periodo del 2018), Pedersoli (19 concluse rispetto alle 24), Chiomenti (18 concluse rispetto alle 27), Orrick (17, rispetto alle 15) e BonelliErede (15, 6 operazioni in meno rispetto al pari periodo del 2018).
Da segnalare la forte crescita nel settore m&a fatta registrare dalle big della consulenza integrata PwC Legal (con 13 operazioni concluse rispetto alle 12 del periodo 2018) e Deloitte Legal (12 rispetto alle 7 del 2018).
Il trend tendenzialmente negativo di operazioni concluse si sconta anche nella classifica per controvalore delle operazioni. BonelliErede si conferma al primo posto, con 5,3 miliardi, per valore, ma con un «tracollo», in termine di controvalore, del 76,8% rispetto al pari periodo 2018. Al secondo posto, Linklaters, con 4 operazioni del controvalore di 3,5 mld; al terzo posto,. Ashurst, con 2 operazioni, dal controvalore di 3,3 mld di dollari.
I protagonisti in Italia
Come detto, per numero di deal conclusi, al primo posto in Italia si posiziona Nctm: tra le operazioni più significative ricordiamo l’assistenza al fondo francese Chequers Capital nella vendita dell’intero capitale sociale di Phoenix Group al fondo italiano Ambienta; l’assistenza ai soci fondatori di Manifattura Valcismon nella vendita di una partecipazione di minoranza al fondo svizzero Equinox; l’assistenza a SolarEdge Technologies, società quotata al Nasdaq, nell’acquisto del controllo di S.M.R.E; l’assistenza ai soci nella vendita dell’intero capitale sociale di Nolangroup a 2 Ride Holding, produttore dei caschi a marchio «Shark» e infine, l’assistenza al management team di DOC Generici che ha co-investito in detta società insieme a Intermediate Capital Group (ICG) nell’ambito dell’acquisizione dell’intero capitale sociale di detta società da CVC Capital. «Alcuni dati registrati nel primo semestre del 2019», commenta Pietro Zanoni partner di Nctm Studio Legale «indicano un rallentamento delle attività di M&a in Italia. Per esempio, al valore complessivo dei deal chiusi dall’inizio dell’anno, che secondo alcuni studi si è addirittura dimezzato rispetto al 2018; oppure ai multipli di mercato che, pur restando a livelli piuttosto alti, hanno subito una flessione per la prima volta negli ultimi 7 anni. Noi continuiamo a essere ottimisti: con 26 operazioni chiuse nei primi sei mesi, infatti, Nctm ha replicato il risultato del 2017, ma il valore complessivo dei deal è cresciuto significativamente. La nostra percezione è che gli acquirenti (soprattutto i fondi di private equity) continuino a essere molto aggressivi e che il mercato sia ancora molto dinamico. Contiamo di chiudere il 2019 con un risultato in linea con quello pur straordinario dell’anno scorso, se non addirittura migliore».
Segue Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners che – tra le operazioni seguite – segnaliamo l’assistenza al Comitato amministratori indipendenti di Bper Banca nella sottoscrizione degli accordi volti all’acquisizione del 100% del capitale di Unipol Banca detenuto dai venditori Unipol Gruppo e UnipolSai Assicurazioni, nonché all’acquisizione della quota di minoranza del Banco di Sardegna detenuta da Fondazione di Sardegna per cassa e tramite aumenti di capitale. «Nel primo semestre del 2019 c’è stato un rallentamento del mercato M&a rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, dovuto a un quadro macro-economico incerto e ad elevata instabilità politica», sottolinea Alfredo D’Aniello, partner di Gop. «Il rallentamento è evidente per quanto riguarda il controvalore totale delle operazioni, mentre il numero dei deal rimane costante, o addirittura in crescita. Ciò evidenzia, inoltre, che le grandi operazioni sono in netta diminuzione, mentre il mercato è sempre più focalizzato sulle piccole e medie imprese». L’incertezza politica ed economica costituisce senz’altro un freno alla volontà di espandersi tramite acquisizioni esterne soprattutto per gli investitori stranieri.
