Tanto tuonò che piovve! Il famoso detto riassume alla perfezione la situazione in cui si trovano oggi le banche di tutto il mondo: la tanto osannata rivoluzione Fintech è ormai una realtà che sta mettendo in crisi il sistema bancario tradizionale. I big della rete, lo abbiamo detto più volte, si stanno muovendo per offrire servizi finanziari sempre più nuovi e, se le banche non si affrettano a dotarsi di tecnologie digitali all’avanguardia, perderanno terreno e non riusciranno a reggere la competizione. La forza di Amazon, Facebook, Google, Apple e Co. sta nelle piattaforme con cui raccolgono e gestiscono enormi flussi di dati che consentono di valutare velocemente anche la situazione creditizia degli utenti. In più, dispongono di una grande liquidità che fa la differenza. Tutto questo rappresenta una grande minaccia per le banche e per i loro vantaggi competitivi.
A lanciare l’allarme è stato il vice direttore generale della Banca d’Italia, Fabio Panetta, in un intervento qualche giorno fa all’Università di Harvard. “La tecnologia sta buttando giù barriere per entrare nel credito e nel mercato dei servizi finanziari e i player meno efficienti potrebbero non essere in grado di sopravvivere all’aumento della competizione – ha detto Panetta – Mi aspetto che le strutture del mercato finanziario e bancario in 10 anni saranno davvero diverse da quelle attuali e gli operatori non bancari probabilmente giocheranno un ruolo molto più grande”. Ma non bisogna tralasciare i rischi che si aprono sul fronte della sicurezza, ovvero i “Cyber Risk che possono causare enormi danni”. E’ questa la sfida su cui si sta concentrando Bankitalia che si è dotata di una struttura per sviluppare strumenti di sicurezza. Il ruolo delle authority e della regolamentazione, in questo contesto, sarà fondamentale.
E sulla necessità di nuove regole è intervenuto anche il direttore generale di Bankitalia e Presidente dell’Ivass, Salvatore Rossi, al Corso di Alta Formazione “Fintech e Diritto”, organizzato dall’Associazione Bancaria Italiana a Roma. Dall’ultima crisi finanziaria sono nate nuove regole che hanno alzato l’asticella della prudenza sui livelli di capitale proprio e di liquidità delle banche, mentre sul cosìddetto shadow banking “sono stati fatti meno progressi, anche per la multiformità e l’opacità di quei soggetti”. “Ora Fintech potrebbe rafforzare proprio lo shadow banking. Quindi, il problema delle regole a cui assoggettare questi soggetti è cruciale”. “La futura evoluzione tecnologica, in particolare quella dell’intelligenza artificiale, renderà il concetto di vigilanza sfuggente. La sfida è quella di creare un ecosistema istituzionale e regolamentare attento ma accogliente”. Rossi ha analizzato le reazioni dei vari Paesi al fenomeno Fintech: dagli Stati Uniti, dove c’è stata una reazione regolatoria frammentata per Stati, nel complesso abbastanza restrittiva, all’Unione europea, dove il tessuto di regole e di standard tecnici ha, secondo molti, facilitato l’evoluzione del mondo Fintech. Certo con notevoli differenze tra i Paesi: dall’atteggiamento benevolo del Regno Unito a quello meno entusiasta dell’Europa continentale. “Lo snodo cruciale è l’autorizzazione (licensing) che le autorità di supervisione rilasciano alle imprese che vogliono operare nel settore finanziario. È il primo momento di confronto tra istanze di cambiamento ed esigenze di tutela pubblica”. A tal proposito, ha ricordato Rossi, “la Banca Centrale Europea ha dato indicazioni alle imprese Fintech dell’area dell’euro sui criteri di rilascio della licenza bancaria, per favorire trasparenza e omogeneità”.
E mentre si cerca ancora di trovare la quadra tra nuove regole e progresso tecnologico, i famosi Big della rete non stanno certo a guardare. Il Wall Street Journal ha rivelato che nel 2019 potrebbe arrivare sul mercato una nuova carta di credito a marchio Apple Pay. L’azienda di Cupertino avrebbe stretto un accordo con la banca di affari Goldman Sachs per avviare anche un servizio di prestiti per gli utenti che fanno acquisti sull’Apple Store. Sembra che i pagamenti mobile e la musica in streaming, stiano iniziando a generare profitti maggiori della vendita di iPhone e iPad.
Dal lato suo Goldman Sachs guardava già da tempo al mondo bancario ed oggi dispone di Marcus, una piattaforma che permette di accedere a prestiti personali ed aprire conti correnti. In un anno e mezzo ha eseguito operazioni per 2,5 miliardi di dollari. Oggi Goldman Sachs ha rilevato l’App Clarity Money, creata due anni fa per organizzare i dati finanziari personali degli utenti americani, aiutandoli a trovare le migliori carte di credito, a rispettare le scadenze e interagire con gli istituti di credito. L’App aumenterà ancora di più l’appeal di Marcus nei confronti dei più giovani. Ma ci si chiede se sarà possibile, per Clarity Money, mantenere una posizione neutrale di fronte ad offerte vantaggiose di concorrenti della Goldman.
