I crediti deteriorati vanno tagliati per ridurre i rischi e i costi di finanziamento delle banche, ma gli interventi devono essere sostenibili e non produrre effetti prociclici destabilizzanti. E’ quanto ha detto qualche giorno fa il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, sottolineando la necessità di continuare sul cammino delle riforme già avviate, implementandole anche con nuovi interventi.
E proprio in questi giorni arrivano notizie positive rispetto al ridotto peso degli NPL sui bilanci delle principali banche italiane, a cominciare da Unicredit ed Intesa.
Unicredit è tornata all’utile per 5,5 miliardi, con ricavi in crescita dell’1,7%, e una riduzione degli Npl di ulteriori 4 miliardi nel corso dell’anno dopo i 17 contabilizzati nell’esercizio precedente. Un bel salto in avanti rispetto al 2016, quando l’elevato peso degli NPL aveva concorso in maniera determinante al rosso da 11,8 miliardi di euro.
L’utile di Intesa si attesta invece sui 7,3 miliardi compreso il contributo pubblico di 3,5 miliardi per l’acquisizione delle attività della Popolare Vicenza e di Veneto Banca. E rispetto ai crediti deteriorati la strategia dichiarata dal CdA della banca è quella di imprimere un’accelerazione al processo di cessione promettendo di dimezzare l’ammontare lordo fino a 26,4 miliardi e quello netto a 12,1, con un’incidenza rispetto all’ammontare dei debiti rispettivamente del 5,5 e del 2,9%.
Anche Banco Bpm chiude in utile il primo esercizio successivo alla fusione tra il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano, con un risultato positivo di 557 milioni. Una parte fondamentale del bilancio, soprattutto in considerazione delle future operazione di Merger & Acquisition, riguarda il piano di riduzione dello stock di NPL che sale da 8 a 13 i miliardi. Banco Bpm potrebbe replicare la strategia attuata da Unicredit con la cessione della piattaforma di credit management doBank. Al di là delle promesse, il saldo netto dei crediti deteriorati, che nel 2016 ammontava a 16,2 miliardi, si è ridotto quasi del 20% attestandosi sui 13 miliardi con un tasso di copertura, in crescita di oltre 10 punti percentuali su tutti i deteriorati e ancora maggiore sugli NPL dove ha raggiunto il 58,9%.
Infine, Ubi Banca chiude il 2017 con un utile contabile di 690,6 milioni di euro e l’annuncio della vendita, nel corso dei prossimi 3 anni, di un “pacchetto significativo di crediti deteriorati” per raggiungere un ratio di crediti deteriorati lordi inferiore al 10% a cavallo tra il 2019 e il 2020, in funzione delle condizioni di mercato.
Intanto da Francoforte arriva un vento di compromesso sull’addendum alle nuove linee guida sui crediti deteriorati delle banche: il documento dovrebbe arrivare a metà marzo e non ci sarà nessun automatismo, ma le nuove regole verranno applicate “caso per caso”. E’ questo il punto su cui avrebbero trovato l’accordo la Vigilanza della Banca Centrale Europea, il Parlamento e il Consiglio Ue, in stretto coordinamento con la Commissione Ue. Le nuove regole, che potrebbero essere operative già dal 1° aprile, non saranno comunque vincolanti e riguarderanno solo gli NPL futuri. Eventuali strette sugli stock esistenti sono rimandate a data da destinarsi. Si attende il prossimo stress test che sarà un altro momento di verità per le banche europee che, secondo la Bce, hanno in pancia ancora 760 miliardi (lordi) di Non Performing Loans.
I crediti deteriorati vanno tagliati per ridurre i rischi e i costi di finanziamento delle banche, ma gli interventi devono essere sostenibili e non produrre effetti prociclici destabilizzanti. E’ quanto ha detto qualche giorno fa il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, sottolineando la necessità di continuare sul cammino delle riforme già avviate, implementandole anche con nuovi interventi.
E proprio in questi giorni arrivano notizie positive rispetto al ridotto peso degli NPL sui bilanci delle principali banche italiane, a cominciare da Unicredit ed Intesa.
Unicredit è tornata all’utile per 5,5 miliardi, con ricavi in crescita dell’1,7%, e una riduzione degli Npl di ulteriori 4 miliardi nel corso dell’anno dopo i 17 contabilizzati nell’esercizio precedente. Un bel salto in avanti rispetto al 2016, quando l’elevato peso degli NPL aveva concorso in maniera determinante al rosso da 11,8 miliardi di euro.
L’utile di Intesa si attesta invece sui 7,3 miliardi compreso il contributo pubblico di 3,5 miliardi per l’acquisizione delle attività della Popolare Vicenza e di Veneto Banca. E rispetto ai crediti deteriorati la strategia dichiarata dal CdA della banca è quella di imprimere un’accelerazione al processo di cessione promettendo di dimezzare l’ammontare lordo fino a 26,4 miliardi e quello netto a 12,1, con un’incidenza rispetto all’ammontare dei debiti rispettivamente del 5,5 e del 2,9%.
Anche Banco Bpm chiude in utile il primo esercizio successivo alla fusione tra il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano, con un risultato positivo di 557 milioni. Una parte fondamentale del bilancio, soprattutto in considerazione delle future operazione di Merger & Acquisition, riguarda il piano di riduzione dello stock di NPL che sale da 8 a 13 i miliardi. Banco Bpm potrebbe replicare la strategia attuata da Unicredit con la cessione della piattaforma di credit management doBank. Al di là delle promesse, il saldo netto dei crediti deteriorati, che nel 2016 ammontava a 16,2 miliardi, si è ridotto quasi del 20% attestandosi sui 13 miliardi con un tasso di copertura, in crescita di oltre 10 punti percentuali su tutti i deteriorati e ancora maggiore sugli NPL dove ha raggiunto il 58,9%.
Infine, Ubi Banca chiude il 2017 con un utile contabile di 690,6 milioni di euro e l’annuncio della vendita, nel corso dei prossimi 3 anni, di un “pacchetto significativo di crediti deteriorati” per raggiungere un ratio di crediti deteriorati lordi inferiore al 10% a cavallo tra il 2019 e il 2020, in funzione delle condizioni di mercato.
Intanto da Francoforte arriva un vento di compromesso sull’addendum alle nuove linee guida sui crediti deteriorati delle banche: il documento dovrebbe arrivare a metà marzo e non ci sarà nessun automatismo, ma le nuove regole verranno applicate “caso per caso”. E’ questo il punto su cui avrebbero trovato l’accordo la Vigilanza della Banca Centrale Europea, il Parlamento e il Consiglio Ue, in stretto coordinamento con la Commissione Ue. Le nuove regole, che potrebbero essere operative già dal 1° aprile, non saranno comunque vincolanti e riguarderanno solo gli NPL futuri. Eventuali strette sugli stock esistenti sono rimandate a data da destinarsi. Si attende il prossimo stress test che sarà un altro momento di verità per le banche europee che, secondo la Bce, hanno in pancia ancora 760 miliardi (lordi) di Non Performing Loans.