Completa il podio Pedersoli Studio Legale, confermando il trend positivo del 2018. In questi mesi il driver principale sono state le operazioni nel settore del Private Equity, sia come operazioni primarie sia come operazioni di add on per società già in portafoglio (il c.d. buy & build). Tra queste ricordiamo Alpha Laminam, Italcanditi Investindustrial. Tra le operazioni di natura industriale il recente acquisto di Wally Yachts da parte di Ferretti. «Nella prima parte del 2019 abbiamo notato un rallentamento del mercato anche se ora stiamo assistendo ad una forte ripresa in linea con l’anno scorso», commenta Ascanio Cibrario, equity partner M&a di Pedersoli. «Notiamo una grande attività dei fondi italiani ed esteri, oltre alle tantissime aste, sempre affollate di offerenti e prezzi estremamente elevati. In tale contesto si è notato un particolare dinamismo anche dei family offices – più propensi a fare operazioni anche su minoranze per evitare le aste molto affollate e proporre soluzioni di investimento meno legate al multiplo e più attente ai piani industriali di lungo termine» . Nonostante una certa incertezza politica, il sistema Italia sembra tenere bene e non costituire un impedimento agli investimenti provenienti dall’estero. «In Italia esistono delle eccellenze imprenditoriali tali che la domanda per aziende di valore non sembra aver avuto un rallentamento. Tuttavia, viste le dinamiche dei mercati finanziari, non è escluso che ci possa essere un immediato contraccolpo nel caso fossero messe in atto politiche avverse al sistema imprenditoriale e quindi di rallentamento dell’economia reale» conclude.
Chiomenti si colloca al 4° posto, con una retrocessione di 2 posizioni. Le principali operazioni seguite fin qui sono la JV tra Naval Group e Fincantieri nel settore delle navi da guerra e la riorganizzazione del gruppo Gavio in Astm. Grande eco ha avuto inoltre l’assistenza nell’acquisizione della AC Fiorentina. «Ci troviamo a operare in un mercato attivo, con un numero limitato di «mega-deals» ma diverse operazioni concluse ed in cantiere. L’operazione «FCA-Renault-Nissan» avrebbe certo cambiato i dati», spiega Filippo Modulo, managing partner di Chiomenti. «Non si vedono segni di rallentamento, il mercato rimane attivo con qualche possibile accelerazione e operazione importante sempre all’orizzonte. L’incertezza politica, per nostra fortuna, ha una incidenza limitata in questo settore. Diverso per l’economia, ma non si vede in questa fase un indebolimento suscettibile di influenzare l’M&a, anzi».
In crescita, di ben 5 posizioni, Orrick (17 operazioni concluse nella prima parte del 2019, rispetto alle 15), tra cui A partire dall’acquisizione di Candy da parte del maggior gruppo al mondo per la produzione di elettrodomestici Qingdao Haier, un deal strategico per rafforzare la leadership globale dell’azienda cinese nel settore degli elettrodomestici, alla recente cessione di Auchan Retail Italia al gruppo Conad, un’operazione che rappresenta un cambiamento epocale nell’assetto della Gdo italiana. Attivo è stato anche il settore tech, dove abbiamo seguito la cessione di Neutrino al colosso americano Coinbase. Questa è stata una delle poche exit del mercato italiano nonché la più importante nel campo della sicurezza informatica nel nostro Paese degli ultimi 10 anni e la prima nel settore della crittografia valutaria.
«Nonostante un avvio un po’ incerto nei mesi di gennaio e febbraio, l’attività dei fondi di Private Equity e delle corporate è ripartita e si è dimostrata alquanto significativa», spiega Guido Testa, office leader italiano di Orrick. «Da un lato i fondi e gli istituti finanziari hanno a disposizione in questo momento storico ampie risorse liquide e sono alla ricerca di valide opportunità di investimento. Dall’altro lato gli imprenditori sono favorevoli alla possibilità di sviluppo e crescita anche tramite operazioni straordinarie». «Nonostante le difficoltà a livello geopolitico e macroeconomico le attività di M&a continuano a marciare a livelli sostenuti. Stando alle recenti analisi sul 1H, che abbiamo potuto constatare anche noi attraverso le 17 operazioni concluse negli ultimi sei mesi, l’M&a a livello mondiale ha avuto un andamento simile a quello italiano, vale a dire un primo trimestre tra i più tranquilli degli ultimi anni e un secondo trimestre che ha visto una netta ripresa delle attività. Per quanto riguarda l’Europa, si è riscontrata una diminuzione in termini di valore totale delle operazioni di M&a, con una predilezione delle target in Uk. Il Private Equity invece ha avuto una accelerazione delle attività rispetto al primo semestre dell’anno precedente» conclude.