Tanto tuonò che piovve! Il famoso detto riassume alla perfezione la situazione in cui si trovano oggi le banche di tutto il mondo: la tanto osannata rivoluzione Fintech è ormai una realtà che sta mettendo in crisi il sistema bancario tradizionale. I big della rete, lo abbiamo detto più volte, si stanno muovendo per offrire servizi finanziari sempre più nuovi e, se le banche non si affrettano a dotarsi di tecnologie digitali all’avanguardia, perderanno terreno e non riusciranno a reggere la competizione. La forza di Amazon, Facebook, Google, Apple e Co. sta nelle piattaforme con cui raccolgono e gestiscono enormi flussi di dati che consentono di valutare velocemente anche la situazione creditizia degli utenti. In più, dispongono di una grande liquidità che fa la differenza. Tutto questo rappresenta una grande minaccia per le banche e per i loro vantaggi competitivi.
A lanciare l’allarme è stato il vice direttore generale della Banca d’Italia, Fabio Panetta, in un intervento qualche giorno fa all’Università di Harvard. “La tecnologia sta buttando giù barriere per entrare nel credito e nel mercato dei servizi finanziari e i player meno efficienti potrebbero non essere in grado di sopravvivere all’aumento della competizione – ha detto Panetta – Mi aspetto che le strutture del mercato finanziario e bancario in 10 anni saranno davvero diverse da quelle attuali e gli operatori non bancari probabilmente giocheranno un ruolo molto più grande”. Ma non bisogna tralasciare i rischi che si aprono sul fronte della sicurezza, ovvero i “Cyber Risk che possono causare enormi danni”. E’ questa la sfida su cui si sta concentrando Bankitalia che si è dotata di una struttura per sviluppare strumenti di sicurezza. Il ruolo delle authority e della regolamentazione, in questo contesto, sarà fondamentale.
E sulla necessità di nuove regole è intervenuto anche il direttore generale di Bankitalia e Presidente dell’Ivass, Salvatore Rossi, al Corso di Alta Formazione “Fintech e Diritto”, organizzato dall’Associazione Bancaria Italiana a Roma. Dall’ultima crisi finanziaria sono nate nuove regole che hanno alzato l’asticella della prudenza sui livelli di capitale proprio e di liquidità delle banche, mentre sul cosìddetto shadow banking “sono stati fatti meno progressi, anche per la multiformità e l’opacità di quei soggetti”. “Ora Fintech potrebbe rafforzare proprio lo shadow banking. Quindi, il problema delle regole a cui assoggettare questi soggetti è cruciale”. “La futura evoluzione tecnologica, in particolare quella dell’intelligenza artificiale, renderà il concetto di vigilanza sfuggente. La sfida è quella di creare un ecosistema istituzionale e regolamentare attento ma accogliente”. Rossi ha analizzato le reazioni dei vari Paesi al fenomeno Fintech: dagli Stati Uniti, dove c’è stata una reazione regolatoria frammentata per Stati, nel complesso abbastanza restrittiva, all’Unione europea, dove il tessuto di regole e di standard tecnici ha, secondo molti, facilitato l’evoluzione del mondo Fintech. Certo con notevoli differenze tra i Paesi: dall’atteggiamento benevolo del Regno Unito a quello meno entusiasta dell’Europa continentale. “Lo snodo cruciale è l’autorizzazione (licensing) che le autorità di supervisione rilasciano alle imprese che vogliono operare nel settore finanziario. È il primo momento di confronto tra istanze di cambiamento ed esigenze di tutela pubblica”. A tal proposito, ha ricordato Rossi, “la Banca Centrale Europea ha dato indicazioni alle imprese Fintech dell’area dell’euro sui criteri di rilascio della licenza bancaria, per favorire trasparenza e omogeneità”.
E mentre si cerca ancora di trovare la quadra tra nuove regole e progresso tecnologico, i famosi Big della rete non stanno certo a guardare. Il Wall Street Journal ha rivelato che nel 2019 potrebbe arrivare sul mercato una nuova carta di credito a marchio Apple Pay. L’azienda di Cupertino avrebbe stretto un accordo con la banca di affari Goldman Sachs per avviare anche un servizio di prestiti per gli utenti che fanno acquisti sull’Apple Store. Sembra che i pagamenti mobile e la musica in streaming, stiano iniziando a generare profitti maggiori della vendita di iPhone e iPad.
Dal lato suo Goldman Sachs guardava già da tempo al mondo bancario ed oggi dispone di Marcus, una piattaforma che permette di accedere a prestiti personali ed aprire conti correnti. In un anno e mezzo ha eseguito operazioni per 2,5 miliardi di dollari. Oggi Goldman Sachs ha rilevato l’App Clarity Money, creata due anni fa per organizzare i dati finanziari personali degli utenti americani, aiutandoli a trovare le migliori carte di credito, a rispettare le scadenze e interagire con gli istituti di credito. L’App aumenterà ancora di più l’appeal di Marcus nei confronti dei più giovani. Ma ci si chiede se sarà possibile, per Clarity Money, mantenere una posizione neutrale di fronte ad offerte vantaggiose di concorrenti della Goldman.