Con una mossa a sorpresa il governo ha approvato ieri un decreto che autorizza interventi a garanzia della liquidità e del capitale di Banca Carige. I contenuti ricalcano quelli dell’intervento approvato e messo in atto a suo tempo su Banca Monte dei Paschi di Siena con la differenza che in questo caso il provvedimento è ad hoc sull’istituto ligure, mentre nel 2016 l’intervento riguardava tutto il settore.
Carige, commissariata da Bce il 2 gennaio, aveva annunciato un aumento di capitale da 400 milioni di euro, anche per restituire un prestito da 320 milioni da parte dello Schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi, ma l’operazione è stata bocciata dall’assemblea per l’astensione della famiglia Malacalza, primo azionista della banca ligure. Visto l’impasse e il pressing della Bce è intervenuto lo Stato.
“Il governo ha approvato un decreto-legge che interviene a offrire le più ampie garanzie di tutela dei diritti e degli interessi dei risparmiatori di Banca Carige, in modo da consentire all’amministrazione straordinaria, di recente insediata, di perseguire in piena sicurezza il processo di consolidamento patrimoniale e di rilancio delle attività dell’impresa bancaria”, ha annunciato ieri sera il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il dl. “Le banche italiane”, ha aggiunto il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, “pagano il prezzo di un sistema di vigilanza della Bce che va dotato di strumenti rafforzati di controllo e di intervento. Saremo sempre dalla parte dei risparmiatori e dei correntisti, sempre”.
Nel dettaglio, il decreto prevede una garanzia pubblica sulle emissioni di obbligazioni e/o sui finanziamenti concessi da Banca d’Italia. Si tratta di uno strumento adottato da Mps e dalle banche venete che, ai tempi, emisero circa 15 miliardi di obbligazioni sul mercato con garanzia pubblica a fronte del pagamento di una commissione di circa l’1% (Mps ha ancora circa 5 miliardi di questi bond outstanding).
Inoltre, è prevista la possibilità di accedere allo schema della ricapitalizzazione pubblica precauzionale, come previsto dall’art. 18 comma 2 del decreto legislativo 181 del 2015 che recepisce la direttiva europea Brrd, che autorizza l’intervento del governo, senza bail-in, nel caso in cui il deficit patrimoniale risulti da scenari avversi dello stress test. Sembra, infatti, che Banca Carige, che non ha pubblicato i risultati dello stress test, abbia riportato un Cet1 nello scenario avverso del 2-3% (fonte Il Messaggero), condizione che renderebbe attivabile la ricapitalizzazione precauzionale. Costerebbe 1,2 miliardi di euro.
Si tratta, comunque, di una clausola di salvaguardia che nessuno né i commissari di Carige, Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener, né il governo vuole utilizzare. La garanzia dovrebbe essere sufficiente per far tornare Carige sul mercato e consentirle di completare il rafforzamento patrimoniale già avviato con l’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi e di proseguire nella riduzione dei crediti deteriorati per rendere possibile l’approccio di una possibile banca acquirente.
Si parla con insistenza di un interesse di Unicredit, ma anche di Ubi Banca o di un gruppo estero presente in Italia come Credit Agricole e Bnp Paribas. Mentre l’ipotesi che Mps intervenga in Carige, avanzata con varie sfumature dalla stampa in questi giorni, sembra difficilmente accettabile da parte della Commissione Ue alla luce del piano che la banca ha concordato con Bruxelles per avere il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale dello Stato da 5,4 miliardi.
Gli analisti di Mediobanca Securities hanno calcolato che Carige ha registrato un ratio Npe lordo del 26% a settembre 2018, nonostante i notevoli sforzi di riduzione del rischio degli ultimi anni. “Tale rapporto rimane ben al di sopra della media dei competitor intorno al 12,5% a settembre 2018 e dovrebbe essersi ulteriormente ridotto con le azioni attuate nel quarto trimestre da alcune banche rivali nazionali. Quindi, vediamo la riduzione dello stock di prestiti in sofferenza come una parte cruciale del turnaround di Carige sia in uno scenario stand-alone sia in uno scenario di consolidamento”, spiegano in una nota di oggi gli analisti di Mediobanca.
