Interessante la fotografia inerente il mercato immobiliare italiano che emerge da differenti ricerche, che per analogia sulla tematica abbiamo accorpato al fine di dare una panoramica generale il più completa ed attuale possibile, in primis possiamo affermare che resta confermato il divario, nei prezzi, tra Nord e Sud Italia. Secondo i dati registrati dall’OMI, l’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, che prende in considerazione i prezzi delle abitazioni civili tratti dai rogiti, è evidente che la nostra Penisola è piuttosto eterogenea. Mentre nel settentrione il settore risulta piuttosto stabile, al Sud la situazione è decisamente più negativa, differenti le città come Cagliari, Catania, Taranto e Messina, che hanno fatto registrare un calo significativo dei prezzi del mattone. Ai due antipodi parrebbero esserci Milano, trend positivo +4%, con quotazioni in risalita anche per l’immobiliare di pregio, e Napoli che fatica a dare segni di ripresa. Un report dedicato alla città redatto dalla Borsa Immobiliare di Napoli, ossia la nota semestrale del Listino Ufficiale, denota proprio come nella città partenopea l’andamento fra il dato delle compravendite e quello dei prezzi stiano su binari diversi. Secondo Massimo Di Casola, agente immobiliare dal 1992, oggi consulente del gruppo Real Estate Brokers srl e di alcuni gruppi leader nell’intermediazione immobiliare italiani, il gap importante nei prezzi è determinato dalla qualità media del prodotto, che al Sud è più scadente, rispetto al Nord. “La qualità media del prodotto è scadente, con tecnologie di risparmio energetico e antisismiche inadeguate o, in alcuni casi, del tutto inesistenti. Si preferisce chiedere uno sconto sul prezzo richiesto per poter ristrutturare la casa, ammesso che la posizione piaccia. Dove invece il prodotto è adeguato (come per le case nuove ben posizionate) i prezzi non scendono anzi i listini sono in rialzo. In tutti i casi carenza dei servizi pubblici primari e di opere di urbanizzazione primaria, scarsa accessibilità e bassa qualità ambientale contribuiscono a far si che la situazione al Sud rimanga in pieno stallo”.
Nonostante le sue caratteristiche particolarmente eterogenee il mattone italiano fa sempre più gola agli stranieri, a cui piace molto l’Italia. Netti i numeri emersi dal real estate summit “Quo Vadis Italia?”, organizzato annualmente dalla multinazionale DLA Piper. Ove è emerso che in Italia nel 2017 il 70% degli investimenti immobiliari è giunto da capitali internazionali, una percentuale, dicono le stime, che non si arresterà, ma anzi e destinata a crescere e incrementarsi anno dopo anno: si ipotizza che, a fine 2018, la percentuale supererà il 75%. L’appuntamento ha riunito il top internazionale del mercato italiano, ove sette differenti panel hanno delineato il punto di vista sugli investimenti immobiliari e le opportunità offerte dal mercato italiano.
Olaf Schmidt, Co-Managing Director per l’Europa e il Medio Oriente e Co-Responsabile del Sector Real Estate Global di DLA Piper, ha dichiarato: “Nonostante l’attuale clima politico difficile e quasi ostile verso l’Europa, l’Italia continua ad attrarre l’interesse degli investitori internazionali”. Poi ha puntualizzato come vi sia una differenza netta, ad oggi, tra chi già è presente nel mercato italiano e chi invece si vorrebbe affacciare per la prima volta, ma non ha ancora investito in Italia. I primi, dice, prendono una visione di medio-lungo periodo e si fidano della capacità del mercato italiano di resistere alle attuali tendenze, mentre, aggiunge, chi non ha ancora messo piede nel Paese preferisce aspettare per ora. Gli investitori internazionali, specifica Olaf Schmidt, “sono soprattutto alla ricerca di opportunità nel settore residenziale, declinato sotto ogni forma, dallo student housing al microliving fino alla sua interpretazione tradizionale e al senior living o residenziale assistito. Ma il prodotto scarseggia, dobbiamo essere pronti e veloci nel saper rispondere a questa domanda di mercato”.
Anche in Italia, comunque, vi è nuovamente una sollecitazione verso l’antica propensione italica alla proprietà immobiliare. Paolo Melone di Banca Intesa Sanpaolo, afferma: “Da un lato abbiamo assistito alla volontà di mettere a reddito gli immobili di proprietà, soprattutto le seconde- è esploso il mercato dei B&B, così come ogni forma di sfruttamento immobiliare per fini turistici. D’altro canto la volatilità del mercato e le iniezioni massicce di liquidità hanno reso il mercato degli investimenti finanziari assai più difficile nella ricerca di rendimento. Ecco che l’immobile, che sembrava poter essere penalizzato dopo il 2012, è tornato a offrire ottime opportunità, anche se non possiamo, considerare quello immobiliare ancora un mercato effervescente”.
