Gli ultimi dati diffusi dall’Istat rapportati a quelli stilati da C.R.E.A Sanità e dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, mostrano una fotografia delle famiglie italiane in decisa difficoltà economiche in cui le ristrettezze incidono pesantemente anche sulle cure mediche. A pesare sulle tasche degli italiani soprattutto la pressione fiscale il cui aumento, registrato dall’Istat nel suo ultimo rapporto trimestrale delle amministrazioni pubbliche, evidenzia un + 40.4% nel terzo trimestre del 2018 in crescita dello 0.1 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Seppur l’incremento possa apparire di lieve entità, analizzato insieme alla propensione al risparmio, al reddito delle famiglie e al potere d’acquisto delle stesse fornisce, invece, un quadro ben poco roseo per le famiglie italiane.
L’istituto di Statistica evidenzia, infatti, come nel terzo trimestre del 2018 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici sia aumentato dello 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2017, peccato che la buona nuova sia stata annullata dall’aumento dei consumi dello 0,3%. A conti fatti, dunque, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari, dice l’Istituto di Statistica, all’8,3%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, mentre il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,2% .
In tutto questo ad essere penalizzate sono state anche le spese per le cure mediche tant’è che l’ultimo rapporto stilato da C.R.E.A. Sanità e dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, che ha presentato nella giornata di ieri i risultati , ha evidenziato come per il 5,5% dei nuclei famigliari italiani le spese sanitarie siano divenute un lusso. La percentuale sale ancora, raggiungendo l’8% se si prende in considerazione il solo Sud Italia. Ben 4.5 milioni di italiani, il 17.6% delle famiglie residenti, ha ammesso di aver tagliato o limitato fortemente le cure mediche a causa di una situazione economica complessa, tra queste 1,1 milioni le hanno addirittura annullate.
Rispetto all’ultima rilevazione, la situazione economica è ancora peggiorata per 416.694 nuclei famigliari. L’impoverimento sanitario raggiunge il picco massimo nel Lazio, dove colpisce il 2,7% delle famiglie. L’area più colpita resta il Mezzogiorno, con il 5,6% dei nuclei famigliari, seguita dal Centro (5,1%), dal Nord-Ovest (3,0%) e dal Nord-Est (2,8%).
Dati analoghi sono altresì emersi dal rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute, presentato a Roma in occasione del Welfare Date. Il report ha rivelato come nel 2017 i cittadini italiani abbiano dovuto pagare di tasca propria 150 milioni di euro per esami e visite mediche non rimborsate dal Servizio sanitario. Proprio per far fronte a tale disservizio, sono state ben 7 milioni le persone che hanno dovuto contrarre debiti per poter far fronte alle cure. Francesco Maietta, responsabile dell’Area politiche sociali del Censis, ha specificato che 2,8 milioni di cittadini sono riusciti ad evitare un ulteriore indebitamento per le cure solo perché hanno “venduto casa o hanno svincolato risparmi”. Le famiglie tra l’aumentata pressione fiscale, la riduzione del poter d’acquisto ed i risparmi in calo, si trovano in ginocchio e purtroppo a rischio indebitamento anche solo per poter godere del diritto alla salute.
Gli ultimi dati diffusi dall’Istat rapportati a quelli stilati da C.R.E.A Sanità e dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, mostrano una fotografia delle famiglie italiane in decisa difficoltà economiche in cui le ristrettezze incidono pesantemente anche sulle cure mediche. A pesare sulle tasche degli italiani soprattutto la pressione fiscale il cui aumento, registrato dall’Istat nel suo ultimo rapporto trimestrale delle amministrazioni pubbliche, evidenzia un + 40.4% nel terzo trimestre del 2018 in crescita dello 0.1 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Seppur l’incremento possa apparire di lieve entità, analizzato insieme alla propensione al risparmio, al reddito delle famiglie e al potere d’acquisto delle stesse fornisce, invece, un quadro ben poco roseo per le famiglie italiane.
L’istituto di Statistica evidenzia, infatti, come nel terzo trimestre del 2018 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici sia aumentato dello 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2017, peccato che la buona nuova sia stata annullata dall’aumento dei consumi dello 0,3%. A conti fatti, dunque, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari, dice l’Istituto di Statistica, all’8,3%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, mentre il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,2% .
In tutto questo ad essere penalizzate sono state anche le spese per le cure mediche tant’è che l’ultimo rapporto stilato da C.R.E.A. Sanità e dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, che ha presentato nella giornata di ieri i risultati , ha evidenziato come per il 5,5% dei nuclei famigliari italiani le spese sanitarie siano divenute un lusso. La percentuale sale ancora, raggiungendo l’8% se si prende in considerazione il solo Sud Italia. Ben 4.5 milioni di italiani, il 17.6% delle famiglie residenti, ha ammesso di aver tagliato o limitato fortemente le cure mediche a causa di una situazione economica complessa, tra queste 1,1 milioni le hanno addirittura annullate.
Rispetto all’ultima rilevazione, la situazione economica è ancora peggiorata per 416.694 nuclei famigliari. L’impoverimento sanitario raggiunge il picco massimo nel Lazio, dove colpisce il 2,7% delle famiglie. L’area più colpita resta il Mezzogiorno, con il 5,6% dei nuclei famigliari, seguita dal Centro (5,1%), dal Nord-Ovest (3,0%) e dal Nord-Est (2,8%).
Dati analoghi sono altresì emersi dal rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute, presentato a Roma in occasione del Welfare Date. Il report ha rivelato come nel 2017 i cittadini italiani abbiano dovuto pagare di tasca propria 150 milioni di euro per esami e visite mediche non rimborsate dal Servizio sanitario. Proprio per far fronte a tale disservizio, sono state ben 7 milioni le persone che hanno dovuto contrarre debiti per poter far fronte alle cure. Francesco Maietta, responsabile dell’Area politiche sociali del Censis, ha specificato che 2,8 milioni di cittadini sono riusciti ad evitare un ulteriore indebitamento per le cure solo perché hanno “venduto casa o hanno svincolato risparmi”. Le famiglie tra l’aumentata pressione fiscale, la riduzione del poter d’acquisto ed i risparmi in calo, si trovano in ginocchio e purtroppo a rischio indebitamento anche solo per poter godere del diritto alla salute.