Unicredit, attraverso la sua sussidiaria Unicredit Bulbank (Bulgaria), ha concluso un accordo con Dca, società del gruppo B2Holding, per la cessione pro-soluto di un portafoglio di crediti garantiti/chirografari in sofferenza derivanti da contratti di credito concessi dalla sussidiaria Unicredit Bulbank a clienti appartenenti ai segmenti privati, Pmi e imprese.
Il portafoglio è costituito interamente da prestiti regolati dal diritto bulgaro per un ammontare di circa 249 milioni di euro. La cessione del portafoglio costituisce parte dell’attuale strategia di Unicredit di riduzione delle esposizioni deteriorate. L’impatto verrà recepito nel bilancio Unicredit del quarto trimestre 2018.
L’ad di Unicredit , Jean Pierre Mustier, ha nella pulizia di bilancio uno dei pilastri della sua strategia. A inizio 2018 Unicredit ha, infatti, portato a termine la più grande cessione di sofferenze in Italia, vendendo un portafoglio di 17,7 miliardi di euro, e punta a un’esposizione lorda di prestiti non performing di 37,9 miliardi di euro a fine 2019 rispetto ai 44,6 miliardi di euro di fine marzo scorso. “L’iniziativa è in linea con la strategia di Unicredit di ridurre il suo stock di Npe”, commentano stamani gli analisti di Mediobanca Securities che sul titolo (-5,50% a 13,13 euro in borsa) mantengono il rating outperform e il target price a 22 euro.
Invece stamani Equita ha ridotto il peso di 50bps del titolo Unicredit nel suo portafoglio principale per mantenere invariata l’esposizione sul settore bancario. Unicredit resta comunque la best pick della sim nel settore. Il rating sull’azione è buy con un target price a 21,5 euro. Cessione di Npl a parte, Unicredit è sempre al centro di indiscrezioni che la vedono protagonista di una grande fusione il prossimo anno. Tramontata l’ipotesi Commerzbank e Societe Generale , altri possibili candidati sono state indicate le olandesi Abn Amro e Ing e la britannica Lloyds. In un report della scorsa settimana Kbw, scrive che l’ad Mustier ha il profilo giusto per un’operazione di M&A europea.
“Facciamo fatica a immaginare un altro ceo in Europa che abbia una migliore combinazione di esperienza in termini di esecuzione di grandi operazioni e di ristrutturazioni di larga scala con un background multi-paese e multi-azienda e i giusti incentivi in termini di struttura di governance”, ha osservato i broker.
Ma quale potrebbe essere la motivazione più credibile per la quale Unicredit procederebbe a un’operazione di M&A? “Sospettiamo che Mustier stia cercando di chiudere una sorta di grande affare con le autorità”, ipotizza Kbw, spiegando che il banchiere francese metterebbe in piedi la prima fusione cross-border nell’area euro, venendo quindi incontro alle istanze delle authority, ma solo in cambio di un allentamento dei vincoli sulle attività bancarie intra-Ue. Infatti Unicredit ha un costo del funding più basso in Germania e in Austria e fa fronte a vincoli per la libera circolazione dei capitali tra le diverse società del gruppo.
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza
unicredit – npl – bulgaria
Unicredit, attraverso la sua sussidiaria Unicredit Bulbank (Bulgaria), ha concluso un accordo con Dca, società del gruppo B2Holding, per la cessione pro-soluto di un portafoglio di crediti garantiti/chirografari in sofferenza derivanti da contratti di credito concessi dalla sussidiaria Unicredit Bulbank a clienti appartenenti ai segmenti privati, Pmi e imprese.
Il portafoglio è costituito interamente da prestiti regolati dal diritto bulgaro per un ammontare di circa 249 milioni di euro. La cessione del portafoglio costituisce parte dell’attuale strategia di Unicredit di riduzione delle esposizioni deteriorate. L’impatto verrà recepito nel bilancio Unicredit del quarto trimestre 2018.
L’ad di Unicredit , Jean Pierre Mustier, ha nella pulizia di bilancio uno dei pilastri della sua strategia. A inizio 2018 Unicredit ha, infatti, portato a termine la più grande cessione di sofferenze in Italia, vendendo un portafoglio di 17,7 miliardi di euro, e punta a un’esposizione lorda di prestiti non performing di 37,9 miliardi di euro a fine 2019 rispetto ai 44,6 miliardi di euro di fine marzo scorso. “L’iniziativa è in linea con la strategia di Unicredit di ridurre il suo stock di Npe”, commentano stamani gli analisti di Mediobanca Securities che sul titolo (-5,50% a 13,13 euro in borsa) mantengono il rating outperform e il target price a 22 euro.
Invece stamani Equita ha ridotto il peso di 50bps del titolo Unicredit nel suo portafoglio principale per mantenere invariata l’esposizione sul settore bancario. Unicredit resta comunque la best pick della sim nel settore. Il rating sull’azione è buy con un target price a 21,5 euro. Cessione di Npl a parte, Unicredit è sempre al centro di indiscrezioni che la vedono protagonista di una grande fusione il prossimo anno. Tramontata l’ipotesi Commerzbank e Societe Generale , altri possibili candidati sono state indicate le olandesi Abn Amro e Ing e la britannica Lloyds. In un report della scorsa settimana Kbw, scrive che l’ad Mustier ha il profilo giusto per un’operazione di M&A europea.
“Facciamo fatica a immaginare un altro ceo in Europa che abbia una migliore combinazione di esperienza in termini di esecuzione di grandi operazioni e di ristrutturazioni di larga scala con un background multi-paese e multi-azienda e i giusti incentivi in termini di struttura di governance”, ha osservato i broker.
Ma quale potrebbe essere la motivazione più credibile per la quale Unicredit procederebbe a un’operazione di M&A? “Sospettiamo che Mustier stia cercando di chiudere una sorta di grande affare con le autorità”, ipotizza Kbw, spiegando che il banchiere francese metterebbe in piedi la prima fusione cross-border nell’area euro, venendo quindi incontro alle istanze delle authority, ma solo in cambio di un allentamento dei vincoli sulle attività bancarie intra-Ue. Infatti Unicredit ha un costo del funding più basso in Germania e in Austria e fa fronte a vincoli per la libera circolazione dei capitali tra le diverse società del gruppo.
Autore: Francesca Gerosa
Fonte:
Milano Finanza
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