L’operazione chiave del primo semestre per PwC TLS è stata sicuramente Conad/Auchan. Oltre a questa abbiamo lavorato su diverse operazioni in altri ambiti dal farmaceutico (con l’acquisizione di Doc Generici da parte del fondo Intermediate Capital Group) all’energy seguendo diversi players di primario standing nella negoziazione di Long Term PPAs e Project Financing. «Il mercato è stato abbastanza vivace considerato il contesto economico, si sono viste alcune operazioni importanti, a partire da Conad/Auchan che è sicuramente una delle più importanti e che ha aperto la via ad una possibile fase di concentrazione nel settore retail italiano» spiega Giovanni Stefanin, partner responsabile practice Legal di PwC TLS.
Fonte: Italia Oggi
Nella seconda parte del 2018 si erano già intravisti i primi segni di rallentamento del mercato m&a a livello internazionale, complice la crisi economica, gli effetti della politica protezionistica di Trump e le connesse tensioni commerciali con la Cina e l’Europa, di Brexit, i timori sulla ricetta Bolsonaro in Brasile e la ventata di populismo che soffiava in diversi paesi del mondo, Italia compresa. E alla fine, il colpo di freno c’è stato: il primo semestre 2019, secondo quanto reso noto pochi giorni fa dall’ultimo report di Mergermarket, certifica a tutti i livelli un rallentamento, con effetti sia in termini di operazioni concluse sia di controvalore.
Il settore M&a a livello internazionale
Il semestre ha registrato operazioni per un valore complessivo a livello mondiale di 1800 miliardi di dollari, -11% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Gli Sati Uniti, da soli, hanno fatto registrare una forte crescita nelle operazioni: 1000 miliardi di dollari, in crescita del 10,4% rispetto al 2018. In questo contesto, gli Usa, con operazioni per complessivi 845,7 miliardi di dollari, hanno registrato il secondo periodo di maggior crescita dal 2001, anno in cui venne prodotta la prima graduatoria di Mergermarket. In contrazione invece l’America latina (-27%) l’Europa (-36,7%), Apac (escluso Giappone che ha invece registrato un +2,2%) – 36%. Il 55% delle operazioni sono state registrate in America, il 21,7% in Europa, 14,4% in Australia.
Le tre operazioni più rilevanti concluse sono state Bristol-Myers Squibb-Celgene (89,5 bn), United Technologies Corporation-Raytheon Company (settore difesa) per un valore di 88,9 bn e AbbVie-Allergen (pharma) per un controvalore di 86,3 bn.
Complessivamente il settore pharma, medicale e biotech si conferma il più dinamico e ricco, con operazioni concluse per un controvalore di 326,4 bn di dollari. Sono state ben 24 le mega operazioni (quelle con un controvalore superiore ai 10 bn) concluse nel periodo (27 della prima metà del 2018).
Il settore M&a in Europa
Passando al Vecchio continente, nel primo semestre del 2019 si sono registrate più operazioni non portate a termine rispetto a quelle che invece sono state coronate da successo. Il controvalore delle operazioni concluse ha toccato nel primo semestre i 391 miliardi di dollari, con un calo del 38,8% rispetto al pari periodo del 2018. Le prime tre per grandezza sono tutte relative al settore farmaceutico. Questi risultati sono direttamente imputabili alle tensioni che sono emerse negli ultimi mesi anche in considerazione della scadenza elettorale a livello europeo caduta a fine maggio di quest’anno. Fatto che ha inevitabilmente rallentato la conclusione di trattative ed operazioni. I settori più dinamici sono risultati quello farmaceutico (135 miliardi dollari), industria e chimica (42,7 miliardi), beni di consumo (31,8 miliardi) energy e utilities (28,9 miliardi) e servizi finanziari (26,8 miliardi).
Il settore M&a in Italia
Venendo al mercato italiano, la classifica dei legal advisor evidenzia, per quanto riguarda il numero di operazioni concluse, al primo posto lo studio Nctm (che sale dal terzo posto), con 26 operazioni, seguito da Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners (24 operazioni rispetto alle 29 dello stesso periodo del 2018), Pedersoli (19 concluse rispetto alle 24), Chiomenti (18 concluse rispetto alle 27), Orrick (17, rispetto alle 15) e BonelliErede (15, 6 operazioni in meno rispetto al pari periodo del 2018).
Da segnalare la forte crescita nel settore m&a fatta registrare dalle big della consulenza integrata PwC Legal (con 13 operazioni concluse rispetto alle 12 del periodo 2018) e Deloitte Legal (12 rispetto alle 7 del 2018).
