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Equita alle banche: cedete 68 mld di Npe e 69 mld di titoli di Stato

Derisking a 360° sulle esposizioni non performanti (-68 miliardi di euro, -55%) e titoli di Stato (-69 miliardi, -44%) per uscire dalla value trap (trappola di valore). In un report di oggi Equita presenta la ricetta per consentire al settore bancario italiano di uscire da una value trap data da un rapporto prezzo/capitale tangibile di 0,58 volte con molti titoli che trattano a un multiplo p/te di 0,4 volte e uno scenario a livello di ricavi non confortante.

Ebbene, l’unico modo per migliorare le valutazioni, secondo la sim, è focalizzarsi sull’ulteriore riduzione del profilo di rischio, anche a costo di rinunciare agli utili futuri. “Si tratta, secondo noi, di uno scenario coerente con le linee guida di medio termine del regolatore, necessarie a uniformare il profilo di rischio delle banche in Europa per creare le condizioni dell’Unione bancaria”, spiega Equita.

I rischi da armonizzare riguardano le esposizioni non performanti (Npe) e i titoli di Stato. “In base alle nostre stime, entro il 2026, le banche dovranno cedere almeno 68 miliardi di euro di Npe, -55%, di cui 29 miliardi di unlikely to pay che contribuiscono al 12% del net interest income, 3 miliardi”, prevede la sim.

Queste vendite, secondo i calcoli di Equita, genereranno una riduzione proporzionale dei ricavi con un impatto negativo del 10% sugli utili del settore. Tuttavia le vendite di Npe consentiranno di ridurre il costo del credito da 60 a 45bps con un impatto del +13% sugli utili del settore. Infine, la sim ha stimato una riduzione dei titoli governativi domestici di 69 miliardi di euro (-44%) data dall’introduzione di un doppio limite all’esposizione (100% del Cet e 25% del portafoglio totale): ne deriva un impatto negativo sugli utili del settore del 2%.

Nel complesso, quindi, il derisking che deriva dalla riduzione all’esposizione in Npe e titoli di Stato comporta un impatto modesto sugli utili del settore (-2%) anche se c’è molta dispersione rispetto alla media. Unicredit, Ubi e Credem  non registrano impatti negativi dal derisking, mentre altre banche come Banco Bpm  e il Credito Valtellinese , nonostante una riduzione dell’utile del 20%, secondo noi, mantengono un upside a due cifre perché il mercato sovrastima il costo dell’equity, oltre 7 punti percentuali, rispetto ai rendimenti degli AT1″, conclude Equita.


Autore: Francesca Gerosa
Fonte: Milano Finanza 

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