Interessante la fotografia inerente il mercato immobiliare italiano che emerge da differenti ricerche, che per analogia sulla tematica abbiamo accorpato al fine di dare una panoramica generale il più completa ed attuale possibile, in primis possiamo affermare che resta confermato il divario, nei prezzi, tra Nord e Sud Italia. Secondo i dati registrati dall’OMI, l’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, che prende in considerazione i prezzi delle abitazioni civili tratti dai rogiti, è evidente che la nostra Penisola è piuttosto eterogenea. Mentre nel settentrione il settore risulta piuttosto stabile, al Sud la situazione è decisamente più negativa, differenti le città come Cagliari, Catania, Taranto e Messina, che hanno fatto registrare un calo significativo dei prezzi del mattone. Ai due antipodi parrebbero esserci Milano, trend positivo +4%, con quotazioni in risalita anche per l’immobiliare di pregio, e Napoli che fatica a dare segni di ripresa. Un report dedicato alla città redatto dalla Borsa Immobiliare di Napoli, ossia la nota semestrale del Listino Ufficiale, denota proprio come nella città partenopea l’andamento fra il dato delle compravendite e quello dei prezzi stiano su binari diversi. Secondo Massimo Di Casola, agente immobiliare dal 1992, oggi consulente del gruppo Real Estate Brokers srl e di alcuni gruppi leader nell’intermediazione immobiliare italiani, il gap importante nei prezzi è determinato dalla qualità media del prodotto, che al Sud è più scadente, rispetto al Nord. “La qualità media del prodotto è scadente, con tecnologie di risparmio energetico e antisismiche inadeguate o, in alcuni casi, del tutto inesistenti. Si preferisce chiedere uno sconto sul prezzo richiesto per poter ristrutturare la casa, ammesso che la posizione piaccia. Dove invece il prodotto è adeguato (come per le case nuove ben posizionate) i prezzi non scendono anzi i listini sono in rialzo. In tutti i casi carenza dei servizi pubblici primari e di opere di urbanizzazione primaria, scarsa accessibilità e bassa qualità ambientale contribuiscono a far si che la situazione al Sud rimanga in pieno stallo”.
Nonostante le sue caratteristiche particolarmente eterogenee il mattone italiano fa sempre più gola agli stranieri, a cui piace molto l’Italia. Netti i numeri emersi dal real estate summit “Quo Vadis Italia?”, organizzato annualmente dalla multinazionale DLA Piper. Ove è emerso che in Italia nel 2017 il 70% degli investimenti immobiliari è giunto da capitali internazionali, una percentuale, dicono le stime, che non si arresterà, ma anzi e destinata a crescere e incrementarsi anno dopo anno: si ipotizza che, a fine 2018, la percentuale supererà il 75%. L’appuntamento ha riunito il top internazionale del mercato italiano, ove sette differenti panel hanno delineato il punto di vista sugli investimenti immobiliari e le opportunità offerte dal mercato italiano.
Olaf Schmidt, Co-Managing Director per l’Europa e il Medio Oriente e Co-Responsabile del Sector Real Estate Global di DLA Piper, ha dichiarato: “Nonostante l’attuale clima politico difficile e quasi ostile verso l’Europa, l’Italia continua ad attrarre l’interesse degli investitori internazionali”. Poi ha puntualizzato come vi sia una differenza netta, ad oggi, tra chi già è presente nel mercato italiano e chi invece si vorrebbe affacciare per la prima volta, ma non ha ancora investito in Italia. I primi, dice, prendono una visione di medio-lungo periodo e si fidano della capacità del mercato italiano di resistere alle attuali tendenze, mentre, aggiunge, chi non ha ancora messo piede nel Paese preferisce aspettare per ora. Gli investitori internazionali, specifica Olaf Schmidt, “sono soprattutto alla ricerca di opportunità nel settore residenziale, declinato sotto ogni forma, dallo student housing al microliving fino alla sua interpretazione tradizionale e al senior living o residenziale assistito. Ma il prodotto scarseggia, dobbiamo essere pronti e veloci nel saper rispondere a questa domanda di mercato”.
Anche in Italia, comunque, vi è nuovamente una sollecitazione verso l’antica propensione italica alla proprietà immobiliare. Paolo Melone di Banca Intesa Sanpaolo, afferma: “Da un lato abbiamo assistito alla volontà di mettere a reddito gli immobili di proprietà, soprattutto le seconde- è esploso il mercato dei B&B, così come ogni forma di sfruttamento immobiliare per fini turistici. D’altro canto la volatilità del mercato e le iniezioni massicce di liquidità hanno reso il mercato degli investimenti finanziari assai più difficile nella ricerca di rendimento. Ecco che l’immobile, che sembrava poter essere penalizzato dopo il 2012, è tornato a offrire ottime opportunità, anche se non possiamo, considerare quello immobiliare ancora un mercato effervescente”.