Il 2018 sarà un anno di “rinnovamento” per le banche europee che saranno obbligate a fare “pulizia” ai loro bilanci, riducendo il più possibile la loro esposizione verso i crediti deteriorati. Ormai è dato per certo che a marzo, probabilmente già il 14, la Banca Centrale Europea pubblicherà l’addendum alle linee guida per la gestione degli NPL che dovrebbero entrare in vigore già dal 1° aprile. Come confermato qualche giorno fa dal presidente della vigilanza unica della BCE, Daniele Nouy, le nuove regole sul credito si applicheranno ai soli flussi di nuovi crediti deteriorati. Sui prestiti senza garanzie entrati in difficoltà da aprile in poi le banche dovranno costituire entro due anni riserve di capitale pari al 100% della somma erogata; sulle sofferenze che invece sono coperte da garanzie, il tempo per accantonare il totale della somma sarà di 7 anni (ogni anno gradualmente in modo proporzionale). E se un immobile a garanzia di un credito copre metà del suo valore, verrà trattato come se valesse zero. Inoltre le banche saranno obbligate a mettere in posizione di insolvenza tutto quanto oggi, per molti, è ancora sufficientemente “solido”. E verosimilmente, da qui a fine marzo, gli istituti si affretteranno a riconoscere tante posizioni dubbie come default.
Tutto questo produrrà forti scossoni sul sistema bancario europeo che avranno inevitabilmente ripercussioni anche sul tessuto produttivo che di credito si nutre. Mediobanca Securities stima che la stretta al credito potrebbe limare la crescita anche dello 0,2% l’anno e c’è già chi prevede che a pagarne le spese saranno le microimprese che avranno sempre più difficoltà ad ottenere prestiti senza garanzie. Questo potrà generare crisi di liquidità per molte realtà produttive, a cominciare dalle piccole imprese artigiane di cui l’Italia è ricca.
E le novità non potranno non riguardare anche il fronte della giustizia civile che non potrà più permettersi di rallentare il processo dei pignoramenti: ad oggi nel nostro Paese ci vogliono in media più di 1.100 giorni per pignorare un immobile a garanzia di un prestito in default. Una lentezza estrema che non sarà più sostenibile di fronte ad un sistema creditizio cui viene imposta una maggiore efficienza.
Il 2018 sarà un anno di “rinnovamento” per le banche europee che saranno obbligate a fare “pulizia” ai loro bilanci, riducendo il più possibile la loro esposizione verso i crediti deteriorati. Ormai è dato per certo che a marzo, probabilmente già il 14, la Banca Centrale Europea pubblicherà l’addendum alle linee guida per la gestione degli NPL che dovrebbero entrare in vigore già dal 1° aprile. Come confermato qualche giorno fa dal presidente della vigilanza unica della BCE, Daniele Nouy, le nuove regole sul credito si applicheranno ai soli flussi di nuovi crediti deteriorati. Sui prestiti senza garanzie entrati in difficoltà da aprile in poi le banche dovranno costituire entro due anni riserve di capitale pari al 100% della somma erogata; sulle sofferenze che invece sono coperte da garanzie, il tempo per accantonare il totale della somma sarà di 7 anni (ogni anno gradualmente in modo proporzionale). E se un immobile a garanzia di un credito copre metà del suo valore, verrà trattato come se valesse zero. Inoltre le banche saranno obbligate a mettere in posizione di insolvenza tutto quanto oggi, per molti, è ancora sufficientemente “solido”. E verosimilmente, da qui a fine marzo, gli istituti si affretteranno a riconoscere tante posizioni dubbie come default.
Tutto questo produrrà forti scossoni sul sistema bancario europeo che avranno inevitabilmente ripercussioni anche sul tessuto produttivo che di credito si nutre. Mediobanca Securities stima che la stretta al credito potrebbe limare la crescita anche dello 0,2% l’anno e c’è già chi prevede che a pagarne le spese saranno le microimprese che avranno sempre più difficoltà ad ottenere prestiti senza garanzie. Questo potrà generare crisi di liquidità per molte realtà produttive, a cominciare dalle piccole imprese artigiane di cui l’Italia è ricca.
E le novità non potranno non riguardare anche il fronte della giustizia civile che non potrà più permettersi di rallentare il processo dei pignoramenti: ad oggi nel nostro Paese ci vogliono in media più di 1.100 giorni per pignorare un immobile a garanzia di un prestito in default. Una lentezza estrema che non sarà più sostenibile di fronte ad un sistema creditizio cui viene imposta una maggiore efficienza.