Naturalmente rimane aperta la possibilità per gli attuali soci (Malacalza in primis con il 27,5% del capitale) di procedere alla ricapitalizzazione da 400 milioni di euro, ma sono stati così introdotti dei meccanismi di salvataggio anche in assenza di intervento privato. “Valutiamo positivamente lintervento del governo in quanto elimina prontamente il rischio di una chiamata in causa del settore bancario italiano. Questa grana è già costata 320 milioni di euro”, osserva un operatore.
Per superare lo stallo nel percorso di salvataggio i vertici di Carige ieri hanno incontrato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e il direttore generale, Alessandro Rivera, che è anche il presidente della Sga, la bad bank pubblica che potrebbe rilevare parte dei 2,8 miliardi di crediti deteriorati dell’istituto ligure. Dall’incontro con Tria sarebbe emersa l’opportunità di dare un segnale ai mercati. Oggi sarà la volta dei sindacati. Su quest’ultimo fronte la Uilca ha annunciato che, se non saranno fornite risposte e impegni concreti sul futuro della banca, il sindacato è pronto a scioperare e a organizzare una manifestazione a Roma.
“A differenza di Mps , secondo noi, l’intervento del governo si è reso necessario in primis per dare stabilità alla raccolta”, commentano stamani gli analisti di Equita. Parallelamente si è, quindi, reso necessario “anche un intervento potenziale di garanzia sul capitale ancorché Carige possa contare sulla possibilità di convertire, in alcuni casi, per 320 milioni il Tier2 sottoscritto dal Fondo Interbancario”, aggiungono gli esperti della sim per i quali l’intervento del governo consente, dunque, una sostanziale e definitiva stabilizzazione dei rischi che fanno capo alla banca e dimostra la volontà di tutelare comunque il risparmiatore retail.
A questo proposito il titolo Banca Carige resta sospeso dalle contrattazioni anche se nei giorni scorsi il commissario Lener non ha escluso che la Consob possa consentire, superate le iniziali turbolenze, di riammetterlo alla negoziazione.
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza
carige – banche – mps
Con una mossa a sorpresa il governo ha approvato ieri un decreto che autorizza interventi a garanzia della liquidità e del capitale di Banca Carige. I contenuti ricalcano quelli dell’intervento approvato e messo in atto a suo tempo su Banca Monte dei Paschi di Siena con la differenza che in questo caso il provvedimento è ad hoc sull’istituto ligure, mentre nel 2016 l’intervento riguardava tutto il settore.
“Il governo ha approvato un decreto-legge che interviene a offrire le più ampie garanzie di tutela dei diritti e degli interessi dei risparmiatori di Banca Carige, in modo da consentire all’amministrazione straordinaria, di recente insediata, di perseguire in piena sicurezza il processo di consolidamento patrimoniale e di rilancio delle attività dell’impresa bancaria”, ha annunciato ieri sera il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il dl. “Le banche italiane”, ha aggiunto il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, “pagano il prezzo di un sistema di vigilanza della Bce che va dotato di strumenti rafforzati di controllo e di intervento. Saremo sempre dalla parte dei risparmiatori e dei correntisti, sempre”.
Nel dettaglio, il decreto prevede una garanzia pubblica sulle emissioni di obbligazioni e/o sui finanziamenti concessi da Banca d’Italia. Si tratta di uno strumento adottato da Mps e dalle banche venete che, ai tempi, emisero circa 15 miliardi di obbligazioni sul mercato con garanzia pubblica a fronte del pagamento di una commissione di circa l’1% (Mps ha ancora circa 5 miliardi di questi bond outstanding).
