Si gioca sul costo della raccolta, una delle partite più delicate per le banche italiane (e per leconomia italiana nel suo complesso). Perché alla luce di uno spread oramai stabilmente oltre i 100 punti base sopra i livelli visti nella prima metà di maggio, per gli istituti domestici diventa sempre più salato raccogliere denaro fresco da impiegare in nuovi prestiti a famiglie e imprese. Soggetti che, di riflesso, rischiano di pagare con le proprie tasche il maggior costo dellapprovvigionamento di credito.
Non è un caso che il tema dellaumento del differenziale Btp- Bund sia stato evidenziato sia dal governatore Ignazio Visco che dal presidente dellAssociazione bancaria Antonio Patuelli, davanti alla platea romana dellAbi. Del resto la questione si intreccia a doppio filo con laltro grande vettore di cambiamento della struttura del passivo degli istituti, ovvero lentrata in vigore del cosiddetto Mrel, il requisito minimo di fondi propri e passività utilizzabili in caso di crisi bancarie. Nei prossimi mesi, non appena il dibattito a livello europeo arriverà a conclusione, le banche dovranno emettere nuovi subordinati che, in caso di risoluzione, dovranno assorbire le perdite e ricostituire il capitale.
Il gap da colmare
Secondo le stime di Bankitalia, alla luce di questa novità normativa le banche italiane significative potrebbero registrare una carenza aggregata di passività idonee tra i 30 e i 60 miliardi di euro. Altre previsioni prevedono impatti più contenuti. Resta il fatto che, al netto del fabbisogno, larrivo del Mrel comporterà un aumento del costo della funding, visto che i prezzi delle emissioni rifletteranno una loro maggiore rischiosità intrinseca. «I nuovi requisiti sulle passività potrebbero determinare un marcato incremento del costo della raccolta di fondi sul mercato allingrosso», avverte il Governatore di Banca dItalia.
Il tutto peraltro arriverà mentre in parallelo partiranno i rimborsi alla Bce dei fondi Tltro e, entro il 2020, andrà in scadenza circa la metà dei bond attualmente in circolazione sul mercato bancario. Si tratta di circa 150 miliardi che dovranno essere in qualche modo rimpiazzati, evidenzia Visco.
Alcune banche, guardando al medio lungo termine, si stanno muovendo già da ora. E hanno iniziato ad emettere covered bond con buoni riscontri sul mercato. Nei giorni scorsi lo ha fatto Intesa Sanpaolo, con unemissione da un miliardo, cui è seguita a stretto giro Mediobanca (con un collocamento a 6 anni da 500 milioni) e Bper, ieri, con un bond da 500 milioni a 5 anni. Per le banche più piccole potrebbe rivelarsi decisiva la revisione dei limiti per le emissioni di obbligazioni bancarie, avviata a giugno da Bankitalia, che Patuelli auspica si concluda «rapidamente». Se tutto filerà liscio, anche gli istituti con fondi propri inferiori ai 250 milioni sarà possibile emettere covered bond.
I costi in salita
Certo è che in prospettiva, complice il Mrel, il costo medio della raccolta è destinato a salire. Secondo Bankitalia si prospetta un rialzo atteso i 10 e i 30 punti base, come evidenziato dal rapporto sulla stabilità finanziaria di aprile. Il rischio è che le banche reagiscano alla novità regolamentare o con una stretta alle attività ponderate per il rischio (Rwa) oppure con un rialzo dei costi dei prestiti. Per questi motivi assume rilievo il dibattito che inizierà domani a Bruxelles sulla revisione della Brrd, ovvero la direttiva sul risanamento e risoluzione della banche. Sul tavolo del trilogo Ue ci sono le proposte del Parlamento che, con una mossa non scontata, ha previsto che i titoli subordinati assorbibili non possano superare il 18% degli attivi ponderati per il rischio. Dallaltra, invece, cè la proposta del Consiglio, a trazione franco-tedesca, che prevede un livello ben più alto, pari all8% delle passività, pari al 20-25% degli Rwa.
In questo quadro lItalia, cè da scommetterci, farà la sua battaglia, come si è visto già in occasione dellastensione di fronte alla proposta Ecofin di maggio e della proposta formalizzata dal Parlamento. A prometterlo è lo stesso ministro Tria, che evidenzia che il pacchetto bancario varato dallEcofin di maggio ha «problematicità su cui lItalia si misurerà». La partita, su questo, non è facile. Ma il guanto di sfida a Bruxelles, anche su questo fronte, è lanciato.
