Il lavoro delle banche, della Bce e anche della politica nel trovare strumenti per la soluzione di uno dei problemi maggiori del sistema del credito italiano sta dando i suoi frutti: le Non performing exposures (Npe, quelle che comprendono tutte le categorie dei crediti deteriorati) sono in forte miglioramento: il totale, al lordo delle svalutazioni, in tre anni è sceso del 39%.
È quanto contenuto in uno studio di Ey, la società di Ernst&Young di revisione e organizzazione contabile, che quantifica questa cruciale discesa dai 341 miliardi totali del dicembre 2015 ai 209 miliardi del settembre scorso. Le Npe si distinguono, in base alla diversa probabilità di recuperare il credito e alla scadenza, tra Past Due (esposizioni scadute e/o sconfinanti che eccedono i limiti di affidamento da oltre 90 giorni); inadempienze probabili (Unlikely to pay, dette Utp) per le quali si valuta improbabile che il debitore adempia alle sue obbligazioni contrattuali senza il ricorso allescussione delle garanzie; le sofferenze vere e proprie (i famosi Npl) verso soggetti in stato di insolvenza o in situazioni equiparabili. Nel 2018, anche grazie al successo alle Gacs sulle cartolarizzazioni, le transazioni hanno raggiunto quasi gli 80 miliardi, con un incremento del 40% rispetto al 2017.
E il sistema del credito, oltre alla vendita degli Npl, ora sta affrontando davvero il problema degli Utp, con un valore dei crediti incagliati nei bilanci al netto degli accantonamenti di 52 miliardi. «Sono lanticamera delle sofferenze – ricorda Katia Mariotti, partner di Ey – ma, a differenza di queste, i cui recuperi sono collegati ad attività di natura legale e di recupero fallimentare, sono crediti nei confronti di controparti ancora attive che, in quanto tali, richiedono soluzioni industriali e finanziarie ad hoc». Questo mercato comincia a muoversi: lanno scorso si sono infatti viste le prime cessioni significative dedicate unicamente agli Utp, come Carige con il progetto Isabel (366 milioni di valore nominale) e Crédit Agricole con Valery (435 milioni). E per il futuro la società specializzata di Ernst&Young è ottimista: «Limpegno delle principali autorità europee per la riduzione dello stock di Npe e la definizione di livelli comuni di accantonamento» avrà «impatti significativi anche nei prossimi anni», assicura Ey.
Fonte:
The mediTelegraph
ey – npe – crediti deteriorati
Il lavoro delle banche, della Bce e anche della politica nel trovare strumenti per la soluzione di uno dei problemi maggiori del sistema del credito italiano sta dando i suoi frutti: le Non performing exposures (Npe, quelle che comprendono tutte le categorie dei crediti deteriorati) sono in forte miglioramento: il totale, al lordo delle svalutazioni, in tre anni è sceso del 39%.
È quanto contenuto in uno studio di Ey, la società di Ernst&Young di revisione e organizzazione contabile, che quantifica questa cruciale discesa dai 341 miliardi totali del dicembre 2015 ai 209 miliardi del settembre scorso. Le Npe si distinguono, in base alla diversa probabilità di recuperare il credito e alla scadenza, tra Past Due (esposizioni scadute e/o sconfinanti che eccedono i limiti di affidamento da oltre 90 giorni); inadempienze probabili (Unlikely to pay, dette Utp) per le quali si valuta improbabile che il debitore adempia alle sue obbligazioni contrattuali senza il ricorso allescussione delle garanzie; le sofferenze vere e proprie (i famosi Npl) verso soggetti in stato di insolvenza o in situazioni equiparabili. Nel 2018, anche grazie al successo alle Gacs sulle cartolarizzazioni, le transazioni hanno raggiunto quasi gli 80 miliardi, con un incremento del 40% rispetto al 2017.
E il sistema del credito, oltre alla vendita degli Npl, ora sta affrontando davvero il problema degli Utp, con un valore dei crediti incagliati nei bilanci al netto degli accantonamenti di 52 miliardi. «Sono lanticamera delle sofferenze – ricorda Katia Mariotti, partner di Ey – ma, a differenza di queste, i cui recuperi sono collegati ad attività di natura legale e di recupero fallimentare, sono crediti nei confronti di controparti ancora attive che, in quanto tali, richiedono soluzioni industriali e finanziarie ad hoc». Questo mercato comincia a muoversi: lanno scorso si sono infatti viste le prime cessioni significative dedicate unicamente agli Utp, come Carige con il progetto Isabel (366 milioni di valore nominale) e Crédit Agricole con Valery (435 milioni). E per il futuro la società specializzata di Ernst&Young è ottimista: «Limpegno delle principali autorità europee per la riduzione dello stock di Npe e la definizione di livelli comuni di accantonamento» avrà «impatti significativi anche nei prossimi anni», assicura Ey.
Fonte:
The mediTelegraph
ey – npe – crediti deteriorati