Interessante il quadro che emerge da differenti ricerche recenti in merito alle tendenze di consumo delle famiglie italiane e alle strategie da esse adottate. Da un lato stando alle ultime rilevazioni dell’Istat nel secondo trimestre del 2018, tra aprile e giugno, è emerso come il reddito disponibile delle famiglie italiane sia aumentato dell’1.3% rispetto al trimestre passato, ma a questo non è seguito, dicono gli economisti, l’aumento atteso dei consumi. Anzi gli ultimi dati certificano una crescita di appena 0.1%. L’Istat certifica dunque come le maggiori entrate siano servite non per incrementare le spese, quanto per dare slancio e segnare una risalita, +1.1%, della propensione al risparmio, giunta all’8.6%. Stando alle analisi del Centro studi Confindustria, inoltre, la spesa delle famiglie rallenterà al 0.9% nel 2018 e allo 0.8% nel 2019, rispetto all’1.5% del 2017. L’incertezza pare farla da padrona, sia quella generata dalle vicende politiche interne sia sul versante internazionale, ragione per cui la maggior parte delle famiglie italiane tende ad essere particolarmente prudente nella gestione dei risparmi e del proprio bilancio famigliare.
D’altro canto, invece chi è meno parsimonioso, dunque anche laddove i soldi vengano spesi per consumi, non emerge un’immagine molto positiva delle famiglie italiane, vincono i vizi sul sapere più alto. Uno studio basato su dati Ocse e Istat e redatto della società privata Talents Venture, di Milano, rivela come le famiglie italiane per ogni euro destinato ai costi d’università ne spendano ben 5,5 in alcol e tabacchi. Dunque in valore assoluto i dati statisticamente significativi parlano chiaro sono 43,48 miliardi di euro spesi per vizi contro gli 8,2 investiti per il sapere più alto. Se si considerano i servizi non essenziali (sottraendo dunque quelli considerati essenziali come casa, utenze, sanità, lavoro, cibo e vestiario) i nuclei spendono appena lo 0.96% del budget mensile per l’istruzione universitaria. Inoltre un altra ricerca condotta sul gioco d’azzardo fa emergere, tristemente come, negli anni della crisi dopo il 2008 tutti i consumi degli italiani siano calati, tranne i soldi spesi per il gioco. Secondo il professore Maurizio Fiasco, sociologo e presidente dell’Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e i comportamenti a rischio, sono stati soprattutto gli anni della crisi e il dopo a incentivare la ricerca di una gratificazione nella vincita, senza però mai arrivare alla soddisfazione. Nel 2000 si spendevano in Italia in lire l’equivalente di 12 miliardi di euro, nel 2017 si era arrivati a 102 miliardi e le previsioni per il 2018, ha detto sabato scorso in un incontro con i giornalisti il prof. Maurizio Fiasco, sono di una ulteriore crescita del 3 o 4 per cento. Ci sono poi tanti altri miliardi che alimentano il gioco d’azzardo illegale e quelli di giochi on-line che sfuggono alle statistiche ufficiali.
Pare emergere dunque un quadro interessante del comportamento delle famiglie italiane, da un lato quelle, che nell’incertezza, preferiscono fare le ‘formichine’ oggi, in attesa di tempi migliori, e dall’altro quanti, non avendo denari a sufficienza, si affidano alla ‘sorte’, sperando nella vincita facile o si concedono lussi ‘alcool e fumo ’, anziché puntare su una pianificazione strategica della propria vita.
Interessante il quadro che emerge da differenti ricerche recenti in merito alle tendenze di consumo delle famiglie italiane e alle strategie da esse adottate. Da un lato stando alle ultime rilevazioni dell’Istat nel secondo trimestre del 2018, tra aprile e giugno, è emerso come il reddito disponibile delle famiglie italiane sia aumentato dell’1.3% rispetto al trimestre passato, ma a questo non è seguito, dicono gli economisti, l’aumento atteso dei consumi. Anzi gli ultimi dati certificano una crescita di appena 0.1%. L’Istat certifica dunque come le maggiori entrate siano servite non per incrementare le spese, quanto per dare slancio e segnare una risalita, +1.1%, della propensione al risparmio, giunta all’8.6%. Stando alle analisi del Centro studi Confindustria, inoltre, la spesa delle famiglie rallenterà al 0.9% nel 2018 e allo 0.8% nel 2019, rispetto all’1.5% del 2017. L’incertezza pare farla da padrona, sia quella generata dalle vicende politiche interne sia sul versante internazionale, ragione per cui la maggior parte delle famiglie italiane tende ad essere particolarmente prudente nella gestione dei risparmi e del proprio bilancio famigliare.
D’altro canto, invece chi è meno parsimonioso, dunque anche laddove i soldi vengano spesi per consumi, non emerge un’immagine molto positiva delle famiglie italiane, vincono i vizi sul sapere più alto. Uno studio basato su dati Ocse e Istat e redatto della società privata Talents Venture, di Milano, rivela come le famiglie italiane per ogni euro destinato ai costi d’università ne spendano ben 5,5 in alcol e tabacchi. Dunque in valore assoluto i dati statisticamente significativi parlano chiaro sono 43,48 miliardi di euro spesi per vizi contro gli 8,2 investiti per il sapere più alto. Se si considerano i servizi non essenziali (sottraendo dunque quelli considerati essenziali come casa, utenze, sanità, lavoro, cibo e vestiario) i nuclei spendono appena lo 0.96% del budget mensile per l’istruzione universitaria. Inoltre un altra ricerca condotta sul gioco d’azzardo fa emergere, tristemente come, negli anni della crisi dopo il 2008 tutti i consumi degli italiani siano calati, tranne i soldi spesi per il gioco. Secondo il professore Maurizio Fiasco, sociologo e presidente dell’Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e i comportamenti a rischio, sono stati soprattutto gli anni della crisi e il dopo a incentivare la ricerca di una gratificazione nella vincita, senza però mai arrivare alla soddisfazione. Nel 2000 si spendevano in Italia in lire l’equivalente di 12 miliardi di euro, nel 2017 si era arrivati a 102 miliardi e le previsioni per il 2018, ha detto sabato scorso in un incontro con i giornalisti il prof. Maurizio Fiasco, sono di una ulteriore crescita del 3 o 4 per cento. Ci sono poi tanti altri miliardi che alimentano il gioco d’azzardo illegale e quelli di giochi on-line che sfuggono alle statistiche ufficiali.
Pare emergere dunque un quadro interessante del comportamento delle famiglie italiane, da un lato quelle, che nell’incertezza, preferiscono fare le ‘formichine’ oggi, in attesa di tempi migliori, e dall’altro quanti, non avendo denari a sufficienza, si affidano alla ‘sorte’, sperando nella vincita facile o si concedono lussi ‘alcool e fumo ’, anziché puntare su una pianificazione strategica della propria vita.