Come funziona la vostra piattaforma? Da quanto tempo operate in Italia?
P.C. Soisy è una piattaforma di prestiti tra privati che nasce nel 2015, diventa operativa da aprile 2016 e da novembre 2017 si specializza nel finanziare l’acquisto di beni e servizi attraverso partner convenzionati.
Il funzionamento è molto semplice: su www.soisy.it le persone che vogliono investire possono finanziare altre persone che stanno facendo acquisti in negozi o su e-commerce: il tutto senza passare per l’intermediazione bancaria grazie a un marketplace online che fa incontrare offerte di investimento con richieste di denaro per finalizzare acquisti.
Quali sono i parametri per chiedere un prestito? Si può chiedere qualsiasi cifra e per qualsiasi finalità o ci sono dei limiti? Quali garanzie bisogna offrire?
P.C. Per chiedere una rateizzazione da un nostro partner, è necessario avere 18 anni, la cittadinanza italiana, un reddito regolare e dimostrabile e un buon merito creditizio (non finanziamo protestati e segnalati). Non chiediamo garanzie né garanti e finanziamo acquisti da 250€ a 15.000€ nei partner convenzionati.
Come fate a verificare la solvibilità dell’utente se non avete accesso alle Centrali di rischio, consultate dalle società finanziarie tradizionali? Fate anche una profilazione online attraverso i suoi profili social?
P.C. In realtà la nostra licenza ci consente di consultare le centrali rischi private, come CRIF o Experian, cosa che facciamo su tutti i clienti. Più in generale, i controlli che effettuiamo si basano su tre elementi: i motori automatici di stima del rischio, il controllo manuale dei dati forniti dal cliente e la verifica dell’identità.
I nostri motori di rischio proprietari valutano il profilo reddituale, il profilo socio-demografico e il profilo comportamentale.
Una volta che i motori di rischio valutano positivamente una richiesta di prestito, questa arriva alla fase di “vaglio umano” e un nostro specialista del credito si occupa del controllo identitario e della valutazione di sostenibilità del prestito rispetto alle info fornite (con la possibilità di richiedere approfondimenti, video-chiamate o di contattare i datori di lavoro menzionati nella richiesta di rateizzazione). In alcuni casi, per una verifica rafforzata consultiamo anche i social network e contattiamo i clienti da lì.
Perché un utente dovrebbe rivolgersi al peer-to-peer? Quali sono i principali vantaggi?
P.C. Da un lato le procedure sono più semplici, veloci e 100% digitali: si chiede un prestito o si fa un investimento direttamente da cellulare, senza dover stampare o scannerizzare nulla e con firma dei contratti attraverso un codice inviato via sms.
Inoltre, le condizioni economiche sono più vantaggiose e sono decisamente più trasparenti: spesso le banche si barricano dietro a un linguaggio fintamente specialistico che con cavilli, asterischi e note in piccolo permette loro di massimizzare le entrate lasciando i clienti insoddisfatti.
Quali sono i tassi di interesse per i prestatori e quelli applicati ai richiedenti?
P.C. I prestatori ricevono un interesse diverso in base al livello di rischio dei richiedenti che finanziano. In pratica i tassi di interesse vanno da un minimo del 5,5% a un massimo del 13,5%, con rendimenti annui prima delle tasse che vanno dal 5,4% all’8,6%.
Gli investitori possono poi decidere se aderire a una “garanzia di rendimento”, un sistema per cui il rendimento è bloccato al 4% e il resto va ad alimentare un salvadanaio, una sorta di “cassa di mutuo soccorso” tra investitori che interviene in caso di prestiti insolventi.
Per i richiedenti il TAEG varia da un minimo del 6,3% fino a un massimo del 16,7%; noi percepiamo una sola commissione, senza spese nascoste come quelle di incasso rata, estinzione anticipata, istruttoria, polizze e assicurazioni che sono tipiche su questo mercato.
Non c’è il rischio che si rivolgano alla vostra piattaforma quasi esclusivamente utenti che sono stati respinti dalle finanziarie o dalle banche tradizionali?
