Lending, leverage buyout, emissioni obbligazionarie, cartolarizzazioni, project finance. I settori di punta del diritto bancario e finanziario continuano a essere appannaggio prevalente dei grandi studi legali, con team in grado di coprire le varie specializzazioni richieste. In un mondo che va dalla gestione dei crediti deteriorati al fintech.
Guardando ai volumi delle operazioni, «è innegabile che negli ultimi due anni ci sia stato un focus sul fenomeno dei non performing loan», spiega Andrea Giannelli, senior partner di Legance. Da questo punto di vista, «la tendenza più interessante riguarda ora la “fase due” degli Npl messi in vendita dalle banche: accanto all’acquisto di portafogli significativi – prosegue Giannelli – si stanno infatti sviluppando operazioni “single name” (crediti di un singolo soggetto corporate, ndr) relative agli “unlikely to pay” (Utp), che richiedono agli studi un’attività particolare, perché ciascun nome incluso nei fascicoli ha una sua peculiarità da analizzare in termini finanziari e legali».
Un business «trasversale»
Gli studi segnalati dall’indagine di Statista per Il Sole 24 Ore si aspettano dunque una continuità dell’impegno su tutto il mondo non performing, come conferma Gregorio Consoli, partner responsabile del dipartimento Banche e finanza di Chiomenti: «Ciò significa grandi operazioni sui portafogli, e attività di acquisto e ristrutturazione dei crediti single name e di distressed finance». Quest’anno, continua Consoli, «vediamo inoltre uno specifico focus sugli Utp: crediti molto diversi dalle sofferenze e di imprese ancora attive, in cui il primo obiettivo dev’essere il ritorno a una situazione di stabilità economica e finanziaria».
L’attività converge anche sul mercato secondario, sulle rivendite dei crediti cartolarizzati. «Di certo il settore degli Npl è diventato assai profittevole per l’attività delle law firm, ed è in crescita da quando la Bce ne ha implementato la regolamentazione, imponendo alle banche la vendita dei crediti sofferenti», precisa Patrizio Messina, partner in charge for Europe di Orrick. «Il business è nel complesso “trasversale”: coinvolge sia i grandi studi, che si occupano delle operazioni di struttura e progetto, sia gli studi locali, che – evidenzia Messina – sul territorio si muovono nell’attività di recupero dei singoli crediti».
La pressione sulle banche, per la riduzione degli impieghi inefficienti, continua qundi ad essere forte. Ma in Italia si segnalano anche altri fenomeni rilevanti. «Nonostante l’incertezza politica, stiamo assistendo a un crescente interesse da parte degli investitori finanziari internazionali verso specifici asset e settori, tra cui infrastrutture, immobiliare, moda, manifatturiero e food», commenta Giuseppe De Palma, managing partner di Clifford Chance per l’Italia. Oltre allo smobilizzo di portafogli Npl e Utp, dice ancora De Palma, «ci aspettiamo l’intensificarsi delle attività nel leverage e acquisition finance, trainate dal private equity e dall’M&A, nel real estate con operazioni di Cmbs (commercial mortgage backed securities, ndr) e nell’infrastructure finance».
Tra regole e tecnologie
Gli elementi che potranno avere un impatto sul mercato e sulle attività legali sono i cambiamenti normativi e regolamentari in ambito bancario e assicurativo, e lo sviluppo tecnologico in diversi settori: dai processi produttivi al fintech. «Per quanto concerne la distribuzione assicurativa, con il recepimento della direttiva Idd l’anno scorso è stata fatta grande chiarezza nel mercato delle polizze, tutelando gli investitori; ma si attendono ora i regolamenti della Consob, tassello importante – osserva l’avvocato Luca Zitiello, fondatore dello studio Zitiello Associati -. La direttiva Idd rappresenta per gli investimenti assicurativi ciò che Mifid2 ha significato per i servizi di investimento: fronte sul quale bisognerà vedere come verrà data trasparenza dei costi ex post ai clienti».
Il 2018 italiano è stato un anno di svolta anche per il fintech. «Open banking e blockchain sono diventate nozioni di dominio pubblico e il Paese è pronto a sviluppare su questi temi un ecosistema attrattivo per capitali esteri e nazionali», sottolinea Marta Sassella, counsel Linklaters e coordinatrice del team fintech in Italia.
Criptovalute a parte, secondo un report di Linklaters, a livello globale c’è stato un picco di investimenti e focus mediatico sul fintech. E nel 2019 crescerà l’attenzione riservata da istituzioni e autorità di vigilanza: in Italia tra pochi giorni, ad esempio, scade la consultazione pubblica della Consob sulle offerte pubbliche iniziali di criptovalute, le Ico. Occhi puntati sul fintech, insomma. «L’evoluzione digitale nel settore finanziario – afferma Sassella – richiede infatti un ragionamento giuridico che esca dagli schemi tradizionali per approdare a soluzioni originali. Ed è indubbio che anche il futuro degli studi legali sarà investito da questa rivoluzione».