Autore: Luca Davi
Fonte:
Il Sole 24 Ore
Si gioca sul costo della raccolta, una delle partite più delicate per le banche italiane (e per leconomia italiana nel suo complesso). Perché alla luce di uno spread oramai stabilmente oltre i 100 punti base sopra i livelli visti nella prima metà di maggio, per gli istituti domestici diventa sempre più salato raccogliere denaro fresco da impiegare in nuovi prestiti a famiglie e imprese. Soggetti che, di riflesso, rischiano di pagare con le proprie tasche il maggior costo dellapprovvigionamento di credito.
Non è un caso che il tema dellaumento del differenziale Btp- Bund sia stato evidenziato sia dal governatore Ignazio Visco che dal presidente dellAssociazione bancaria Antonio Patuelli, davanti alla platea romana dellAbi. Del resto la questione si intreccia a doppio filo con laltro grande vettore di cambiamento della struttura del passivo degli istituti, ovvero lentrata in vigore del cosiddetto Mrel, il requisito minimo di fondi propri e passività utilizzabili in caso di crisi bancarie. Nei prossimi mesi, non appena il dibattito a livello europeo arriverà a conclusione, le banche dovranno emettere nuovi subordinati che, in caso di risoluzione, dovranno assorbire le perdite e ricostituire il capitale.
Il gap da colmare
Secondo le stime di Bankitalia, alla luce di questa novità normativa le banche italiane significative potrebbero registrare una carenza aggregata di passività idonee tra i 30 e i 60 miliardi di euro. Altre previsioni prevedono impatti più contenuti. Resta il fatto che, al netto del fabbisogno, larrivo del Mrel comporterà un aumento del costo della funding, visto che i prezzi delle emissioni rifletteranno una loro maggiore rischiosità intrinseca. «I nuovi requisiti sulle passività potrebbero determinare un marcato incremento del costo della raccolta di fondi sul mercato allingrosso», avverte il Governatore di Banca dItalia.
Il tutto peraltro arriverà mentre in parallelo partiranno i rimborsi alla Bce dei fondi Tltro e, entro il 2020, andrà in scadenza circa la metà dei bond attualmente in circolazione sul mercato bancario. Si tratta di circa 150 miliardi che dovranno essere in qualche modo rimpiazzati, evidenzia Visco.
Alcune banche, guardando al medio lungo termine, si stanno muovendo già da ora. E hanno iniziato ad emettere covered bond con buoni riscontri sul mercato. Nei giorni scorsi lo ha fatto Intesa Sanpaolo, con unemissione da un miliardo, cui è seguita a stretto giro Mediobanca (con un collocamento a 6 anni da 500 milioni) e Bper, ieri, con un bond da 500 milioni a 5 anni. Per le banche più piccole potrebbe rivelarsi decisiva la revisione dei limiti per le emissioni di obbligazioni bancarie, avviata a giugno da Bankitalia, che Patuelli auspica si concluda «rapidamente». Se tutto filerà liscio, anche gli istituti con fondi propri inferiori ai 250 milioni sarà possibile emettere covered bond.
I costi in salita
Certo è che in prospettiva, complice il Mrel, il costo medio della raccolta è destinato a salire. Secondo Bankitalia si prospetta un rialzo atteso i 10 e i 30 punti base, come evidenziato dal rapporto sulla stabilità finanziaria di aprile. Il rischio è che le banche reagiscano alla novità regolamentare o con una stretta alle attività ponderate per il rischio (Rwa) oppure con un rialzo dei costi dei prestiti. Per questi motivi assume rilievo il dibattito che inizierà domani a Bruxelles sulla revisione della Brrd, ovvero la direttiva sul risanamento e risoluzione della banche. Sul tavolo del trilogo Ue ci sono le proposte del Parlamento che, con una mossa non scontata, ha previsto che i titoli subordinati assorbibili non possano superare il 18% degli attivi ponderati per il rischio. Dallaltra, invece, cè la proposta del Consiglio, a trazione franco-tedesca, che prevede un livello ben più alto, pari all8% delle passività, pari al 20-25% degli Rwa.
In questo quadro lItalia, cè da scommetterci, farà la sua battaglia, come si è visto già in occasione dellastensione di fronte alla proposta Ecofin di maggio e della proposta formalizzata dal Parlamento. A prometterlo è lo stesso ministro Tria, che evidenzia che il pacchetto bancario varato dallEcofin di maggio ha «problematicità su cui lItalia si misurerà». La partita, su questo, non è facile. Ma il guanto di sfida a Bruxelles, anche su questo fronte, è lanciato.
Autore: Luca Davi
Fonte:
Il Sole 24 Ore