Usare lo smartphone per pagare è ormai un’azione comune tra i consumatori, soprattutto in paesi come Cina e America. Seppur lentamente, anche l’Europa si sta muovendo: è di oggi la notizia dell’accordo tra la banca tedesca online N26 e i colossi Google Pay e Apple Pay. Se fino a ieri i clienti di N26 potevano fare tutto online, dai bonifici al blocco della carta, da oggi sarà possibile anche pagare con lo smartphone attraverso Apple Pay N26 o Android Pay App associando la propria carta di debito al circuito di Mobile Pay. Basta aprire un conto corrente, anche gratuito, per accedere a servizi come bonifici, gestione delle spese, pagamenti online, prelievi, compreso il pagamento tramite smartphone. Inoltre N26 utilizza l’intelligenza artificiale per categorizzare automaticamente i pagamenti e avere una panoramica dei propri risparmi. Grazie a Money Beam, anche i trasferimenti di denaro sono facilitati: immediati e sicuri, non richiedono nemmeno l’inserimento dell’Iban.
E restando in tema di pagamenti, è di qualche settimana fa la notizia dell’accordo “segreto” tra Google e Mastercard per permettere di tracciare gli acquisti di oltre 2 miliardi di clienti. In questo modo il motore di ricerca potrebbe verificare l’efficacia delle pubblicità diffuse online ovvero quante volte il clic su una certa pubblicità abbia condotto all’acquisto finale in negozio. Secondo la ricostruzione dell’agenzia statunitense Bloomberg, Google avrebbe pagato milioni di dollari per i dati sullo shopping “offline” dei clienti Mastercard. Ovviamente il tutto è avvenuto all’oscuro dei clienti. L’accordo nascerebbe dal programma “Store sales management”, lanciato l’anno scorso, che ha permesso a Google di ottenere l’accesso, tramite i suoi partner, del 70% delle carte di credito e debito.
Se così fosse Google, che ha un introito pubblicitario di circa 95,4 miliardi di dollari cresce ogni anno del 20%, si troverebbe con un notevole vantaggio, sul piano dell’advertising, rispetto ai prodotti di rivali come Facebook e Amazon. E infatti Facebook per non restare indietro sta guardando già da tempo all’industria finanziaria e starebbe già trattando i dati dei consumatori con alcune banche, per avere accesso a informazioni sugli stili di consumo dei loro clienti.
Rispetto al problema sui dati sensibili già acquisiti da Google, l’azienda chiarisce che sono tutti cifrati e resi anonimi attraverso una tecnica a doppia cifratura che fa sì che né Google né i suoi partner commerciali possano visionare questi dati con i nomi dei clienti e con i numeri delle loro carte dei credito. E, cosa da non dimenticare, gli utenti Google possono fare opt out in qualsiasi momento utilizzando gli strumenti gestione Attività Web e App. Ma questo discorso non convince le associazioni dei consumatori che sollevano diversi problemi di privacy. Ad intervenire da noi è stato il Codacons che ha escluso al di là di ogni dubbio il coinvolgimento di clienti italiani ed ha chiesto al Garante della Privacy di intervenire sulla questione.
Usare lo smartphone per pagare è ormai un’azione comune tra i consumatori, soprattutto in paesi come Cina e America. Seppur lentamente, anche l’Europa si sta muovendo: è di oggi la notizia dell’accordo tra la banca tedesca online N26 e i colossi Google Pay e Apple Pay. Se fino a ieri i clienti di N26 potevano fare tutto online, dai bonifici al blocco della carta, da oggi sarà possibile anche pagare con lo smartphone attraverso Apple Pay N26 o Android Pay App associando la propria carta di debito al circuito di Mobile Pay. Basta aprire un conto corrente, anche gratuito, per accedere a servizi come bonifici, gestione delle spese, pagamenti online, prelievi, compreso il pagamento tramite smartphone. Inoltre N26 utilizza l’intelligenza artificiale per categorizzare automaticamente i pagamenti e avere una panoramica dei propri risparmi. Grazie a Money Beam, anche i trasferimenti di denaro sono facilitati: immediati e sicuri, non richiedono nemmeno l’inserimento dell’Iban.
E restando in tema di pagamenti, è di qualche settimana fa la notizia dell’accordo “segreto” tra Google e Mastercard per permettere di tracciare gli acquisti di oltre 2 miliardi di clienti. In questo modo il motore di ricerca potrebbe verificare l’efficacia delle pubblicità diffuse online ovvero quante volte il clic su una certa pubblicità abbia condotto all’acquisto finale in negozio. Secondo la ricostruzione dell’agenzia statunitense Bloomberg, Google avrebbe pagato milioni di dollari per i dati sullo shopping “offline” dei clienti Mastercard. Ovviamente il tutto è avvenuto all’oscuro dei clienti. L’accordo nascerebbe dal programma “Store sales management”, lanciato l’anno scorso, che ha permesso a Google di ottenere l’accesso, tramite i suoi partner, del 70% delle carte di credito e debito.
Se così fosse Google, che ha un introito pubblicitario di circa 95,4 miliardi di dollari cresce ogni anno del 20%, si troverebbe con un notevole vantaggio, sul piano dell’advertising, rispetto ai prodotti di rivali come Facebook e Amazon. E infatti Facebook per non restare indietro sta guardando già da tempo all’industria finanziaria e starebbe già trattando i dati dei consumatori con alcune banche, per avere accesso a informazioni sugli stili di consumo dei loro clienti.
Rispetto al problema sui dati sensibili già acquisiti da Google, l’azienda chiarisce che sono tutti cifrati e resi anonimi attraverso una tecnica a doppia cifratura che fa sì che né Google né i suoi partner commerciali possano visionare questi dati con i nomi dei clienti e con i numeri delle loro carte dei credito. E, cosa da non dimenticare, gli utenti Google possono fare opt out in qualsiasi momento utilizzando gli strumenti gestione Attività Web e App. Ma questo discorso non convince le associazioni dei consumatori che sollevano diversi problemi di privacy. Ad intervenire da noi è stato il Codacons che ha escluso al di là di ogni dubbio il coinvolgimento di clienti italiani ed ha chiesto al Garante della Privacy di intervenire sulla questione.