Scelti per voi

Fintech e innovazione, Bankitalia: le banche non siano attendiste

La diffusione delle tecnologie digitali nei servizi bancari e finanziari (Fintech) impone alle autorità di Vigilanza di trovare un compromesso tra i rischi e i benefici che s’imporranno in termini di stabilità finanziaria, prudente gestione delle aziende di credito e tutela dei risparmiatori. Lo ha affermato ieri il capo della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, intervenendo a un convegno organizzato dall’Università Cattolica di Milano sui nuovi servizi finanziari. «Anche se i benefici dei cambiamenti tecnologici possono richiedere del tempo per materializzarsi completamente – ha detto Barbagallo – l’innovazione contribuisce a diminuire i costi, ridurre l’asimmetria informativa, ad aumentare l’efficienza e la concorrenza e a consentire un accesso più ampio ai servizi finanziari».
Bankitalia, nel suo ruolo istituzionale di concessione di licenze per l’attività di credito, ha una visione d’insieme degli sviluppi del Fintech sul mercato domestico, una evoluzione che sta procedendo, ha spiegato Barbagallo, soprattutto con l’offerta di nuovi strumenti di pagamento digitale o di moneta elettronica, iniziative che spesso hanno per protagonisti player finanziari europei che accedono al nostro mercato con «procedure di passaporto» e dopo ampie «riorganizzazioni dei loro modelli di business».
Le banche italiane non possono e non devono adottare una strategia «wait and see», ha spiegato Barbagallo, ma devono investire con il giusto equilibrio su queste nuove dinamiche. Peraltro il percorso di smaltimento dai bilanci dell’eredità della doppia recessione sta procedendo – ha aggiunto il capo della Vigilanza – e le banche si trovano ora nelle «giuste condizioni» per affrontare queste nuove sfide che comporteranno, tra l’altro, ulteriori processi di consolidamento (negli ultimi dieci anni, è stato ricordato, il numero delle filiali è stato ridotto del 17% e quello dei dipendenti del 21%). La redditività è girata in positivo l’anno scorso grazie a una significativa riduzione degli accantonamenti per perdite su crediti e al calo dei costi e il rendimento annualizzato del capitale proprio (Roe) è salito al 4,1%, al netto delle entrate straordinarie. Mentre i risultati del primo trimestre 2018 indicano un consolidamento dei livelli di capitalizzazione con un Cet1 ratio prossimo al 14%, il doppio delle media di dieci anni fa. Dunque bisogna muoversi: «Un recente sondaggio sulle iniziative di Fintech condotto dalla Banca d’Italia rivela che c’è molto da fare – ha detto ancora Barbagallo – visto che il valore degli investimenti in questo settore è ancora basso e che i progetti in fase di implementazione hanno un impatto finanziario limitato». Parlando a margine del convegno Barbagallo ha poi giudicato positivo l’approccio «caso per caso» con cui l’Ssm procederà nella valutazione dei piani di smaltimento degli Npl adottati dalle banche: «Ovviamente dipenderà tutto da come questo approccio verrà implementato. Ma l’approccio è corretto» ha detto Barbagallo che, nel corso del suo intervento, ha ricordato come lo stock dei crediti in sofferenza si sia ridotto al 5,1% dei prestiti totali e «diminuirà ulteriormente nei prossimi anni, secondo i piani delle banche».


Autore: Davide Colombo
Fonte:

Il Sole 24 Ore

nplfintechbanchebankitalia

Credit Village è oggi il punto di incontro e riferimento - attraverso le sue tre aree, web, editoria, eventi - di professionisti, manager, imprenditori e operatori della gestione del credito. Nasce nel 2002 con l’intento di diffondere anche in Italia, così come avveniva nel mondo anglosassone, la cultura del Credit e Collection Management.