Il recupero crediti in Italia è troppo complesso e paga lo scotto di un impianto regolatorio troppo debole. Questo produce forti ritardi ed elevati costi. Inoltre i comportamenti e le abitudini di pagamento degli italiani sono tra i peggiori a livello internazionale. E’ quanto emerge dall’indagine pubblicata di recente da Euler Hermes, società del gruppo Allianz e leader mondiale dell’assicurazione crediti. Lo studio analizza le dinamiche del recupero credito di 50 Paesi misurandone il grado di complessità attraverso il Collection Complexity Index che assegna un punteggio da 0 a 100 (100 rappresenta il livello più elevato di difficoltà nel recuperare un credito). Lo studio analizza 3 fattori determinanti: le pratiche e le abitudini di pagamento, i procedimenti giudiziari e le procedure legate alle insolvenze aziendali.
L’Italia si posiziona al 28° posto, oltre metà classifica, addirittura dopo Grecia e Polonia. I fattori di debolezza, che determinano il livello di elevata complessità nel recuperare un credito, sono appunto l’estrema debolezza dell’impianto regolatorio e burocratico delle procedure amministrative che produce ritardi ed elevati costi procedurali. Se ci aggiungiamo che l’applicazione delle decisioni giudiziarie può rivelarsi una vera sfida, diventa irrazionale avviare un’azione legale senza prima stabilire una strategia di raccolta pre-legale. E dall’altro lato i comportamenti e le abitudini di pagamento degli italiani sono tra i peggiori a livello internazionale, con una media di 86 giorni. Esistono i meccanismi di rinegoziazione del debito da applicare nei casi di insolvenza, ma rimangono per lo più inutilizzati nella pratica. Infine le procedure fallimentari, che lasciano poche (se non nulle) possibilità ai creditori non garantiti di recuperare il proprio credito.
Come ha sottolineato Loeiz Limon Duparcmeur, Country Manager Euler Hermes Italia, “le imprese italiane cercano, con grande fatica, nuovi spazi di crescita, esplorando con coraggio nuovi mercati, con tutte le complicazioni e i rischi collegati alla scarsa conoscenza dei mercati, dei clienti, delle normative e degli usi locali”.
A fare da buon esempio, anche nel settore del recupero crediti, è il Nord Europa: i paesi meno complessi sono Svezia, Germania e Olanda, con la Svezia che rappresenta davvero una “best practice” essendo l’unico Paese con il più basso punteggio nei tre fattori chiave che determinano il livello di complessità nel recuperare un credito. All’estremo opposto troviamo il Medio Oriente, con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti classificati come i paesi più complessi. Con un punteggio di 91, il recupero di un credito a livello internazionale è 3 volte più complesso in Arabia Saudita rispetto alla Svezia.
Scarica il Collection Profile Italy
Il recupero crediti in Italia è troppo complesso e paga lo scotto di un impianto regolatorio troppo debole. Questo produce forti ritardi ed elevati costi. Inoltre i comportamenti e le abitudini di pagamento degli italiani sono tra i peggiori a livello internazionale. E’ quanto emerge dall’indagine pubblicata di recente da Euler Hermes, società del gruppo Allianz e leader mondiale dell’assicurazione crediti. Lo studio analizza le dinamiche del recupero credito di 50 Paesi misurandone il grado di complessità attraverso il Collection Complexity Index che assegna un punteggio da 0 a 100 (100 rappresenta il livello più elevato di difficoltà nel recuperare un credito). Lo studio analizza 3 fattori determinanti: le pratiche e le abitudini di pagamento, i procedimenti giudiziari e le procedure legate alle insolvenze aziendali.
L’Italia si posiziona al 28° posto, oltre metà classifica, addirittura dopo Grecia e Polonia. I fattori di debolezza, che determinano il livello di elevata complessità nel recuperare un credito, sono appunto l’estrema debolezza dell’impianto regolatorio e burocratico delle procedure amministrative che produce ritardi ed elevati costi procedurali. Se ci aggiungiamo che l’applicazione delle decisioni giudiziarie può rivelarsi una vera sfida, diventa irrazionale avviare un’azione legale senza prima stabilire una strategia di raccolta pre-legale. E dall’altro lato i comportamenti e le abitudini di pagamento degli italiani sono tra i peggiori a livello internazionale, con una media di 86 giorni. Esistono i meccanismi di rinegoziazione del debito da applicare nei casi di insolvenza, ma rimangono per lo più inutilizzati nella pratica. Infine le procedure fallimentari, che lasciano poche (se non nulle) possibilità ai creditori non garantiti di recuperare il proprio credito.
Come ha sottolineato Loeiz Limon Duparcmeur, Country Manager Euler Hermes Italia, “le imprese italiane cercano, con grande fatica, nuovi spazi di crescita, esplorando con coraggio nuovi mercati, con tutte le complicazioni e i rischi collegati alla scarsa conoscenza dei mercati, dei clienti, delle normative e degli usi locali”.
A fare da buon esempio, anche nel settore del recupero crediti, è il Nord Europa: i paesi meno complessi sono Svezia, Germania e Olanda, con la Svezia che rappresenta davvero una “best practice” essendo l’unico Paese con il più basso punteggio nei tre fattori chiave che determinano il livello di complessità nel recuperare un credito. All’estremo opposto troviamo il Medio Oriente, con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti classificati come i paesi più complessi. Con un punteggio di 91, il recupero di un credito a livello internazionale è 3 volte più complesso in Arabia Saudita rispetto alla Svezia.
Scarica il Collection Profile Italy