La crisi delle banche italiane che, per via della recessione, si sono trovate a gestire una montagna di crediti inesigibili ha lasciato cicatrici indelebili tra gli istituti e oggi, quando c’è da concedere un prestito, le banche sono molto oggi più prudenti. Questa almeno è l’indicazione che arriva dall’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia pubblicato la scorsa settimana dal quale emerge che tra il 2017 e il 2018 c’è stato un aumento dei crediti alle aziende finanziariamente più solide e una diminuizione di quelli alle aziende (soprattutto piccole e medie) che non offrono adeguate garanzie. Un chiaro segnale di prudenza da parte degli istituti che evidentemente non vogliono in futuro trovarsi a gestire un deterioramento della qualità degli attivi come accaduto nel recente passato.
C’è da dire tuttavia che sia le banche sia le aziende sono uscite rafforzate dal “purgatorio” della recessione. Benché oggi il problema dello spread dei nostri titoli di Stato sia tornato a rappresentare una minaccia sul fronte dei crediti malati i numeri ci dicono chiaramente come il peggio sia ormai alle spalle. Uno su tutti quello relativo allo stock di crediti deteriorati netti che, negli ultimi quattro anni, si è praticamente dimezzato e oggi si attesta a quota 90 miliardi di euro che (dato più basso dal 2008).
Lo stesso discorso vale per le imprese che oggi sono nettamente meno indebitate che in passato. «Dal picco raggiunto durante la crisi del debito sovrano la leva finanziaria si è ridotta di circa nove punti» si legge nel rapporto Bankitalia. «La capacità delle aziende di rimborsare i debiti – si legge ancora – resta elevata rispetto al passato. Il rapporto tra oneri finanziari e MOL è sceso di oltre 14 punti percentuali dal 2008, all’8 per cento»
Banche e aziende sono insomma finanziariamente molto più solide che in passato e ci si aspetterebbe una ripresa delle erogazioni che, almeno sul fronte imprese, che tuttavia fatica a concretizzarsi: «con il rallentamento dell’economia, i debiti delle imprese verso le banche sono tornati a contrarsi nei primi mesi dell’anno».
Dietro questa frenata ci sono vari fattori come una domanda tiepida, l’apertura di nuovi canali di finanziamento alternativi ma soprattutto criteri di erogazione da parte degli istituti di credito che, come accennato, si sono fatti più selettivi nel corso del tempo.
La prospettiva di un nuovo piano di finanziamenti agevolati al settore bancario (Tltro) da parte della Bce dovrebbe consentire agli istituti di credito di mantenere basso il costo della raccolta. Ciò dovrebbe contribuire a sterilizzare l’effetto negativo derivante dall’aumento dei tassi sulle nuove obbligazioni che si è visto in conseguenza del rialzo dello spread sui titoli di Stato.
Non è ancora chiaro quali saranno i criteri di erogazione dei nuovi prestiti (i dettagli sono attesi per giugno) ma in prospettiva per le banche quest’ultimo “regalo” della Bce guidata da Mario Draghi è atteso come una boccata d’ossigeno.
Autore: Andrea Franceschi
Fonte: Il Sole 24 Ore
La crisi delle banche italiane che, per via della recessione, si sono trovate a gestire una montagna di crediti inesigibili ha lasciato cicatrici indelebili tra gli istituti e oggi, quando c’è da concedere un prestito, le banche sono molto oggi più prudenti. Questa almeno è l’indicazione che arriva dall’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia pubblicato la scorsa settimana dal quale emerge che tra il 2017 e il 2018 c’è stato un aumento dei crediti alle aziende finanziariamente più solide e una diminuizione di quelli alle aziende (soprattutto piccole e medie) che non offrono adeguate garanzie. Un chiaro segnale di prudenza da parte degli istituti che evidentemente non vogliono in futuro trovarsi a gestire un deterioramento della qualità degli attivi come accaduto nel recente passato.
C’è da dire tuttavia che sia le banche sia le aziende sono uscite rafforzate dal “purgatorio” della recessione. Benché oggi il problema dello spread dei nostri titoli di Stato sia tornato a rappresentare una minaccia sul fronte dei crediti malati i numeri ci dicono chiaramente come il peggio sia ormai alle spalle. Uno su tutti quello relativo allo stock di crediti deteriorati netti che, negli ultimi quattro anni, si è praticamente dimezzato e oggi si attesta a quota 90 miliardi di euro che (dato più basso dal 2008).
Lo stesso discorso vale per le imprese che oggi sono nettamente meno indebitate che in passato. «Dal picco raggiunto durante la crisi del debito sovrano la leva finanziaria si è ridotta di circa nove punti» si legge nel rapporto Bankitalia. «La capacità delle aziende di rimborsare i debiti – si legge ancora – resta elevata rispetto al passato. Il rapporto tra oneri finanziari e MOL è sceso di oltre 14 punti percentuali dal 2008, all’8 per cento»
Banche e aziende sono insomma finanziariamente molto più solide che in passato e ci si aspetterebbe una ripresa delle erogazioni che, almeno sul fronte imprese, che tuttavia fatica a concretizzarsi: «con il rallentamento dell’economia, i debiti delle imprese verso le banche sono tornati a contrarsi nei primi mesi dell’anno».
Dietro questa frenata ci sono vari fattori come una domanda tiepida, l’apertura di nuovi canali di finanziamento alternativi ma soprattutto criteri di erogazione da parte degli istituti di credito che, come accennato, si sono fatti più selettivi nel corso del tempo.
La prospettiva di un nuovo piano di finanziamenti agevolati al settore bancario (Tltro) da parte della Bce dovrebbe consentire agli istituti di credito di mantenere basso il costo della raccolta. Ciò dovrebbe contribuire a sterilizzare l’effetto negativo derivante dall’aumento dei tassi sulle nuove obbligazioni che si è visto in conseguenza del rialzo dello spread sui titoli di Stato.
Non è ancora chiaro quali saranno i criteri di erogazione dei nuovi prestiti (i dettagli sono attesi per giugno) ma in prospettiva per le banche quest’ultimo “regalo” della Bce guidata da Mario Draghi è atteso come una boccata d’ossigeno.
Autore: Andrea Franceschi
Fonte: Il Sole 24 Ore