Nessuno si sarebbe mai immaginato un successo così eclatante quando due anni fa, proprio al Salone del risparmio, fu annunciata l’introduzione dei piani individuali di risparmio. Invece proprio grazie allo stesso evento, tenutosi a Milano la scorsa settimana, si è scoperto come a distanza di solo otto mesi vi sia stato un vero e proprio trionfo di questi nuovi strumenti di investimento. Successo determinato, senza dubbio, anche dall’esenzione fiscale se si tengono in portafoglio almeno 5 anni.
A dare evidenza dei dati sull’innovativo investimento è l’Ufficio Studi di Assogestioni che ha presentato la propria analisi al Salone del Risparmio 2018:
“C’è un generale consenso sul fatto che i PIR siano uno strumento che, in questa sua prima fase, ha dato un’ottima prova di sé. L’impatto sul mercato azionario italiano, soprattutto sui suoi segmenti meno capitalizzati, è stato positivo”, ha spiegato Alessandro Rota, Direttore Ufficio Studi Assogestioni.
Buone anche le prospettive future secondo il Direttore Generale Assogestioni, Fabio Galli, che dice fiducioso che proprio grazie all’impatto che hanno avuto, i PIR sono destinati ad evolvere ancora nel prossimo futuro: “Il mercato azionario italiano ha molto beneficiato dell’aumento di liquidità, diverse imprese si stanno avviando al percorso, complesso ma premiante, della quotazione. L’effetto sul mercato del reddito fisso diverrà via via maggiore”.
Quali i dati emersi?
Nel 2017 sono stati già 800 mila gli italiani che hanno deciso di destinare i propri risparmi verso i Pir, l’acronimo sta per piani individuali di risparmio, l’investimento medio è di circa 13.678 euro, per oltre 500 mila risparmiatori, più della metà dunque, si tratta del primo investimento della vita in fondi comuni. I risparmiatori hanno certamente apprezzato i vantaggi fiscali di quella che è stata ribattezzata come una innovativa fonte creditizia di mezzi finanziari per la crescita e lo sviluppo di piccole e medie imprese.
Anche l’Unione europea sta lavorando per un nuovo modello di previdenza individuale, che passerà dai Pepp (prodotti individuali pensionistici paneuropei), ora all’esame di Europarlamento e Consiglio Ue. L’accordo dovrebbe arrivare entro la fine del 2018, precisa Ugo Bassi il direttore mercati finanziari della Commissione europea. I Pepp, sono rivolti a lavoratori dipendenti o autonomi, ma anche agli studenti, che vorranno assicurarsi una “pensione di scorta”, caratterizzata da standard unificati e valida su tutto il territorio europeo. In molti confidano possano avere lo stesso successo dei Pir, certamente dicono gli esperti, sarà una sfida ambiziosa ma perseguibile.
Nessuno si sarebbe mai immaginato un successo così eclatante quando due anni fa, proprio al Salone del risparmio, fu annunciata l’introduzione dei piani individuali di risparmio. Invece proprio grazie allo stesso evento, tenutosi a Milano la scorsa settimana, si è scoperto come a distanza di solo otto mesi vi sia stato un vero e proprio trionfo di questi nuovi strumenti di investimento. Successo determinato, senza dubbio, anche dall’esenzione fiscale se si tengono in portafoglio almeno 5 anni.
A dare evidenza dei dati sull’innovativo investimento è l’Ufficio Studi di Assogestioni che ha presentato la propria analisi al Salone del Risparmio 2018:
“C’è un generale consenso sul fatto che i PIR siano uno strumento che, in questa sua prima fase, ha dato un’ottima prova di sé. L’impatto sul mercato azionario italiano, soprattutto sui suoi segmenti meno capitalizzati, è stato positivo”, ha spiegato Alessandro Rota, Direttore Ufficio Studi Assogestioni.
Buone anche le prospettive future secondo il Direttore Generale Assogestioni, Fabio Galli, che dice fiducioso che proprio grazie all’impatto che hanno avuto, i PIR sono destinati ad evolvere ancora nel prossimo futuro: “Il mercato azionario italiano ha molto beneficiato dell’aumento di liquidità, diverse imprese si stanno avviando al percorso, complesso ma premiante, della quotazione. L’effetto sul mercato del reddito fisso diverrà via via maggiore”.
Quali i dati emersi?
Nel 2017 sono stati già 800 mila gli italiani che hanno deciso di destinare i propri risparmi verso i Pir, l’acronimo sta per piani individuali di risparmio, l’investimento medio è di circa 13.678 euro, per oltre 500 mila risparmiatori, più della metà dunque, si tratta del primo investimento della vita in fondi comuni. I risparmiatori hanno certamente apprezzato i vantaggi fiscali di quella che è stata ribattezzata come una innovativa fonte creditizia di mezzi finanziari per la crescita e lo sviluppo di piccole e medie imprese.
Anche l’Unione europea sta lavorando per un nuovo modello di previdenza individuale, che passerà dai Pepp (prodotti individuali pensionistici paneuropei), ora all’esame di Europarlamento e Consiglio Ue. L’accordo dovrebbe arrivare entro la fine del 2018, precisa Ugo Bassi il direttore mercati finanziari della Commissione europea. I Pepp, sono rivolti a lavoratori dipendenti o autonomi, ma anche agli studenti, che vorranno assicurarsi una “pensione di scorta”, caratterizzata da standard unificati e valida su tutto il territorio europeo. In molti confidano possano avere lo stesso successo dei Pir, certamente dicono gli esperti, sarà una sfida ambiziosa ma perseguibile.