La vigilanza della Banca centrale europea sta cercando una strategia più accomodante per spingere le banche europee ad affrontare la questione dei non performing loans (Npl), dopo che la precedente proposta ha incontrato una forte opposizione, secondo quanto hanno riferito oggi due fonti all’agenzia Reuters.
Anche dopo la forte riduzione registrata negli ultimi due anni, le banche della zona euro hanno ancora 721 miliardi di euro di crediti deteriorati, per lo più derivanti dalla crisi del 2008-2012 e concentrati soprattutto in Italia, Grecia e Portogallo. Ma il progetto del SSM (Single Supervisory Mechanism) della Bce di introdurre nuove regole per obbligare le banche a nuovi accantonamenti in un determinato periodo di tempo ha incontrato la resistenza di banche, legislatori e della stessa Banca centrale europea.
“I continui sforzi per contrastare gli Npl hanno comportato una riduzione del rapporto Npl complessivo dal 7,6% al 4,9%. Affrontare questi elevati livelli di Npl rimane una elle nostre priorità di vigilanza nel 2018”, ha confermato oggi Pentti Hakkarainen, membro del supervisory board della Bce (Safe Policy Center), nel discorso pronunciato al Goethe University Frankfurt am Main.
“Le banche devono, tuttavia, pulire ancora i loro bilanci. Con oltre 720 miliardi di euro, gli Npl continuano a rappresentare un problema non solo per la redditività e la stabilità delle banche, ma anche per l’economia nel suo insieme. I non performing loans rendono più difficile per le banche fornire nuovi prestiti all’economia, il che impedisce a quest’ultima di crescere”, ha spiegato.
L’SSM sta, quindi, cercando una soluzione di compromesso, hanno riferito le stesse fonti a Reuters. In particolare, si sta pensando di dare alle banche un certo numero di anni per occuparsi delle sofferenze, come previsto dalla proposta originaria, ma con l’introduzione di eccezioni, per esempio per i Paesi con un sistema giudiziario lento, che rende il recupero del collaterale complicato, come nel caso dell’Italia.
In alternativa l’SSM potrebbe accantonare questo piano e dividere le banche e i prestiti in “cluster” in base a quale percentuale del portafoglio è problematica o se sono esposte a un settore con problemi acclamati, come lo shipping. “Devono trovare un equilibrio tra un approccio basato sul calendario e un approccio caso per caso”, ha spiegato una delle fonti che si aspetta una decisione in merito quest’estate.
Hakkarainen ha anche osservato che molti Paesi in Europa sono attualmente “sovra-bancarizzati”. Quest’eccesso di servizi bancari “è un chiaro segnale che è necessario un ulteriore consolidamento”, ha continutao il membro del supervisory board della Bce. “Le fusioni e le acquisizioni transfrontaliere potrebbero fornire un valido contributo all’efficienza e alla resilienza delle banche, beneficiando di vantaggi di diversificazione e di scala. Potrebbero anche contribuire alla risoluzione di vari problemi di stabilità finanziaria, come gli Npl”.
Comunque, ha riconosciuto, gli sviluppi nel settore bancario negli ultimi anni hanno portato a un rafforzamento generale dei bilanci. Dall’avvio della vigilanza bancaria europea, sostenuta dal miglioramento dell’ambiente economico, le banche dell’area dell’Euro hanno ulteriormente rafforzato le loro posizioni in conto capitale e migliorato i loro bilanci. Il loro Cet1 ratio medio è, infatti, aumentato dall’11,3% di fine 2014 al 14,6% di fine 2017.
nche la redditività delle banche europee nel 2017 è migliorata rispetto al 2014. Tuttavia “abbiamo ancora alcune preoccupazioni. Il sistema bancario dell’area dell’euro continua a lottare con una bassa redditività e, per molte banche, il loro rendimento del capitale proprio è ancora inferiore al costo del loro capitale azionario”, ha notato ancora Hakkarainen.
Ad esempio, le banche europee non vanno di pari passo come quelle statunitensi. “Queste devono trovare il modo per diventare più redditizie senza correre rischi eccessivi. Devono sviluppare strategie appropriate, riconsiderare i loro modelli di business, aumentare le entrate ove possibile e tagliare i costi laddove necessario. Allo stesso tempo, la riduzione dei costi non dovrebbe andare a scapito di una gestione prudente. Ad esempio, le banche non devono permettere alcuna compiacenza nella gestione dei rischi”, ha suggerito.