P.C. In realtà i nostri clienti non stanno cercando un prestito, sono persone che stanno facendo un acquisto presso un nostro partner. In grande maggioranza non si tratta quindi di utenti respinti dal sistema bancario, ma anzi di clienti che hanno già avuto prestiti e trovano semplicemente più comodo utilizzare il nostro servizio rispetto a quello di banche e finanziarie.
Qual è l’identikit del vostro cliente medio? Quante richieste di prestiti avete?
P.C. Il nostro investitore è 100% digitale, attento al rapporto rischio-rendimento, alla trasparenza, in cerca di investimenti senza costi di gestione e che permettano rendimenti superiori a quelli offerti mediamente dagli istituti tradizionali.
Per quanto riguarda chi chiede una rateizzazione, l’utente tipo è una persona smart che vuole fare un acquisto a rate in modo semplice e veloce; è stufo delle lungaggini e scartoffie tradizionali e fa volentieri a meno di avere a che fare con pratiche, documenti da scannerizzare, operatori a cui passare i dati: con Soisy fa tutto in autonomia da cellulare.
Considerando solo il focus su richieste da partner convenzionati, ad oggi abbiamo ricevuto oltre 450 richieste di rateizzazione e ne abbiamo finanziate oltre il 60%.
Cosa succede se un utente non paga e come pensate di impostare la futura gestione del credito?
P.C. Per il partner non ci sono rischi: riceve il denaro al momento dell’acquisto e non deve occuparsi di nessun altro aspetto nel corso del prestito.
Per l’investitore, se ha aderito alla garanzia di rendimento interviene il “salvadanaio” (entro la capienza della garanzia, valori aggiornati sul sito mensilmente), altrimenti non vedrà capitale e interessi rientrare. In tutti i casi di insolvenza attiviamo la procedura di recupero crediti per far valere le ragioni dei nostri investitori.
Naturalmente una percentuale di rischio per l’investitore c’è sempre, come in ogni forma di investimento, ma i nostri processi di selezione dei clienti sono molto rigorosi e il portafoglio tipico dei nostri investitori è diversificato su decine o centinaia di controparti, in modo da minimizzare l’impatto del singolo prestito insolvente.
Ci sono rischi legati ad operatori stranieri o a capitali di dubbia provenienza?
P.C. Assolutamente no: oltre ai controlli di adeguata verifica, facciamo controlli antiriciclaggio sugli investitori e accogliamo nel marketplace solo chi ha superato tali controlli.
I numeri ci dicono che nell’ultimo anno, almeno nel nostro Paese, il social lending non è cresciuto molto. Questo perché l’Italia non è pronta a questa rivoluzione o il fenomeno ha manifestato dei limiti?
P.C. Gregg Easterbrook, giornalista statunitense, ha detto che “se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa”. Nel caso del social lending questa frase è decisamente calzante: ad aprile 2016 eravamo in quattro a operare in questo settore in Italia, oggi siamo circa una decina. Il tasso di crescita di Soisy, attualmente, è del 20% mese. Sicuramente si tratta ancora di un mercato di nicchia e c’è molta strada da fare, ma tutto sta evolvendo molto rapidamente e i segnali di crescita sono concreti.
Qual è il valore aggiunto che offrite rispetto alle altre piattaforme e quali sono le vostre previsioni di crescita per il futuro?
P.C. Il nostro punto forte è la tecnologia: quasi la metà dei nostri costi fissi è rappresentato dagli investimenti in ricerca e sviluppo. Questo ci ha consentito di introdurre una novità di prodotto molto forte come la specializzazione nel finanziamento di acquisti, ad esempio, prima col prestito via APi e adesso offrendo agli e-commerce plugin di integrazione. Per quanto riguarda le previsioni di crescita non ci piace darci obiettivi numerici perché, come ogni start up, lavoriamo in una situazione di grande incertezza. È evidente comunque che ci siamo ritagliati una posizione competitiva che permetterà una rapida crescita e prevediamo di fare circa 600.000€ di fatturato entro tre anni.
Che tipo di autorizzazioni avete dovuto ottenere per operare?
P.C. Il prestito tra privati è normato da Banca d’Italia, che vigila sulla maggior parte degli operatori, inclusi noi. Nello specifico noi abbiamo un’autorizzazione come istituto di pagamento.
Dal punto di vista normativo che tipo di azioni vi aspettate per il miglioramento di questo mercato?
