Scadenze del mutuo sulla casa, rate di finanziamento non saldate per tv o auto, bollette di utilities e tlc. Ma anche prestiti chirografari non onorati o fatture non pagate. Una montagna di debiti “dimenticati”, contratti da famiglie e imprese, che nel 2018 ha raggiunto il suo livello record: 82,3 miliardi di euro. Rintracciarli e recuperarli diventa sempre più difficile, perché circa la metà di essi (il 48%, pari a 39,5 miliardi) sono crediti deteriorati, tra Npl e insoluti di vecchia data. Di questi il 31% riguarda le imprese e il 69% i consumatori. Lo mostra la fotografia scattata da Unirec, l’Unione nazionale delle imprese a tutela del credito, che rappresenta oltre l’80% del settore.
«A partire dal 2015 – sottolinea il presidente Francesco Vovk – è iniziata l’accelerazione dei crediti deteriorati che, usciti dal sistema bancario, sono stati intercettati dalle nostre imprese. L’aumento dello stock da recuperare ha avuto un impatto sulla complessità dei processi, che necessitano di tempi di gestione più lunghi da parte delle nostre società: in media 5 o 6 anni con piani di rientro dilazionati rispetto a un massimo di 12 mesi per la gestione dei crediti con anzianità molto recente».
ll rapporto – che sarà presentato oggi in occasione di Annual Unirec 2019– mostra una crescita dei crediti affidati del 15,2% nel 2018 rispetto all’anno precedente e un balzo del 70% rispetto al 2014. A conferma della minore qualità del credito è il peggioramento del rapporto tra gli importi affidati e quelli recuperati. Rispetto al totale “solo” 7,8 miliardi (il 10%) vengono rintracciati e incassati, contro il 20% del 2014. Sale anche l’importo medio, arrivato a quota 2.126 euro, il 4,3% in più rispetto al 2017.
Complessivamente gli addetti del settore hanno preso in carico 38,7 milioni di pratiche. Circa la metà di esse si concentra in Lombardia , Campania, Lazio e Sicilia. A detenere il primato assoluto è però la prima con 5,4 milioni di pratiche e 11,6 miliardi di euro da rintracciare con un tasso di recupero del 12 per cento. A contendersi la maglia nera della performance sono alcune regioni sede di banche oggetto di salvataggi: così nelle Marche il tasso è stato di appena il 6%, in Veneto ed Emilia–Romagna rispettivamente del 7 e 8 per cento.
Guardando al futuro, aggiunge il presidente, «nel 2019 secondo le previsioni dovrebbe proseguire la tendenza all’emersione di nuovi Npl. Dovrebbe essere l’anno di svolta per la categoria dei cosiddetti Utp (unlikely to pay) che nei bilanci delle banche italiane rappresentano un’esposizione netta di circa 52 miliardi. Questo, insieme a ulteriori cessioni di Npl, potrebbe portare a un aumento degli importi affidati alle nostre società di recupero». Se poi oggi la quasi totalità delle somme da recuperare sono crediti non garantiti, in futuro potrebbe aumentare la quota di quelli garantiti.
Autore: Chiara Bussi
Fonte: Il Sole 24 Ore
Scadenze del mutuo sulla casa, rate di finanziamento non saldate per tv o auto, bollette di utilities e tlc. Ma anche prestiti chirografari non onorati o fatture non pagate. Una montagna di debiti “dimenticati”, contratti da famiglie e imprese, che nel 2018 ha raggiunto il suo livello record: 82,3 miliardi di euro. Rintracciarli e recuperarli diventa sempre più difficile, perché circa la metà di essi (il 48%, pari a 39,5 miliardi) sono crediti deteriorati, tra Npl e insoluti di vecchia data. Di questi il 31% riguarda le imprese e il 69% i consumatori. Lo mostra la fotografia scattata da Unirec, l’Unione nazionale delle imprese a tutela del credito, che rappresenta oltre l’80% del settore.
«A partire dal 2015 – sottolinea il presidente Francesco Vovk – è iniziata l’accelerazione dei crediti deteriorati che, usciti dal sistema bancario, sono stati intercettati dalle nostre imprese. L’aumento dello stock da recuperare ha avuto un impatto sulla complessità dei processi, che necessitano di tempi di gestione più lunghi da parte delle nostre società: in media 5 o 6 anni con piani di rientro dilazionati rispetto a un massimo di 12 mesi per la gestione dei crediti con anzianità molto recente».
ll rapporto – che sarà presentato oggi in occasione di Annual Unirec 2019– mostra una crescita dei crediti affidati del 15,2% nel 2018 rispetto all’anno precedente e un balzo del 70% rispetto al 2014. A conferma della minore qualità del credito è il peggioramento del rapporto tra gli importi affidati e quelli recuperati. Rispetto al totale “solo” 7,8 miliardi (il 10%) vengono rintracciati e incassati, contro il 20% del 2014. Sale anche l’importo medio, arrivato a quota 2.126 euro, il 4,3% in più rispetto al 2017.
Complessivamente gli addetti del settore hanno preso in carico 38,7 milioni di pratiche. Circa la metà di esse si concentra in Lombardia , Campania, Lazio e Sicilia. A detenere il primato assoluto è però la prima con 5,4 milioni di pratiche e 11,6 miliardi di euro da rintracciare con un tasso di recupero del 12 per cento. A contendersi la maglia nera della performance sono alcune regioni sede di banche oggetto di salvataggi: così nelle Marche il tasso è stato di appena il 6%, in Veneto ed Emilia–Romagna rispettivamente del 7 e 8 per cento.
Guardando al futuro, aggiunge il presidente, «nel 2019 secondo le previsioni dovrebbe proseguire la tendenza all’emersione di nuovi Npl. Dovrebbe essere l’anno di svolta per la categoria dei cosiddetti Utp (unlikely to pay) che nei bilanci delle banche italiane rappresentano un’esposizione netta di circa 52 miliardi. Questo, insieme a ulteriori cessioni di Npl, potrebbe portare a un aumento degli importi affidati alle nostre società di recupero». Se poi oggi la quasi totalità delle somme da recuperare sono crediti non garantiti, in futuro potrebbe aumentare la quota di quelli garantiti.
Autore: Chiara Bussi
Fonte: Il Sole 24 Ore