Piuttosto, “devono mettere in atto quadri di riferimento per la propensione al rischio efficienti. Le politiche, i processi, i controlli, i sistemi e le procedure definiti devono essere pienamente integrati nei loro processi decisionali e nella gestione dei rischi. Le banche devono anche continuare a rafforzare la governance”, ha aggiunto. Ciò richiede di migliorare la conoscenza collettiva dei membri del consiglio di amministrazione, migliorare la qualità dei dati e la capacità di valutare i dati all’interno delle relazioni fornite ai consigli di amministrazione e aumentare la supervisione dei dirigenti.
Sono anche stati sviluppati standard di vigilanza comuni, procedure e metodologie comuni per il controllo delle banche minori, altrimenti note come istituzioni meno significative o Lsi. Al momento “stiamo lavorando a un Srep per gli Lsi che consentirà la convergenza e la parità di condizioni nel valutare banche sia più grandi che più piccole, rispettando nel contempo i problemi di proporzionalità e flessibilità”, ha annunciato Hakkarainen, ricordando che anche la supervisione delle banche più piccole “fa parte del nostro mandato, anche se la loro vigilanza quotidiana viene effettuata dalle autorità nazionali. Questa è una divisione del lavoro efficace e utile per l’applicazione delle nostre regole a ogni livello del settore bancario”.
Al contempo ora, a detta sempre di Hakkarainen, l’unione bancaria deve essere completata con il terzo pilastro, il sistema europeo di assicurazione dei depositi. “Il sistema europeo di assicurazione dei depositi eliminerebbe i potenziali impedimenti all’integrazione finanziaria e potrebbe, quindi, contribuire a sostenere un sistema bancario veramente integrato nell’area dell’euro”, ha concluso Hakkarainen, certo che la sua introduzione non modificherà sostanzialmente la fiducia dei depositanti già supportata dai sistemi nazionali.
Fonte:
Milano Finanza
sofferenze – banche – bce
La vigilanza della Banca centrale europea sta cercando una strategia più accomodante per spingere le banche europee ad affrontare la questione dei non performing loans (Npl), dopo che la precedente proposta ha incontrato una forte opposizione, secondo quanto hanno riferito oggi due fonti all’agenzia Reuters.
Anche dopo la forte riduzione registrata negli ultimi due anni, le banche della zona euro hanno ancora 721 miliardi di euro di crediti deteriorati, per lo più derivanti dalla crisi del 2008-2012 e concentrati soprattutto in Italia, Grecia e Portogallo. Ma il progetto del SSM (Single Supervisory Mechanism) della Bce di introdurre nuove regole per obbligare le banche a nuovi accantonamenti in un determinato periodo di tempo ha incontrato la resistenza di banche, legislatori e della stessa Banca centrale europea.
“I continui sforzi per contrastare gli Npl hanno comportato una riduzione del rapporto Npl complessivo dal 7,6% al 4,9%. Affrontare questi elevati livelli di Npl rimane una elle nostre priorità di vigilanza nel 2018”, ha confermato oggi Pentti Hakkarainen, membro del supervisory board della Bce (Safe Policy Center), nel discorso pronunciato al Goethe University Frankfurt am Main.
“Le banche devono, tuttavia, pulire ancora i loro bilanci. Con oltre 720 miliardi di euro, gli Npl continuano a rappresentare un problema non solo per la redditività e la stabilità delle banche, ma anche per l’economia nel suo insieme. I non performing loans rendono più difficile per le banche fornire nuovi prestiti all’economia, il che impedisce a quest’ultima di crescere”, ha spiegato.
L’SSM sta, quindi, cercando una soluzione di compromesso, hanno riferito le stesse fonti a Reuters. In particolare, si sta pensando di dare alle banche un certo numero di anni per occuparsi delle sofferenze, come previsto dalla proposta originaria, ma con l’introduzione di eccezioni, per esempio per i Paesi con un sistema giudiziario lento, che rende il recupero del collaterale complicato, come nel caso dell’Italia.
