Fineco Bank diventa contendibile. Dopo la cessione dell’ultimo 18,3% da parte di Unicredit, con un incasso di 1,1 miliardi, il gruppo guidato da Alessandro Foti diventa una vera public company: un gioiello, che l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier ha deciso di abbandonare per liberare capitale sulla banca. Ora Fineco potrebbe finire nel radar di concorrenti, italiani e stranieri, ma anche di fondi di private equity.
Non è tuttavia così facilmente scalabile Fineco. Ha infatti una capitalizzazione di oltre 6 miliardi e il titolo è abbastanza caro: oggi quota 10,11 euro, pari a circa 25 volte gli utili. Inoltre la banca multicanale ruota attorno alla forte personalità dell’amministratore delegato Alessandro Foti e del resto del management e soprattutto un ruolo centrale è quello della rete di private banker con propri portafogli milionari. Insomma, Fineco è una società con un forte peso dei manager e dei gestori di capitali e un nuovo azionista, se mai si presenterà in futuro, dovrà essere gradito a questi ultimi.
Tra i maggiori piccoli soci di Fineco oggi ci sono grandi investitori istituzionali come BlackRock e Capital Research con oltre il 5% e Invesco con più del 3 per cento. Ora emergerà la nuova fotografia del gruppo. Il collocamento chiuso nelle scorse ore ha visto circa 140 compratori, dei quali il 50% nel Regno Unito, il 30% negli Stati Uniti, il 10% in Italia e un altro 10% nel resto del mondo. Per il 60% sarebbero hedge fund e per il 40% fondi long only.
Dopo la vendita dell’ultimo corposo pacchetto azionario da parte dell’istituto di piazza Gae Aulenti, dovrebbero essere evidenziati come compratori soggetti istituzionali come Capital Group, Vanguard, Norges, Gam Holding, Marshall Wace, Assicurazioni Generali, Standard Life Aberdeen, Edmond de Rothschild e Sun Life Financial.
Nel dettaglio, la procedura di accelerated bookbuilding di UniCredit ( che si è avvalsa di Jp Morgan, Ubs e UniCredit Corporate & Investment Banking) ha visto la cessione a investitori istituzionali di circa 111,6 milioni di azioni detenute in Fineco, corrispondenti a circa il 18,3% della società, al prezzo di 9,85 euro per azione. Il prezzo incorpora uno sconto di circa il 4,4 per cento rispetto all’ultimo prezzo di chiusura di Fineco preannuncio.
C’è da dire che il valore è stato superiore a quello di maggio scorso (quando era stato ceduto un altro 17%), grazie alle buone condizioni dei mercati. L’impatto patrimoniale per l’istituto di piazza Gae Aulenti è stimato complessivamente in un aumento di circa 30 punti base nel CET1 capital ratio del terzo trimestre 2019. Unicredit esce dunque completamente dalla banca multicanale anche se l’accordo sottoscritto a maggio (rescindibile in caso di nuovi compratori) prevede la concessione da parte dell’istituto di una garanzia finanziaria a favore di Fineco, concessa al fine di mantenere inalterata l’attuale esposizione regolamentare.
Autore: Carlo Festa
Fonte: Il Sole 24 Ore
Fineco Bank diventa contendibile. Dopo la cessione dell’ultimo 18,3% da parte di Unicredit, con un incasso di 1,1 miliardi, il gruppo guidato da Alessandro Foti diventa una vera public company: un gioiello, che l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier ha deciso di abbandonare per liberare capitale sulla banca. Ora Fineco potrebbe finire nel radar di concorrenti, italiani e stranieri, ma anche di fondi di private equity.
Non è tuttavia così facilmente scalabile Fineco. Ha infatti una capitalizzazione di oltre 6 miliardi e il titolo è abbastanza caro: oggi quota 10,11 euro, pari a circa 25 volte gli utili. Inoltre la banca multicanale ruota attorno alla forte personalità dell’amministratore delegato Alessandro Foti e del resto del management e soprattutto un ruolo centrale è quello della rete di private banker con propri portafogli milionari. Insomma, Fineco è una società con un forte peso dei manager e dei gestori di capitali e un nuovo azionista, se mai si presenterà in futuro, dovrà essere gradito a questi ultimi.
Tra i maggiori piccoli soci di Fineco oggi ci sono grandi investitori istituzionali come BlackRock e Capital Research con oltre il 5% e Invesco con più del 3 per cento. Ora emergerà la nuova fotografia del gruppo. Il collocamento chiuso nelle scorse ore ha visto circa 140 compratori, dei quali il 50% nel Regno Unito, il 30% negli Stati Uniti, il 10% in Italia e un altro 10% nel resto del mondo. Per il 60% sarebbero hedge fund e per il 40% fondi long only.
Dopo la vendita dell’ultimo corposo pacchetto azionario da parte dell’istituto di piazza Gae Aulenti, dovrebbero essere evidenziati come compratori soggetti istituzionali come Capital Group, Vanguard, Norges, Gam Holding, Marshall Wace, Assicurazioni Generali, Standard Life Aberdeen, Edmond de Rothschild e Sun Life Financial.
Nel dettaglio, la procedura di accelerated bookbuilding di UniCredit ( che si è avvalsa di Jp Morgan, Ubs e UniCredit Corporate & Investment Banking) ha visto la cessione a investitori istituzionali di circa 111,6 milioni di azioni detenute in Fineco, corrispondenti a circa il 18,3% della società, al prezzo di 9,85 euro per azione. Il prezzo incorpora uno sconto di circa il 4,4 per cento rispetto all’ultimo prezzo di chiusura di Fineco preannuncio.
C’è da dire che il valore è stato superiore a quello di maggio scorso (quando era stato ceduto un altro 17%), grazie alle buone condizioni dei mercati. L’impatto patrimoniale per l’istituto di piazza Gae Aulenti è stimato complessivamente in un aumento di circa 30 punti base nel CET1 capital ratio del terzo trimestre 2019. Unicredit esce dunque completamente dalla banca multicanale anche se l’accordo sottoscritto a maggio (rescindibile in caso di nuovi compratori) prevede la concessione da parte dell’istituto di una garanzia finanziaria a favore di Fineco, concessa al fine di mantenere inalterata l’attuale esposizione regolamentare.
Autore: Carlo Festa
Fonte: Il Sole 24 Ore