Cosa è il roboadvisory? In cosa si differenzia dalla consulenza tradizionale e quali vantaggi può offrire ai risparmiatori?
Il robot advisory, a prescindere dalla traduzione dall’inglese, significa l’offerta di servizi di investimento tramite il canale digitale, senza l’interazione tradizionale con un consulente finanziario. Come molto spesso succede con l’inglese e le sue semplificazioni, la parola robot in realtà viene utilizzata per identificare degli algoritmi che consentono di profilare ciascun cliente via web e di offrire portafogli personalizzati su di lui, portafogli che a loro volta sono costruiti grazie ad algoritmi che consentono un’automazione totale grazie alla tecnologia. La possibilità di accedere a servizi di investimento tramite il web e in totale autonomia consente al risparmiatore un risparmio significativo di commissioni saltando il canale distributivo della Banca o del consulente.
In che modo l’intelligenza artificiale e il machine learning possono contribuire a innovare il risparmio gestito? Cosa si intende con Wealth Tech?
Entrambe possono rendere sempre più efficiente la costruzione dei portafogli, rendendo migliori le analisi e di conseguenza le performance dei portafogli. Anche noi in Euclidea applichiamo l’intelligenza artificiale per finalità predittive, avendo migliaia di dati a disposizione. Il beneficio non è solo per il cliente ma anche per le FinTech stesse, che possono analizzare migliaia di dati con risorse umane molto inferiori come numero e con migliori risultati rispetto al passato. Wealth Tech è proprio la tecnologia applicata al weatlh management, un settore del FinTech di cui noi di Euclidea facciamo parte.
Come valuta la concorrenza potenziale delle Big Tech? Dopo AmazonPay e ApplePay arriveranno anche prodotti di risparmio gestito?
Gli esempi citati sono nei pagamenti e qui la concorrenza alle banche sia dalle FinTech che da altri operatori della tecnologia sarà fortissima. Minori barriere all’entrata, un servizio più semplice offerto e i dati dei clienti a disposizione rendono questo terreno molto competitivo. I prodotti del risparmio gestito, secondo me, sono più complessi da offrire, infatti il modello interamente digitale è molto difficile che prenda piede: anche noi adottiamo sull’offerta web un modello così detto ibrido con l’assistenza umana sempre disponibile tramite un customer care professionale. Detto questo, certi brand delle Big Tech possono contare un vantaggio importante sia di brand che di dati a disposizione che non possono precludere un loro ingresso nel risparmio, in particolare sui millenials, completamenti trascurati dalle banche tradizionali, una categoria di futuri risparmiatori che nascono digitali e molto fidelizzati verso certi brand tecnologici.
Rimanendo sul tema della concorrenza, come valuta iniziative come quelle di EasyMoney, con le quali il gruppo reso celebre per i voli lowcost di EasyJet ha iniziato proporre saving accounts nel Regno Unito?
EasyJet nella sua home page di EasyMoney riprende contenuti di successo che erano i loro sui voli low cost e che sono sicuramente alla base delle iniziative FinTech: disintermediazione del canale tradizionale e benefici al cliente finale. Queste iniziative fanno bene al sistema FinTech perché aumentano la base di nuovi consumatori digitali nel risparmio, oltre al fatto che l’entrata di società visionarie e innovative in questo settore dimostra le potenzialità del FinTech.
Detto questo, non è sufficiente avere un brand conosciuto nei viaggi per sfondare nel settore finanziario, per cui anche questa iniziativa dovrà convincere il risparmiatore ad accedere in maniera digitale ai propri investimenti.
Come si colloca l’Italia rispetto agli altri paesi, Europei e non, dal punto di vista della cultura finanziaria e dell’apertura verso nuove soluzioni innovative?
La sensazione è che il livello europeo e italiano siano molto simili, e solo negli Stati Uniti, come sempre, si è più avanti nell’apertura mentale verso soluzioni innovative nei servizi finanziari. I numeri e le dimensioni dei player indipendenti come Betterment e Wealthfront dimostrano che negli Stati Uniti il settore del Wealth Tech è più avanti. Detto questo, il primo passo per gli italiani è prendere consapevolezza dei costi che sostengono quando investono, cosa purtroppo che è ancora molto lontana, in modo da poter fare poi scelte ragionate tra servizi digitali o servizi tradizionali più costosi.
