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Lautenschlaeger (Bce), banche Italia più solide.

Le banche italiane sono diventate più solide anche se, come altrove, resta lunga la strada per ridurre i crediti deteriorati. E’ l’opinione di Sabine Lautenschlaeger, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea e vicepresidente del Ssm, organo di vigilanza bancaria dell’istituto. In un’intervista all’agenzia France Presse sottolinea che la Bce dovrebbe porre fine al suo sforzo di stimolo durato anni per la zona euro, nonostante un recente rallentamento della crescita nell’Ue e nonostante l’aumento dei rischi per l’economia.

“Complessivamente, il sistema bancario italiano è diventato più resiliente”, ha detto la banchiera centrale, da quando l’SSM ha iniziato a lavorare nel 2014. Ma le società finanziarie in Italia e altrove hanno una lunga strada da percorrere nel tagliare la quantità di cosiddetti crediti deteriorati (Npl), sui loro bilanci, ha detto ancora, precisando di tenere d’occhio i “cambiamenti e rischi nel contesto macroeconomico” per le banche italiane.

Secondo Lautenschlaeger in ogni caso la Banca centrale europea dovrebbe porre fine al suo sforzo di stimolo per la zona euro, durato anni, nonostante un recente rallentamento della crescita nell’Ue e l’aumento dei rischi economici. “È tempo di normalizzare gradualmente la politica monetaria”, ha detto. Anche se i dati economici hanno mostrato condizioni “più deboli del previsto” per la zona euro, “la crescita economica è nel complesso delle nostre proiezioni”. Di qui la fiducia che la Bce, che ha sede a Francoforte, raggiungerà il suo obiettivo di inflazione vicino, ma inferiore al 2%.

Una crescita accettabile ha convinto molti responsabili delle politiche della Bce a porre finalmente fine agli acquisti massicci di titoli di stato e obbligazioni societarie, che servivano a pompare denaro attraverso il sistema finanziario dell’eurozona e nell’economia reale della zona, alimentando la crescita e aumentando l’inflazione. L’acquisto di obbligazioni negli ultimi tre anni è costato un totale di 2.600 miliardi di euro. Ora che la Bce è pronta porre fine al programma, negli ultimi mesi sono aumentati i timori per i rischi come una possibile Brexit senza accordo o il conflitto commerciale tra Bruxelles e Washington. Ma, ha detto Lautenschlaeger, “in questo momento non vedo nulla che possa cambiare questa valutazione” di porre fine all’acquisto di obbligazioni prima che i governatori della Bce si incontrino il 13 dicembre. 

D’altronde, secondo la banchiera centrale tedesca, l’estensione del programma di acquisti in futuro “non apporterebbe significativi ulteriori benefici, ma aumenterebbe gli effetti collaterali negativi”. Una volta che la Bce ha smetterà di incrementare il proprio stock di obbligazioni, reinvestirà sui titoli del debito man mano che verranno a scadenza, rendendola una presenza costante sui mercati obbligazionari negli anni a venire. Se combinato con altre misure come i bassi tassi di interesse storici, i prestiti a lungo termine alle banche e le erogazioni settimanali di liquidità agli istituti finanziari, “i reinvestimenti fungeranno da stimolo sufficiente”, ha previsto Lautenschlaeger. In prospettiva, il banchiere centrale tedesco prevede che i tassi di interesse potrebbero aumentare “in estate (metà del 2019) o in autunno, a seconda dell’input che ricaviamo dai dati in arrivo”.

Lautenschlaeger, che da lungo tempo sostiene la necessità di porre fine alla politica di stimolo monetario, ha aggiunto che in linea di principio l’allentamento quantitativo o l’acquisto di obbligazioni “non dovrebbero far parte del normale pacchetto di strumenti politici. Dovrebbero essere uno strumento di ultima istanza, da utilizzare solo quando esiste un chiaro rischio di deflazione”.


Fonte:

Milano Finanza

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