Anche le sofferenze di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza sono passate di mano rimanendo però nel nostro Paese. A recuperarli sarà direttamente il Ministero dell’Economia attraverso la Società per la gestione di attività (SGA), che ha acquistato nel 2016. E’ quanto prevede il decreto di cessione degli NPL accumulati dai due istituti in liquidazione coatta, firmato venerdì scorso dal Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
I crediti deteriorati ammontano a quasi 18 miliardi di euro e per censirli tutti ci sono voluti quasi otto mesi. Il Governo, infatti, aveva approvato il decreto di liquidazione dei due istituti di credito il 23 giugno scorso. La SGA, che per anni si è occupata di recupero crediti per il Banco di Napoli ed oggi è assistita da Kpmg e dallo studio legale Rcc, li gestirà pur non avendo licenza bancaria. Saranno direttamente i vertici della società a decidere con quali modalità scegliere gli operatori cui affidare il recupero, se con gara o con altre procedure più “ristrette”. Nel pacchetto di crediti che passano a SGA non rientrano i “prestiti baciati”, ovvero uno stock di alcune centinaia di migliaia di euro delle due ex popolari venete che sono stati lasciati nella Lca per renderne più agevole il recupero in fase di contenzioso.
Appena la Corte dei Conti darà il suo ok, l’operazione potrà partire e si prevede che verranno coinvolti i player più importanti. Anche perché i numeri sono importanti e li riporta nel dettaglio il Sole 24 Ore: secondo Bankitalia di questi 18 miliardi di crediti ce ne sono fino a 9,9 miliardi recuperabili, che insieme agli 1,7 miliardi di equity porterebbero nel tempo i conti in positivo anche per lo Stato, che alla partita ha dedicato 10,6 miliardi (5,2 di esborso immediato più 5,4 di sbilancio iniziale dei due istituti).
La strada, insomma, è lunga e l’attesa non sarà breve anche perché bisogna aspettare l’accordo tra la Lca e la SGA che definirà nel dettaglio il perimetro dei crediti da cedere e le procedure con cui il veicolo si dovrà interfacciare con l’ente di liquidazione. Ma il vero nodo da sciogliere, che potrebbe allungare ulteriormente i tempi, riguarda l’operatività di SGA che deve superare alcune difficoltà oggettive, legate alla complessità della situazione, a cominciare dal recupero dei dati relativi alle singole posizioni che sono fisicamente ancora nelle sedi delle filiali delle ex Venete, diventate Intesa Sanpaolo.
In questo caso, più che mai, il fattore tempo è fondamentale per tutti: per il Ministero che deve recuperare la spesa, per i 10mila creditori che si dovranno insinuare al passivo per recuperare quanto gli spetta e, infine, per evitandone l’ulteriore deterioramento di 100mila posizioni, di cui 25mila, ovvero un quarto, sono aziende incagliate in cerca di nuova finanza.
Anche le sofferenze di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza sono passate di mano rimanendo però nel nostro Paese. A recuperarli sarà direttamente il Ministero dell’Economia attraverso la Società per la gestione di attività (SGA), che ha acquistato nel 2016. E’ quanto prevede il decreto di cessione degli NPL accumulati dai due istituti in liquidazione coatta, firmato venerdì scorso dal Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
I crediti deteriorati ammontano a quasi 18 miliardi di euro e per censirli tutti ci sono voluti quasi otto mesi. Il Governo, infatti, aveva approvato il decreto di liquidazione dei due istituti di credito il 23 giugno scorso. La SGA, che per anni si è occupata di recupero crediti per il Banco di Napoli ed oggi è assistita da Kpmg e dallo studio legale Rcc, li gestirà pur non avendo licenza bancaria. Saranno direttamente i vertici della società a decidere con quali modalità scegliere gli operatori cui affidare il recupero, se con gara o con altre procedure più “ristrette”. Nel pacchetto di crediti che passano a SGA non rientrano i “prestiti baciati”, ovvero uno stock di alcune centinaia di migliaia di euro delle due ex popolari venete che sono stati lasciati nella Lca per renderne più agevole il recupero in fase di contenzioso.
Appena la Corte dei Conti darà il suo ok, l’operazione potrà partire e si prevede che verranno coinvolti i player più importanti. Anche perché i numeri sono importanti e li riporta nel dettaglio il Sole 24 Ore: secondo Bankitalia di questi 18 miliardi di crediti ce ne sono fino a 9,9 miliardi recuperabili, che insieme agli 1,7 miliardi di equity porterebbero nel tempo i conti in positivo anche per lo Stato, che alla partita ha dedicato 10,6 miliardi (5,2 di esborso immediato più 5,4 di sbilancio iniziale dei due istituti).
La strada, insomma, è lunga e l’attesa non sarà breve anche perché bisogna aspettare l’accordo tra la Lca e la SGA che definirà nel dettaglio il perimetro dei crediti da cedere e le procedure con cui il veicolo si dovrà interfacciare con l’ente di liquidazione. Ma il vero nodo da sciogliere, che potrebbe allungare ulteriormente i tempi, riguarda l’operatività di SGA che deve superare alcune difficoltà oggettive, legate alla complessità della situazione, a cominciare dal recupero dei dati relativi alle singole posizioni che sono fisicamente ancora nelle sedi delle filiali delle ex Venete, diventate Intesa Sanpaolo.
In questo caso, più che mai, il fattore tempo è fondamentale per tutti: per il Ministero che deve recuperare la spesa, per i 10mila creditori che si dovranno insinuare al passivo per recuperare quanto gli spetta e, infine, per evitandone l’ulteriore deterioramento di 100mila posizioni, di cui 25mila, ovvero un quarto, sono aziende incagliate in cerca di nuova finanza.