Tra giovani che riescono con difficoltà a raggiungere livelli di reddito compatibili con ipotesi di risparmio e anziani, talvolta prigionieri di soluzioni tradizionali e di asset illiquidi come gli immobili, come vede le prospettive del risparmio delle famiglie italiane?
L‘Italia rimane uno dei paesi con il maggior tasso di risparmio al mondo, è un mercato ricco, dove i risparmiatori continuano ad essere orfani dei titoli di stato con alte cedole degli anni 80. In un regime di tassi bassi le scelte devono essere rivolte al risparmio gestito. Per questo motivo l’Italia rimane un mercato molto interessante per lo stock di risparmio disponibile e per come è stato gestito in questi ultimi anni. Un fattore catalizzante di cambiamento sarà, oltre alla rivoluzione digitale, anche l‘introduzione della MIFID 2 che da quest’anno obbliga tutti gli intermediari a dare una totale trasparenza ai clienti sui costi che sostengono. Un’industria più trasparente e di conseguenza più competitiva crea opportunità per player come noi che offrono soluzioni vantaggiose e innovative per i risparmiatori. Di questi cambiamenti ne beneficeranno in primis proprio i risparmiatori.
Che suggerimenti si sentirebbe di dare ai risparmiatori più giovani a fronte del persistente squilibrio intergenerazionale del sistema previdenziale italiano?
I giovani devono avere una maggiore educazione finanziaria e questo è il punto principale da cambiare per le nuove generazioni. Ragionando da un punto di vista previdenziale, i giovani devono pensare al proprio futuro il prima possibile, devono imparare a risparmiare anche cifre piccole con un piano di accumulo regolare ed investirle con un orizzonte temporale di 30 anni per avere un patrimonio che cresce con loro.
Luca Valaguzza prenderà parte in qualità di Speakers al CVFINTECHDAY che si terrà a Milano presso il Crowne Plaza Hotel di San Donato Milanese il prossimo 21 novembre.
Per maggiori informazioni sulla giornata e per l’agenda visita https://creditvillage.news/fintechday/
Cosa è il roboadvisory? In cosa si differenzia dalla consulenza tradizionale e quali vantaggi può offrire ai risparmiatori?
Il robot advisory, a prescindere dalla traduzione dall’inglese, significa l’offerta di servizi di investimento tramite il canale digitale, senza l’interazione tradizionale con un consulente finanziario. Come molto spesso succede con l’inglese e le sue semplificazioni, la parola robot in realtà viene utilizzata per identificare degli algoritmi che consentono di profilare ciascun cliente via web e di offrire portafogli personalizzati su di lui, portafogli che a loro volta sono costruiti grazie ad algoritmi che consentono un’automazione totale grazie alla tecnologia. La possibilità di accedere a servizi di investimento tramite il web e in totale autonomia consente al risparmiatore un risparmio significativo di commissioni saltando il canale distributivo della Banca o del consulente.
In che modo l’intelligenza artificiale e il machine learning possono contribuire a innovare il risparmio gestito? Cosa si intende con Wealth Tech?
Entrambe possono rendere sempre più efficiente la costruzione dei portafogli, rendendo migliori le analisi e di conseguenza le performance dei portafogli. Anche noi in Euclidea applichiamo l’intelligenza artificiale per finalità predittive, avendo migliaia di dati a disposizione. Il beneficio non è solo per il cliente ma anche per le FinTech stesse, che possono analizzare migliaia di dati con risorse umane molto inferiori come numero e con migliori risultati rispetto al passato. Wealth Tech è proprio la tecnologia applicata al weatlh management, un settore del FinTech di cui noi di Euclidea facciamo parte.
Come valuta la concorrenza potenziale delle Big Tech? Dopo AmazonPay e ApplePay arriveranno anche prodotti di risparmio gestito?