Autore: Dario Aquaro
Fonte: Il Sole 24 Ore
Lending, leverage buyout, emissioni obbligazionarie, cartolarizzazioni, project finance. I settori di punta del diritto bancario e finanziario continuano a essere appannaggio prevalente dei grandi studi legali, con team in grado di coprire le varie specializzazioni richieste. In un mondo che va dalla gestione dei crediti deteriorati al fintech.
Guardando ai volumi delle operazioni, «è innegabile che negli ultimi due anni ci sia stato un focus sul fenomeno dei non performing loan», spiega Andrea Giannelli, senior partner di Legance. Da questo punto di vista, «la tendenza più interessante riguarda ora la “fase due” degli Npl messi in vendita dalle banche: accanto all’acquisto di portafogli significativi – prosegue Giannelli – si stanno infatti sviluppando operazioni “single name” (crediti di un singolo soggetto corporate, ndr) relative agli “unlikely to pay” (Utp), che richiedono agli studi un’attività particolare, perché ciascun nome incluso nei fascicoli ha una sua peculiarità da analizzare in termini finanziari e legali».
Un business «trasversale»
Gli studi segnalati dall’indagine di Statista per Il Sole 24 Ore si aspettano dunque una continuità dell’impegno su tutto il mondo non performing, come conferma Gregorio Consoli, partner responsabile del dipartimento Banche e finanza di Chiomenti: «Ciò significa grandi operazioni sui portafogli, e attività di acquisto e ristrutturazione dei crediti single name e di distressed finance». Quest’anno, continua Consoli, «vediamo inoltre uno specifico focus sugli Utp: crediti molto diversi dalle sofferenze e di imprese ancora attive, in cui il primo obiettivo dev’essere il ritorno a una situazione di stabilità economica e finanziaria».
L’attività converge anche sul mercato secondario, sulle rivendite dei crediti cartolarizzati. «Di certo il settore degli Npl è diventato assai profittevole per l’attività delle law firm, ed è in crescita da quando la Bce ne ha implementato la regolamentazione, imponendo alle banche la vendita dei crediti sofferenti», precisa Patrizio Messina, partner in charge for Europe di Orrick. «Il business è nel complesso “trasversale”: coinvolge sia i grandi studi, che si occupano delle operazioni di struttura e progetto, sia gli studi locali, che – evidenzia Messina – sul territorio si muovono nell’attività di recupero dei singoli crediti».
La pressione sulle banche, per la riduzione degli impieghi inefficienti, continua qundi ad essere forte. Ma in Italia si segnalano anche altri fenomeni rilevanti. «Nonostante l’incertezza politica, stiamo assistendo a un crescente interesse da parte degli investitori finanziari internazionali verso specifici asset e settori, tra cui infrastrutture, immobiliare, moda, manifatturiero e food», commenta Giuseppe De Palma, managing partner di Clifford Chance per l’Italia. Oltre allo smobilizzo di portafogli Npl e Utp, dice ancora De Palma, «ci aspettiamo l’intensificarsi delle attività nel leverage e acquisition finance, trainate dal private equity e dall’M&A, nel real estate con operazioni di Cmbs (commercial mortgage backed securities, ndr) e nell’infrastructure finance».
Tra regole e tecnologie
Gli elementi che potranno avere un impatto sul mercato e sulle attività legali sono i cambiamenti normativi e regolamentari in ambito bancario e assicurativo, e lo sviluppo tecnologico in diversi settori: dai processi produttivi al fintech. «Per quanto concerne la distribuzione assicurativa, con il recepimento della direttiva Idd l’anno scorso è stata fatta grande chiarezza nel mercato delle polizze, tutelando gli investitori; ma si attendono ora i regolamenti della Consob, tassello importante – osserva l’avvocato Luca Zitiello, fondatore dello studio Zitiello Associati -. La direttiva Idd rappresenta per gli investimenti assicurativi ciò che Mifid2 ha significato per i servizi di investimento: fronte sul quale bisognerà vedere come verrà data trasparenza dei costi ex post ai clienti».
Il 2018 italiano è stato un anno di svolta anche per il fintech. «Open banking e blockchain sono diventate nozioni di dominio pubblico e il Paese è pronto a sviluppare su questi temi un ecosistema attrattivo per capitali esteri e nazionali», sottolinea Marta Sassella, counsel Linklaters e coordinatrice del team fintech in Italia.
Criptovalute a parte, secondo un report di Linklaters, a livello globale c’è stato un picco di investimenti e focus mediatico sul fintech. E nel 2019 crescerà l’attenzione riservata da istituzioni e autorità di vigilanza: in Italia tra pochi giorni, ad esempio, scade la consultazione pubblica della Consob sulle offerte pubbliche iniziali di criptovalute, le Ico. Occhi puntati sul fintech, insomma. «L’evoluzione digitale nel settore finanziario – afferma Sassella – richiede infatti un ragionamento giuridico che esca dagli schemi tradizionali per approdare a soluzioni originali. Ed è indubbio che anche il futuro degli studi legali sarà investito da questa rivoluzione».
Autore: Dario Aquaro
Fonte: Il Sole 24 Ore