In alternativa l’SSM potrebbe accantonare questo piano e dividere le banche e i prestiti in “cluster” in base a quale percentuale del portafoglio è problematica o se sono esposte a un settore con problemi acclamati, come lo shipping. “Devono trovare un equilibrio tra un approccio basato sul calendario e un approccio caso per caso”, ha spiegato una delle fonti che si aspetta una decisione in merito quest’estate.
Hakkarainen ha anche osservato che molti Paesi in Europa sono attualmente “sovra-bancarizzati”. Quest’eccesso di servizi bancari “è un chiaro segnale che è necessario un ulteriore consolidamento”, ha continutao il membro del supervisory board della Bce. “Le fusioni e le acquisizioni transfrontaliere potrebbero fornire un valido contributo all’efficienza e alla resilienza delle banche, beneficiando di vantaggi di diversificazione e di scala. Potrebbero anche contribuire alla risoluzione di vari problemi di stabilità finanziaria, come gli Npl”.
Comunque, ha riconosciuto, gli sviluppi nel settore bancario negli ultimi anni hanno portato a un rafforzamento generale dei bilanci. Dall’avvio della vigilanza bancaria europea, sostenuta dal miglioramento dell’ambiente economico, le banche dell’area dell’Euro hanno ulteriormente rafforzato le loro posizioni in conto capitale e migliorato i loro bilanci. Il loro Cet1 ratio medio è, infatti, aumentato dall’11,3% di fine 2014 al 14,6% di fine 2017.
nche la redditività delle banche europee nel 2017 è migliorata rispetto al 2014. Tuttavia “abbiamo ancora alcune preoccupazioni. Il sistema bancario dell’area dell’euro continua a lottare con una bassa redditività e, per molte banche, il loro rendimento del capitale proprio è ancora inferiore al costo del loro capitale azionario”, ha notato ancora Hakkarainen.
Ad esempio, le banche europee non vanno di pari passo come quelle statunitensi. “Queste devono trovare il modo per diventare più redditizie senza correre rischi eccessivi. Devono sviluppare strategie appropriate, riconsiderare i loro modelli di business, aumentare le entrate ove possibile e tagliare i costi laddove necessario. Allo stesso tempo, la riduzione dei costi non dovrebbe andare a scapito di una gestione prudente. Ad esempio, le banche non devono permettere alcuna compiacenza nella gestione dei rischi”, ha suggerito.
Piuttosto, “devono mettere in atto quadri di riferimento per la propensione al rischio efficienti. Le politiche, i processi, i controlli, i sistemi e le procedure definiti devono essere pienamente integrati nei loro processi decisionali e nella gestione dei rischi. Le banche devono anche continuare a rafforzare la governance”, ha aggiunto. Ciò richiede di migliorare la conoscenza collettiva dei membri del consiglio di amministrazione, migliorare la qualità dei dati e la capacità di valutare i dati all’interno delle relazioni fornite ai consigli di amministrazione e aumentare la supervisione dei dirigenti.
Sono anche stati sviluppati standard di vigilanza comuni, procedure e metodologie comuni per il controllo delle banche minori, altrimenti note come istituzioni meno significative o Lsi. Al momento “stiamo lavorando a un Srep per gli Lsi che consentirà la convergenza e la parità di condizioni nel valutare banche sia più grandi che più piccole, rispettando nel contempo i problemi di proporzionalità e flessibilità”, ha annunciato Hakkarainen, ricordando che anche la supervisione delle banche più piccole “fa parte del nostro mandato, anche se la loro vigilanza quotidiana viene effettuata dalle autorità nazionali. Questa è una divisione del lavoro efficace e utile per l’applicazione delle nostre regole a ogni livello del settore bancario”.
Al contempo ora, a detta sempre di Hakkarainen, l’unione bancaria deve essere completata con il terzo pilastro, il sistema europeo di assicurazione dei depositi. “Il sistema europeo di assicurazione dei depositi eliminerebbe i potenziali impedimenti all’integrazione finanziaria e potrebbe, quindi, contribuire a sostenere un sistema bancario veramente integrato nell’area dell’euro”, ha concluso Hakkarainen, certo che la sua introduzione non modificherà sostanzialmente la fiducia dei depositanti già supportata dai sistemi nazionali.
Fonte:
Milano Finanza
sofferenze – banche – bce