La finanza digitale, ovvero senza intermediazione, meglio nota come Fintech sta diventando sempre più una realtà. E se n’è accorta anche la Consob che al fenomeno ha dedicato una collana di 11 volumi. Il primo studio è stato pubblicato il 23 marzo e fa il punto sullo sviluppo del Fintech, sulle opportunità e i rischi per l’industria finanziaria nell’era digitale. L’iniziativa è frutto di un progetto di ricerca applicata, avviato a settembre 2016 dall’autorità di vigilanza in collaborazione con alcune delle principali università italiane.
Come recita l’abstract, lo studio analizza l’operatività delle imprese Fintech, ponendo in evidenza i benefici ed i rischi che il loro sviluppo genera in termini di stimolo concorrenziale all’interno del sistema finanziario e di efficientamento dei suoi meccanismi di funzionamento, di ampliamento dell’accessibilità ai servizi finanziari da parte della clientela e di maggiore soddisfacimento dei suoi bisogni finanziari, di corretta ed efficace allocazione delle risorse finanziarie a vantaggio della crescita del sistema economico, nonché di corretta e trasparente gestione delle informazioni e dei rischi legati ai servizi finanziari specie quando rivolti alla clientela retail.
Nel lavoro viene, innanzitutto, qualificata la tipologia di imprese Fintech, chiarendo che esse costituiscono a pieno titolo una nuova componente dell’industria finanziaria, poiché svolgono attività finanziarie avvalendosi di soluzioni tecnologiche innovative. Il Fintech, dunque, è un fenomeno che si sta sviluppando all’interno del settore dei servizi finanziari, sulla scia del più generale processo che sta dando vita alla digital economy. Vengono evidenziate le innovazioni di prodotto e di processo introdotte dai nuovi operatori Fintech, nonché le ampie aree di sovrapposizione o affinità riscontrabili sul piano operativo rispetto alle attività di intermediazione svolte dai tradizionali intermediari e mercati finanziari assoggettati a regole di vigilanza. Inoltre, l’analisi fa emergere i differenti business model adottati dalle imprese Fintech, mediante lo sviluppo di canali digitalizzati di intermediazione finanziaria diretta e indiretta. Particolare attenzione è rivolta anche alla disamina dei rischi collegati all’operatività delle Fintech, nonché agli aspetti critici ravvisabili in ordine sia alle tecniche di gestione dei servizi offerti, sia alla correttezza e trasparenza nei confronti della clientela.
Nel complesso, lo studio effettuato fornisce una serie di riflessioni che contribuiscono al dibattito in corso a livello internazionale in merito all’opportunità e modalità di regolamentazione del Fintech e che portano a ritenere opportuna la definizione di una architettura normativa più marcatamente ispirata ad un approccio “activity based”, rispetto a quello oggi prevalente di tipo “entity based”, che non è sufficiente a garantire, da un lato, regole neutrali rispetto alle soluzioni tecnologiche adottate dai singoli operatori finanziari e, dall’altro, pari tutele in capo alla clientela. Le decisioni che saranno assunte sul piano regolamentare potranno determinare effetti ad oggi non prevedibili sullo sviluppo delle quote di mercato e della gamma di offerta dei nuovi operatori, sul grado di competitività dell’industria finanziaria e sulla sua evoluzione nei vari Paesi. Tuttavia, considerando che il processo di digitalizzazione delle attività finanziarie costituisce un fenomeno incontrovertibile ed un fattore strutturale della nuova industria finanziaria, nella parte conclusiva del lavoro si evidenziano le scelte strategiche che gli intermediari finanziari (prime tra tutti le banche) stanno compiendo in questo mutato scenario di mercato.
La finanza digitale, ovvero senza intermediazione, meglio nota come Fintech sta diventando sempre più una realtà. E se n’è accorta anche la Consob che al fenomeno ha dedicato una collana di 11 volumi. Il primo studio è stato pubblicato il 23 marzo e fa il punto sullo sviluppo del Fintech, sulle opportunità e i rischi per l’industria finanziaria nell’era digitale. L’iniziativa è frutto di un progetto di ricerca applicata, avviato a settembre 2016 dall’autorità di vigilanza in collaborazione con alcune delle principali università italiane.
Come recita l’abstract, lo studio analizza l’operatività delle imprese Fintech, ponendo in evidenza i benefici ed i rischi che il loro sviluppo genera in termini di stimolo concorrenziale all’interno del sistema finanziario e di efficientamento dei suoi meccanismi di funzionamento, di ampliamento dell’accessibilità ai servizi finanziari da parte della clientela e di maggiore soddisfacimento dei suoi bisogni finanziari, di corretta ed efficace allocazione delle risorse finanziarie a vantaggio della crescita del sistema economico, nonché di corretta e trasparente gestione delle informazioni e dei rischi legati ai servizi finanziari specie quando rivolti alla clientela retail.
Nel lavoro viene, innanzitutto, qualificata la tipologia di imprese Fintech, chiarendo che esse costituiscono a pieno titolo una nuova componente dell’industria finanziaria, poiché svolgono attività finanziarie avvalendosi di soluzioni tecnologiche innovative. Il Fintech, dunque, è un fenomeno che si sta sviluppando all’interno del settore dei servizi finanziari, sulla scia del più generale processo che sta dando vita alla digital economy. Vengono evidenziate le innovazioni di prodotto e di processo introdotte dai nuovi operatori Fintech, nonché le ampie aree di sovrapposizione o affinità riscontrabili sul piano operativo rispetto alle attività di intermediazione svolte dai tradizionali intermediari e mercati finanziari assoggettati a regole di vigilanza. Inoltre, l’analisi fa emergere i differenti business model adottati dalle imprese Fintech, mediante lo sviluppo di canali digitalizzati di intermediazione finanziaria diretta e indiretta. Particolare attenzione è rivolta anche alla disamina dei rischi collegati all’operatività delle Fintech, nonché agli aspetti critici ravvisabili in ordine sia alle tecniche di gestione dei servizi offerti, sia alla correttezza e trasparenza nei confronti della clientela.
Nel complesso, lo studio effettuato fornisce una serie di riflessioni che contribuiscono al dibattito in corso a livello internazionale in merito all’opportunità e modalità di regolamentazione del Fintech e che portano a ritenere opportuna la definizione di una architettura normativa più marcatamente ispirata ad un approccio “activity based”, rispetto a quello oggi prevalente di tipo “entity based”, che non è sufficiente a garantire, da un lato, regole neutrali rispetto alle soluzioni tecnologiche adottate dai singoli operatori finanziari e, dall’altro, pari tutele in capo alla clientela. Le decisioni che saranno assunte sul piano regolamentare potranno determinare effetti ad oggi non prevedibili sullo sviluppo delle quote di mercato e della gamma di offerta dei nuovi operatori, sul grado di competitività dell’industria finanziaria e sulla sua evoluzione nei vari Paesi. Tuttavia, considerando che il processo di digitalizzazione delle attività finanziarie costituisce un fenomeno incontrovertibile ed un fattore strutturale della nuova industria finanziaria, nella parte conclusiva del lavoro si evidenziano le scelte strategiche che gli intermediari finanziari (prime tra tutti le banche) stanno compiendo in questo mutato scenario di mercato.