Il trend tendenzialmente negativo di operazioni concluse si sconta anche nella classifica per controvalore delle operazioni. BonelliErede si conferma al primo posto, con 5,3 miliardi, per valore, ma con un «tracollo», in termine di controvalore, del 76,8% rispetto al pari periodo 2018. Al secondo posto, Linklaters, con 4 operazioni del controvalore di 3,5 mld; al terzo posto,. Ashurst, con 2 operazioni, dal controvalore di 3,3 mld di dollari.
I protagonisti in Italia
Come detto, per numero di deal conclusi, al primo posto in Italia si posiziona Nctm: tra le operazioni più significative ricordiamo l’assistenza al fondo francese Chequers Capital nella vendita dell’intero capitale sociale di Phoenix Group al fondo italiano Ambienta; l’assistenza ai soci fondatori di Manifattura Valcismon nella vendita di una partecipazione di minoranza al fondo svizzero Equinox; l’assistenza a SolarEdge Technologies, società quotata al Nasdaq, nell’acquisto del controllo di S.M.R.E; l’assistenza ai soci nella vendita dell’intero capitale sociale di Nolangroup a 2 Ride Holding, produttore dei caschi a marchio «Shark» e infine, l’assistenza al management team di DOC Generici che ha co-investito in detta società insieme a Intermediate Capital Group (ICG) nell’ambito dell’acquisizione dell’intero capitale sociale di detta società da CVC Capital. «Alcuni dati registrati nel primo semestre del 2019», commenta Pietro Zanoni partner di Nctm Studio Legale «indicano un rallentamento delle attività di M&a in Italia. Per esempio, al valore complessivo dei deal chiusi dall’inizio dell’anno, che secondo alcuni studi si è addirittura dimezzato rispetto al 2018; oppure ai multipli di mercato che, pur restando a livelli piuttosto alti, hanno subito una flessione per la prima volta negli ultimi 7 anni. Noi continuiamo a essere ottimisti: con 26 operazioni chiuse nei primi sei mesi, infatti, Nctm ha replicato il risultato del 2017, ma il valore complessivo dei deal è cresciuto significativamente. La nostra percezione è che gli acquirenti (soprattutto i fondi di private equity) continuino a essere molto aggressivi e che il mercato sia ancora molto dinamico. Contiamo di chiudere il 2019 con un risultato in linea con quello pur straordinario dell’anno scorso, se non addirittura migliore».
Segue Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners che – tra le operazioni seguite – segnaliamo l’assistenza al Comitato amministratori indipendenti di Bper Banca nella sottoscrizione degli accordi volti all’acquisizione del 100% del capitale di Unipol Banca detenuto dai venditori Unipol Gruppo e UnipolSai Assicurazioni, nonché all’acquisizione della quota di minoranza del Banco di Sardegna detenuta da Fondazione di Sardegna per cassa e tramite aumenti di capitale. «Nel primo semestre del 2019 c’è stato un rallentamento del mercato M&a rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, dovuto a un quadro macro-economico incerto e ad elevata instabilità politica», sottolinea Alfredo D’Aniello, partner di Gop. «Il rallentamento è evidente per quanto riguarda il controvalore totale delle operazioni, mentre il numero dei deal rimane costante, o addirittura in crescita. Ciò evidenzia, inoltre, che le grandi operazioni sono in netta diminuzione, mentre il mercato è sempre più focalizzato sulle piccole e medie imprese». L’incertezza politica ed economica costituisce senz’altro un freno alla volontà di espandersi tramite acquisizioni esterne soprattutto per gli investitori stranieri.
Completa il podio Pedersoli Studio Legale, confermando il trend positivo del 2018. In questi mesi il driver principale sono state le operazioni nel settore del Private Equity, sia come operazioni primarie sia come operazioni di add on per società già in portafoglio (il c.d. buy & build). Tra queste ricordiamo Alpha Laminam, Italcanditi Investindustrial. Tra le operazioni di natura industriale il recente acquisto di Wally Yachts da parte di Ferretti. «Nella prima parte del 2019 abbiamo notato un rallentamento del mercato anche se ora stiamo assistendo ad una forte ripresa in linea con l’anno scorso», commenta Ascanio Cibrario, equity partner M&a di Pedersoli. «Notiamo una grande attività dei fondi italiani ed esteri, oltre alle tantissime aste, sempre affollate di offerenti e prezzi estremamente elevati. In tale contesto si è notato un particolare dinamismo anche dei family offices – più propensi a fare operazioni anche su minoranze per evitare le aste molto affollate e proporre soluzioni di investimento meno legate al multiplo e più attente ai piani industriali di lungo termine» . Nonostante una certa incertezza politica, il sistema Italia sembra tenere bene e non costituire un impedimento agli investimenti provenienti dall’estero. «In Italia esistono delle eccellenze imprenditoriali tali che la domanda per aziende di valore non sembra aver avuto un rallentamento. Tuttavia, viste le dinamiche dei mercati finanziari, non è escluso che ci possa essere un immediato contraccolpo nel caso fossero messe in atto politiche avverse al sistema imprenditoriale e quindi di rallentamento dell’economia reale» conclude.
