Quattro anni dopo la conclusione della crisi del debito sovrano, le banche europee hanno compiuto significativi progressi nel ripulire i loro portafoglio di prestiti e del ripristinare i cuscinetti di capitale, ma per alcune banche gli ampi stock di crediti problematici restano un forte peso. Lo indica Moody’s in un rapporto, citando l’Italia tra i Paesi con un ancor alto livello di Npl. L’incidenza dei crediti deteriorati – spiega l’agenzia di rating – è stata particolarmente elevata nel 2013, sulla scia della crisi del debito sovrano, quando ha toccato il 6% in media dei prestiti totali, sulla base di un campione di 28 grandi banche europee. La percentuale adesso è diminuita a circa il 4%, segnando quindi un progresso di rilievo, che però non ha coinvolto tutte le banche. I livelli più elevati di Npl si trovano nei Paesi più piccoli, ma anche alcuni tra i Paesi più grandi «non sono ancora usciti dal tunnel». In Grecia e Cipro gli Npl sono ancora oltre il 30%. In Italia all’11%, in Polonia al 5,8% e in Spagna al 4,5%, rileva Moody’s, precisando che nel caso della Spagna il dato non include le attivita’ immobiliari pignorate dalle banche che, se incluse, amplificherebbero l’incidenza degli Npl. «I pesanti stock di crediti deteriorati sono una preoccupazione per le autorità di supervisione europee», spiega Alain Laurin, associate managing director di Moody’s, sottolineando che «in alcuni Paesi gli alti livelli di Npl potrebbero incidere negativamente sulla capacita’ delle banche di dare sostegno alla crescita economica».
Autore: Giuliana Licini
Fonte:
Il Sole 24 Ore
npl – europa – italia – moody’s
Quattro anni dopo la conclusione della crisi del debito sovrano, le banche europee hanno compiuto significativi progressi nel ripulire i loro portafoglio di prestiti e del ripristinare i cuscinetti di capitale, ma per alcune banche gli ampi stock di crediti problematici restano un forte peso. Lo indica Moody’s in un rapporto, citando l’Italia tra i Paesi con un ancor alto livello di Npl. L’incidenza dei crediti deteriorati – spiega l’agenzia di rating – è stata particolarmente elevata nel 2013, sulla scia della crisi del debito sovrano, quando ha toccato il 6% in media dei prestiti totali, sulla base di un campione di 28 grandi banche europee. La percentuale adesso è diminuita a circa il 4%, segnando quindi un progresso di rilievo, che però non ha coinvolto tutte le banche. I livelli più elevati di Npl si trovano nei Paesi più piccoli, ma anche alcuni tra i Paesi più grandi «non sono ancora usciti dal tunnel». In Grecia e Cipro gli Npl sono ancora oltre il 30%. In Italia all’11%, in Polonia al 5,8% e in Spagna al 4,5%, rileva Moody’s, precisando che nel caso della Spagna il dato non include le attivita’ immobiliari pignorate dalle banche che, se incluse, amplificherebbero l’incidenza degli Npl. «I pesanti stock di crediti deteriorati sono una preoccupazione per le autorità di supervisione europee», spiega Alain Laurin, associate managing director di Moody’s, sottolineando che «in alcuni Paesi gli alti livelli di Npl potrebbero incidere negativamente sulla capacita’ delle banche di dare sostegno alla crescita economica».
Autore: Giuliana Licini
Fonte:
Il Sole 24 Ore
npl – europa – italia – moody’s