Inoltre, è prevista la possibilità di accedere allo schema della ricapitalizzazione pubblica precauzionale, come previsto dall’art. 18 comma 2 del decreto legislativo 181 del 2015 che recepisce la direttiva europea Brrd, che autorizza l’intervento del governo, senza bail-in, nel caso in cui il deficit patrimoniale risulti da scenari avversi dello stress test. Sembra, infatti, che Banca Carige, che non ha pubblicato i risultati dello stress test, abbia riportato un Cet1 nello scenario avverso del 2-3% (fonte Il Messaggero), condizione che renderebbe attivabile la ricapitalizzazione precauzionale. Costerebbe 1,2 miliardi di euro.
Si tratta, comunque, di una clausola di salvaguardia che nessuno né i commissari di Carige, Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener, né il governo vuole utilizzare. La garanzia dovrebbe essere sufficiente per far tornare Carige sul mercato e consentirle di completare il rafforzamento patrimoniale già avviato con l’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi e di proseguire nella riduzione dei crediti deteriorati per rendere possibile l’approccio di una possibile banca acquirente.
Si parla con insistenza di un interesse di Unicredit, ma anche di Ubi Banca o di un gruppo estero presente in Italia come Credit Agricole e Bnp Paribas. Mentre l’ipotesi che Mps intervenga in Carige, avanzata con varie sfumature dalla stampa in questi giorni, sembra difficilmente accettabile da parte della Commissione Ue alla luce del piano che la banca ha concordato con Bruxelles per avere il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale dello Stato da 5,4 miliardi.
Gli analisti di Mediobanca Securities hanno calcolato che Carige ha registrato un ratio Npe lordo del 26% a settembre 2018, nonostante i notevoli sforzi di riduzione del rischio degli ultimi anni. “Tale rapporto rimane ben al di sopra della media dei competitor intorno al 12,5% a settembre 2018 e dovrebbe essersi ulteriormente ridotto con le azioni attuate nel quarto trimestre da alcune banche rivali nazionali. Quindi, vediamo la riduzione dello stock di prestiti in sofferenza come una parte cruciale del turnaround di Carige sia in uno scenario stand-alone sia in uno scenario di consolidamento”, spiegano in una nota di oggi gli analisti di Mediobanca.
Naturalmente rimane aperta la possibilità per gli attuali soci (Malacalza in primis con il 27,5% del capitale) di procedere alla ricapitalizzazione da 400 milioni di euro, ma sono stati così introdotti dei meccanismi di salvataggio anche in assenza di intervento privato. “Valutiamo positivamente lintervento del governo in quanto elimina prontamente il rischio di una chiamata in causa del settore bancario italiano. Questa grana è già costata 320 milioni di euro”, osserva un operatore.
Per superare lo stallo nel percorso di salvataggio i vertici di Carige ieri hanno incontrato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e il direttore generale, Alessandro Rivera, che è anche il presidente della Sga, la bad bank pubblica che potrebbe rilevare parte dei 2,8 miliardi di crediti deteriorati dell’istituto ligure. Dall’incontro con Tria sarebbe emersa l’opportunità di dare un segnale ai mercati. Oggi sarà la volta dei sindacati. Su quest’ultimo fronte la Uilca ha annunciato che, se non saranno fornite risposte e impegni concreti sul futuro della banca, il sindacato è pronto a scioperare e a organizzare una manifestazione a Roma.
“A differenza di Mps , secondo noi, l’intervento del governo si è reso necessario in primis per dare stabilità alla raccolta”, commentano stamani gli analisti di Equita. Parallelamente si è, quindi, reso necessario “anche un intervento potenziale di garanzia sul capitale ancorché Carige possa contare sulla possibilità di convertire, in alcuni casi, per 320 milioni il Tier2 sottoscritto dal Fondo Interbancario”, aggiungono gli esperti della sim per i quali l’intervento del governo consente, dunque, una sostanziale e definitiva stabilizzazione dei rischi che fanno capo alla banca e dimostra la volontà di tutelare comunque il risparmiatore retail.
A questo proposito il titolo Banca Carige resta sospeso dalle contrattazioni anche se nei giorni scorsi il commissario Lener non ha escluso che la Consob possa consentire, superate le iniziali turbolenze, di riammetterlo alla negoziazione.
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza
carige – banche – mps