Chiomenti si colloca al 4° posto, con una retrocessione di 2 posizioni. Le principali operazioni seguite fin qui sono la JV tra Naval Group e Fincantieri nel settore delle navi da guerra e la riorganizzazione del gruppo Gavio in Astm. Grande eco ha avuto inoltre l’assistenza nell’acquisizione della AC Fiorentina. «Ci troviamo a operare in un mercato attivo, con un numero limitato di «mega-deals» ma diverse operazioni concluse ed in cantiere. L’operazione «FCA-Renault-Nissan» avrebbe certo cambiato i dati», spiega Filippo Modulo, managing partner di Chiomenti. «Non si vedono segni di rallentamento, il mercato rimane attivo con qualche possibile accelerazione e operazione importante sempre all’orizzonte. L’incertezza politica, per nostra fortuna, ha una incidenza limitata in questo settore. Diverso per l’economia, ma non si vede in questa fase un indebolimento suscettibile di influenzare l’M&a, anzi».
In crescita, di ben 5 posizioni, Orrick (17 operazioni concluse nella prima parte del 2019, rispetto alle 15), tra cui A partire dall’acquisizione di Candy da parte del maggior gruppo al mondo per la produzione di elettrodomestici Qingdao Haier, un deal strategico per rafforzare la leadership globale dell’azienda cinese nel settore degli elettrodomestici, alla recente cessione di Auchan Retail Italia al gruppo Conad, un’operazione che rappresenta un cambiamento epocale nell’assetto della Gdo italiana. Attivo è stato anche il settore tech, dove abbiamo seguito la cessione di Neutrino al colosso americano Coinbase. Questa è stata una delle poche exit del mercato italiano nonché la più importante nel campo della sicurezza informatica nel nostro Paese degli ultimi 10 anni e la prima nel settore della crittografia valutaria.
«Nonostante un avvio un po’ incerto nei mesi di gennaio e febbraio, l’attività dei fondi di Private Equity e delle corporate è ripartita e si è dimostrata alquanto significativa», spiega Guido Testa, office leader italiano di Orrick. «Da un lato i fondi e gli istituti finanziari hanno a disposizione in questo momento storico ampie risorse liquide e sono alla ricerca di valide opportunità di investimento. Dall’altro lato gli imprenditori sono favorevoli alla possibilità di sviluppo e crescita anche tramite operazioni straordinarie». «Nonostante le difficoltà a livello geopolitico e macroeconomico le attività di M&a continuano a marciare a livelli sostenuti. Stando alle recenti analisi sul 1H, che abbiamo potuto constatare anche noi attraverso le 17 operazioni concluse negli ultimi sei mesi, l’M&a a livello mondiale ha avuto un andamento simile a quello italiano, vale a dire un primo trimestre tra i più tranquilli degli ultimi anni e un secondo trimestre che ha visto una netta ripresa delle attività. Per quanto riguarda l’Europa, si è riscontrata una diminuzione in termini di valore totale delle operazioni di M&a, con una predilezione delle target in Uk. Il Private Equity invece ha avuto una accelerazione delle attività rispetto al primo semestre dell’anno precedente» conclude.
L’operazione chiave del primo semestre per PwC TLS è stata sicuramente Conad/Auchan. Oltre a questa abbiamo lavorato su diverse operazioni in altri ambiti dal farmaceutico (con l’acquisizione di Doc Generici da parte del fondo Intermediate Capital Group) all’energy seguendo diversi players di primario standing nella negoziazione di Long Term PPAs e Project Financing. «Il mercato è stato abbastanza vivace considerato il contesto economico, si sono viste alcune operazioni importanti, a partire da Conad/Auchan che è sicuramente una delle più importanti e che ha aperto la via ad una possibile fase di concentrazione nel settore retail italiano» spiega Giovanni Stefanin, partner responsabile practice Legal di PwC TLS.
Fonte: Italia Oggi