Gli esempi citati sono nei pagamenti e qui la concorrenza alle banche sia dalle FinTech che da altri operatori della tecnologia sarà fortissima. Minori barriere all’entrata, un servizio più semplice offerto e i dati dei clienti a disposizione rendono questo terreno molto competitivo. I prodotti del risparmio gestito, secondo me, sono più complessi da offrire, infatti il modello interamente digitale è molto difficile che prenda piede: anche noi adottiamo sull’offerta web un modello così detto ibrido con l’assistenza umana sempre disponibile tramite un customer care professionale. Detto questo, certi brand delle Big Tech possono contare un vantaggio importante sia di brand che di dati a disposizione che non possono precludere un loro ingresso nel risparmio, in particolare sui millenials, completamenti trascurati dalle banche tradizionali, una categoria di futuri risparmiatori che nascono digitali e molto fidelizzati verso certi brand tecnologici.
Rimanendo sul tema della concorrenza, come valuta iniziative come quelle di EasyMoney, con le quali il gruppo reso celebre per i voli lowcost di EasyJet ha iniziato proporre saving accounts nel Regno Unito?
EasyJet nella sua home page di EasyMoney riprende contenuti di successo che erano i loro sui voli low cost e che sono sicuramente alla base delle iniziative FinTech: disintermediazione del canale tradizionale e benefici al cliente finale. Queste iniziative fanno bene al sistema FinTech perché aumentano la base di nuovi consumatori digitali nel risparmio, oltre al fatto che l’entrata di società visionarie e innovative in questo settore dimostra le potenzialità del FinTech.
Detto questo, non è sufficiente avere un brand conosciuto nei viaggi per sfondare nel settore finanziario, per cui anche questa iniziativa dovrà convincere il risparmiatore ad accedere in maniera digitale ai propri investimenti.
Come si colloca l’Italia rispetto agli altri paesi, Europei e non, dal punto di vista della cultura finanziaria e dell’apertura verso nuove soluzioni innovative?
La sensazione è che il livello europeo e italiano siano molto simili, e solo negli Stati Uniti, come sempre, si è più avanti nell’apertura mentale verso soluzioni innovative nei servizi finanziari. I numeri e le dimensioni dei player indipendenti come Betterment e Wealthfront dimostrano che negli Stati Uniti il settore del Wealth Tech è più avanti. Detto questo, il primo passo per gli italiani è prendere consapevolezza dei costi che sostengono quando investono, cosa purtroppo che è ancora molto lontana, in modo da poter fare poi scelte ragionate tra servizi digitali o servizi tradizionali più costosi.
Tra giovani che riescono con difficoltà a raggiungere livelli di reddito compatibili con ipotesi di risparmio e anziani, talvolta prigionieri di soluzioni tradizionali e di asset illiquidi come gli immobili, come vede le prospettive del risparmio delle famiglie italiane?
L‘Italia rimane uno dei paesi con il maggior tasso di risparmio al mondo, è un mercato ricco, dove i risparmiatori continuano ad essere orfani dei titoli di stato con alte cedole degli anni 80. In un regime di tassi bassi le scelte devono essere rivolte al risparmio gestito. Per questo motivo l’Italia rimane un mercato molto interessante per lo stock di risparmio disponibile e per come è stato gestito in questi ultimi anni. Un fattore catalizzante di cambiamento sarà, oltre alla rivoluzione digitale, anche l‘introduzione della MIFID 2 che da quest’anno obbliga tutti gli intermediari a dare una totale trasparenza ai clienti sui costi che sostengono. Un’industria più trasparente e di conseguenza più competitiva crea opportunità per player come noi che offrono soluzioni vantaggiose e innovative per i risparmiatori. Di questi cambiamenti ne beneficeranno in primis proprio i risparmiatori.
Che suggerimenti si sentirebbe di dare ai risparmiatori più giovani a fronte del persistente squilibrio intergenerazionale del sistema previdenziale italiano?
I giovani devono avere una maggiore educazione finanziaria e questo è il punto principale da cambiare per le nuove generazioni. Ragionando da un punto di vista previdenziale, i giovani devono pensare al proprio futuro il prima possibile, devono imparare a risparmiare anche cifre piccole con un piano di accumulo regolare ed investirle con un orizzonte temporale di 30 anni per avere un patrimonio che cresce con loro.
Luca Valaguzza prenderà parte in qualità di Speakers al CVFINTECHDAY che si terrà a Milano presso il Crowne Plaza Hotel di San Donato Milanese il prossimo 21 novembre.
Per maggiori informazioni sulla giornata e per l’agenda visita https://creditvillage.news/fintechday/