Le banche europee stanno diventando sempre più digitali, ma la vera innovazione del loro business model è ancora lontana. Se pensiamo alla tecnologia che sta rivoluzionando diversi settori, ovvero la blockchain, si registra ancora un atteggiamento da parte degli istituti bancari, di scetticismo o indifferenza. Anche perché la tanto annunciata ondata “disruptive”, legata all’ingresso di realtà Fintech nel mercato bancario/finanziario, non si è ancora realizzata perché la maggior parte dei clienti è rimasto “fedele”, forse più per pigrizia che altro, ai servizi tradizionali.
A scattare questa fotografia è uno studio recente di Roland Berger dal titolo “The digitalization race: can financial service providers hack the pace? Third European Retail Banking Survey – Findings and recommendations”.
Dalla ricerca, che ha coinvolto 60 banche dislocate in tutta Europa per analizzarne il livello di maturità digitale, emerge però un dato interessante: il 50% del campione crede che la vera “spinta” verso l’innovazione arriverà dall’Intelligenza Artificiale che introdurrà il banking a comando vocale e la realtà virtuale. Le parole chiave del futuro saranno open banking (sistema che fornisce i dati mediante l’utilizzo di API, ovvero di software che permettono di semplificare il dialogo tra un’applicazione e l’utente) e robotic process automation (tecnologie e processi in grado di eseguire in modo automatico le attività ripetitive degli operatori). Soluzioni che sono ancora molto lontane dal modus operandi delle banche tradizionali che sono consapevoli delle proprie carenze e non si considerano un motore di innovazione (solo il 2% crede di esserlo). Il 47% del campione crede che saranno i giganti hi-tech come Apple e Google a fare la vera differenza in futuro. Seguono i player FinTech con il 42% dei consensi. Ad avere un forte impatto sul mercato saranno le grandi piattaforme aperte in grado di disintermediare la relazione con le banche e offrire le migliori soluzioni ai clienti. E quando si realizza, il matrimonio tra start-up Fintech e banche tradizionali porta vantaggi per entrambi. D’altronde in pochi anni il Fintech si è già molto evoluto: le prime realtà Fintech, nate nel 2015, offrivano per lo più servizi di pagamento, mentre oggi propongono soluzioni innovative nel credito, nelle transazioni in valuta estera, nelle assicurazioni e nel wealth management.
A tal proposito due Managers di Robeco, specializzati in Global FinTech, hanno individuato 7 driver del cambiamento che influenzeranno profondamente il Fintech negli anni a venire.
Il primo fattore è appunto l’Intelligenza Artificiale, che verrà utilizzata sempre di più contro le frodi perché permette di individuare transazioni anomale tramite l’analisi in tempo reale di un numero enorme di dati relativi ai pagamenti, e nel campo del credito per prevedere le possibili insolvenze e per fornire soluzioni di investimento tramite roboadvice. Il secondo trend sono i Big Data. Nel 2017, a livello globale, sono state fatte circa 500 miliardi di transazioni e ognuno di questi movimenti corrisponde a una serie di dati, che possono essere processati per migliorare modelli di rischio, interagire meglio con i clienti, rispettare i requisiti legali, creare nuovi prodotti. Il terzo trend è il Core system replacement, ossia la sostituzione dei sistemi che stanno alla base delle società che dovranno scongiurare sempre di più eventuali attacchi a software ormai vecchi. La sicurezza informatica sarà fondamentale per l’industria dei servizi finanziari che gestisce una grande quantità di dati sensibili. Il quarto fattore del cambiamento sarà la Distributed Ledger Technology (DLT), ovvero la blockchain che ormai viene utilizzata anche al di fuori del settore finanziario, dalla compravendita di titoli, alla gestione delle pratiche da parte delle assicurazioni, alla registrazione delle proprietà. Il quinto trend sono i pagamenti elettronici, che crescono in modo esponenziale (la Cina ne è un esempio estremo): nel 2011 rappresentavano solo il 3,5% del totale, mentre si prevede che nel 2019 raggiungeranno l’85%. Il sesto trend è l’inclusione finanziaria che diventa fondamentale nelle aree rurali e nei villaggi di molti Paesi, come l’India, dove è impossibile aprire filiali fisiche sul territorio. Semplici lettori di impronte digitali e scansioni della retina, connessi con grandi database, permettono di raggiungere pezzi di popolazione che altrimenti resterebbero tagliati fuori dalla fruizione di alcuni servizi. Infine, l’ultimo trend è la Governance, ovvero il contesto di norme con cui le start-up Fintech dovranno ben presto confrontarsi.
