“Non svegliare il can che dorme!” Potrebbe essere questa la frase che meglio di tutte sintetizza il quadro del settore dei pagamenti, investito dal processo di digitalizzazione. Mentre infatti le banche di tutto il mondo continuano a fare il loro mestiere, i big della rete, a cominciare da Facebook, Amazon e Google, si sono lanciate nel mondo dei servizi finanziari offrendo nuovi sistemi di pagamento che bypassano l’intermediazione delle banche secondo quella logica distruptive, alla base della rivoluzione Fintech. E’ la nuova frontiera dell’open banking che è stata “legalizzata” dalla direttiva europea PSD2, Payment Services Directive, entrata in vigore lo scorso 13 gennaio. In base alle nuove regole le banche devono mettere a disposizione di terze parti i dati dei clienti, aprendo così scenari potenzialmente infiniti agli Over the Top che proprio sui dati hanno fondato il loro business. E poiché questi player sono più bravi e soprattutto più veloci a gestire enormi mole di dati, la competizione con le banche diventerà sempre più aspra. E si sta già spostando sul fronte più delicato del credito, con nuove forme di finanziamento più dirette. Di fronte a tutto questo il “cane” si è finalmente svegliato ed ha lanciato il suo grido d’allarme: le banche sono preoccupate di perdere la loro funzione principale e di venire presto soppiantate da questi nuovi operatori. Si stima che nei prossimi 5 anni gli istituti finanziari mondiali potrebbero perdere il 24% dei loro ricavi.
Una minaccia che si fa sempre più concreta anche alla luce di un primo accordo che sarebbe stato raggiunto tra Amazon e Bank of America Merrill Lynch proprio sul fronte dei prestiti. Le indiscrezioni parlano di una partnership che rafforzerà la piattaforma Amazon Lending che consente alle aziende di chiedere un prestito diretto proprio alla società di Seattle. La logica è quella delle piattaforme di lending, nate negli ultimi 2 anni: si può chiedere una cifra X, da 1000 fino a 750 mila dollari, a un tasso di interesse che varia tra il 6 e il 17%, con una rateizzazione massima di 12 mesi. Il vero punto di forza risiede nella velocità con cui vengono gestite le richieste di prestito: le istruttorie si chiudono entro le 24 ore. Questo rende quasi impossibile una competizione sui tempi. E infatti Amazon che fin’ora ha tenuto la piattaforma quasi nascosta, destinata solo ad alcune aziende di E-commerce, ha deciso di allungare il passo: l’accordo con una banca di investimenti offre maggiore copertura a garanzia dei prestiti. E se dal 2011 ad oggi Amazon Lending ha erogato prestiti per circa 3,5 miliardi (di cui un miliardo solo nel 2017), quest’anno potremmo trovarci di fronte a numeri ben più consistenti con inevitabili ripercussioni sul mercato creditizio americano.
E infatti, almeno in Europa, le banche iniziano a mettersi in allarme e chiedono aiuto ai legislatori, esortando organismi come il G20 a prendere posizione per fare ordine in questo “cambiamento epocale”. Una voce su tutte, che si è levata nei giorni scorsi, è quella di Francisco González, presidente esecutivo della spagnola Bbva, che ha fatto riferimento proprio alle piattaforme di lending: “Oggi le banche sono responsabili di tutto ciò che accade al loro interno. Lo stesso livello di responsabilità deve essere applicato alle piattaforme che i giganti di Internet stanno diffondendo, e per questo abbiamo bisogno di un’architettura giuridica diversa”. Staremo a vedere quali saranno i prossimi sviluppi.
“Non svegliare il can che dorme!” Potrebbe essere questa la frase che meglio di tutte sintetizza il quadro del settore dei pagamenti, investito dal processo di digitalizzazione. Mentre infatti le banche di tutto il mondo continuano a fare il loro mestiere, i big della rete, a cominciare da Facebook, Amazon e Google, si sono lanciate nel mondo dei servizi finanziari offrendo nuovi sistemi di pagamento che bypassano l’intermediazione delle banche secondo quella logica distruptive, alla base della rivoluzione Fintech. E’ la nuova frontiera dell’open banking che è stata “legalizzata” dalla direttiva europea PSD2, Payment Services Directive, entrata in vigore lo scorso 13 gennaio. In base alle nuove regole le banche devono mettere a disposizione di terze parti i dati dei clienti, aprendo così scenari potenzialmente infiniti agli Over the Top che proprio sui dati hanno fondato il loro business. E poiché questi player sono più bravi e soprattutto più veloci a gestire enormi mole di dati, la competizione con le banche diventerà sempre più aspra. E si sta già spostando sul fronte più delicato del credito, con nuove forme di finanziamento più dirette. Di fronte a tutto questo il “cane” si è finalmente svegliato ed ha lanciato il suo grido d’allarme: le banche sono preoccupate di perdere la loro funzione principale e di venire presto soppiantate da questi nuovi operatori. Si stima che nei prossimi 5 anni gli istituti finanziari mondiali potrebbero perdere il 24% dei loro ricavi.
Una minaccia che si fa sempre più concreta anche alla luce di un primo accordo che sarebbe stato raggiunto tra Amazon e Bank of America Merrill Lynch proprio sul fronte dei prestiti. Le indiscrezioni parlano di una partnership che rafforzerà la piattaforma Amazon Lending che consente alle aziende di chiedere un prestito diretto proprio alla società di Seattle. La logica è quella delle piattaforme di lending, nate negli ultimi 2 anni: si può chiedere una cifra X, da 1000 fino a 750 mila dollari, a un tasso di interesse che varia tra il 6 e il 17%, con una rateizzazione massima di 12 mesi. Il vero punto di forza risiede nella velocità con cui vengono gestite le richieste di prestito: le istruttorie si chiudono entro le 24 ore. Questo rende quasi impossibile una competizione sui tempi. E infatti Amazon che fin’ora ha tenuto la piattaforma quasi nascosta, destinata solo ad alcune aziende di E-commerce, ha deciso di allungare il passo: l’accordo con una banca di investimenti offre maggiore copertura a garanzia dei prestiti. E se dal 2011 ad oggi Amazon Lending ha erogato prestiti per circa 3,5 miliardi (di cui un miliardo solo nel 2017), quest’anno potremmo trovarci di fronte a numeri ben più consistenti con inevitabili ripercussioni sul mercato creditizio americano.
E infatti, almeno in Europa, le banche iniziano a mettersi in allarme e chiedono aiuto ai legislatori, esortando organismi come il G20 a prendere posizione per fare ordine in questo “cambiamento epocale”. Una voce su tutte, che si è levata nei giorni scorsi, è quella di Francisco González, presidente esecutivo della spagnola Bbva, che ha fatto riferimento proprio alle piattaforme di lending: “Oggi le banche sono responsabili di tutto ciò che accade al loro interno. Lo stesso livello di responsabilità deve essere applicato alle piattaforme che i giganti di Internet stanno diffondendo, e per questo abbiamo bisogno di un’architettura giuridica diversa”. Staremo a vedere quali saranno i prossimi sviluppi.