Le banche europee stanno diventando sempre più digitali, ma la vera innovazione del loro business model è ancora lontana. Se pensiamo alla tecnologia che sta rivoluzionando diversi settori, ovvero la blockchain, si registra ancora un atteggiamento da parte degli istituti bancari, di scetticismo o indifferenza. Anche perché la tanto annunciata ondata “disruptive”, legata all’ingresso di realtà Fintech nel mercato bancario/finanziario, non si è ancora realizzata perché la maggior parte dei clienti è rimasto “fedele”, forse più per pigrizia che altro, ai servizi tradizionali.
A scattare questa fotografia è uno studio recente di Roland Berger dal titolo “The digitalization race: can financial service providers hack the pace? Third European Retail Banking Survey – Findings and recommendations”.
Dalla ricerca, che ha coinvolto 60 banche dislocate in tutta Europa per analizzarne il livello di maturità digitale, emerge però un dato interessante: il 50% del campione crede che la vera “spinta” verso l’innovazione arriverà dall’Intelligenza Artificiale che introdurrà il banking a comando vocale e la realtà virtuale. Le parole chiave del futuro saranno open banking (sistema che fornisce i dati mediante l’utilizzo di API, ovvero di software che permettono di semplificare il dialogo tra un’applicazione e l’utente) e robotic process automation (tecnologie e processi in grado di eseguire in modo automatico le attività ripetitive degli operatori). Soluzioni che sono ancora molto lontane dal modus operandi delle banche tradizionali che sono consapevoli delle proprie carenze e non si considerano un motore di innovazione (solo il 2% crede di esserlo). Il 47% del campione crede che saranno i giganti hi-tech come Apple e Google a fare la vera differenza in futuro. Seguono i player FinTech con il 42% dei consensi. Ad avere un forte impatto sul mercato saranno le grandi piattaforme aperte in grado di disintermediare la relazione con le banche e offrire le migliori soluzioni ai clienti. E quando si realizza, il matrimonio tra start-up Fintech e banche tradizionali porta vantaggi per entrambi. D’altronde in pochi anni il Fintech si è già molto evoluto: le prime realtà Fintech, nate nel 2015, offrivano per lo più servizi di pagamento, mentre oggi propongono soluzioni innovative nel credito, nelle transazioni in valuta estera, nelle assicurazioni e nel wealth management.
A tal proposito due Managers di Robeco, specializzati in Global FinTech, hanno individuato 7 driver del cambiamento che influenzeranno profondamente il Fintech negli anni a venire.
Il primo fattore è appunto l’Intelligenza Artificiale, che verrà utilizzata sempre di più contro le frodi perché permette di individuare transazioni anomale tramite l’analisi in tempo reale di un numero enorme di dati relativi ai pagamenti, e nel campo del credito per prevedere le possibili insolvenze e per fornire soluzioni di investimento tramite roboadvice. Il secondo trend sono i Big Data. Nel 2017, a livello globale, sono state fatte circa 500 miliardi di transazioni e ognuno di questi movimenti corrisponde a una serie di dati, che possono essere processati per migliorare modelli di rischio, interagire meglio con i clienti, rispettare i requisiti legali, creare nuovi prodotti. Il terzo trend è il Core system replacement, ossia la sostituzione dei sistemi che stanno alla base delle società che dovranno scongiurare sempre di più eventuali attacchi a software ormai vecchi. La sicurezza informatica sarà fondamentale per l’industria dei servizi finanziari che gestisce una grande quantità di dati sensibili. Il quarto fattore del cambiamento sarà la Distributed Ledger Technology (DLT), ovvero la blockchain che ormai viene utilizzata anche al di fuori del settore finanziario, dalla compravendita di titoli, alla gestione delle pratiche da parte delle assicurazioni, alla registrazione delle proprietà. Il quinto trend sono i pagamenti elettronici, che crescono in modo esponenziale (la Cina ne è un esempio estremo): nel 2011 rappresentavano solo il 3,5% del totale, mentre si prevede che nel 2019 raggiungeranno l’85%. Il sesto trend è l’inclusione finanziaria che diventa fondamentale nelle aree rurali e nei villaggi di molti Paesi, come l’India, dove è impossibile aprire filiali fisiche sul territorio. Semplici lettori di impronte digitali e scansioni della retina, connessi con grandi database, permettono di raggiungere pezzi di popolazione che altrimenti resterebbero tagliati fuori dalla fruizione di alcuni servizi. Infine, l’ultimo trend è la Governance, ovvero il contesto di norme con cui le start-up Fintech dovranno ben presto confrontarsi.