P.C. Per il futuro ci aspettiamo che di fronte all’allargamento del mercato i requisiti per gli operatori diventino più stringenti.
Come funziona la vostra piattaforma? Da quanto tempo operate in Italia?
P.C. Soisy è una piattaforma di prestiti tra privati che nasce nel 2015, diventa operativa da aprile 2016 e da novembre 2017 si specializza nel finanziare l’acquisto di beni e servizi attraverso partner convenzionati.
Il funzionamento è molto semplice: su www.soisy.it le persone che vogliono investire possono finanziare altre persone che stanno facendo acquisti in negozi o su e-commerce: il tutto senza passare per l’intermediazione bancaria grazie a un marketplace online che fa incontrare offerte di investimento con richieste di denaro per finalizzare acquisti.
Quali sono i parametri per chiedere un prestito? Si può chiedere qualsiasi cifra e per qualsiasi finalità o ci sono dei limiti? Quali garanzie bisogna offrire?
P.C. Per chiedere una rateizzazione da un nostro partner, è necessario avere 18 anni, la cittadinanza italiana, un reddito regolare e dimostrabile e un buon merito creditizio (non finanziamo protestati e segnalati). Non chiediamo garanzie né garanti e finanziamo acquisti da 250€ a 15.000€ nei partner convenzionati.
Come fate a verificare la solvibilità dell’utente se non avete accesso alle Centrali di rischio, consultate dalle società finanziarie tradizionali? Fate anche una profilazione online attraverso i suoi profili social?
P.C. In realtà la nostra licenza ci consente di consultare le centrali rischi private, come CRIF o Experian, cosa che facciamo su tutti i clienti. Più in generale, i controlli che effettuiamo si basano su tre elementi: i motori automatici di stima del rischio, il controllo manuale dei dati forniti dal cliente e la verifica dell’identità.
I nostri motori di rischio proprietari valutano il profilo reddituale, il profilo socio-demografico e il profilo comportamentale.
Una volta che i motori di rischio valutano positivamente una richiesta di prestito, questa arriva alla fase di “vaglio umano” e un nostro specialista del credito si occupa del controllo identitario e della valutazione di sostenibilità del prestito rispetto alle info fornite (con la possibilità di richiedere approfondimenti, video-chiamate o di contattare i datori di lavoro menzionati nella richiesta di rateizzazione). In alcuni casi, per una verifica rafforzata consultiamo anche i social network e contattiamo i clienti da lì.
Perché un utente dovrebbe rivolgersi al peer-to-peer? Quali sono i principali vantaggi?
P.C. Da un lato le procedure sono più semplici, veloci e 100% digitali: si chiede un prestito o si fa un investimento direttamente da cellulare, senza dover stampare o scannerizzare nulla e con firma dei contratti attraverso un codice inviato via sms.
Inoltre, le condizioni economiche sono più vantaggiose e sono decisamente più trasparenti: spesso le banche si barricano dietro a un linguaggio fintamente specialistico che con cavilli, asterischi e note in piccolo permette loro di massimizzare le entrate lasciando i clienti insoddisfatti.
Quali sono i tassi di interesse per i prestatori e quelli applicati ai richiedenti?
P.C. I prestatori ricevono un interesse diverso in base al livello di rischio dei richiedenti che finanziano. In pratica i tassi di interesse vanno da un minimo del 5,5% a un massimo del 13,5%, con rendimenti annui prima delle tasse che vanno dal 5,4% all’8,6%.
Gli investitori possono poi decidere se aderire a una “garanzia di rendimento”, un sistema per cui il rendimento è bloccato al 4% e il resto va ad alimentare un salvadanaio, una sorta di “cassa di mutuo soccorso” tra investitori che interviene in caso di prestiti insolventi.
Per i richiedenti il TAEG varia da un minimo del 6,3% fino a un massimo del 16,7%; noi percepiamo una sola commissione, senza spese nascoste come quelle di incasso rata, estinzione anticipata, istruttoria, polizze e assicurazioni che sono tipiche su questo mercato.
Non c’è il rischio che si rivolgano alla vostra piattaforma quasi esclusivamente utenti che sono stati respinti dalle finanziarie o dalle banche tradizionali?
P.C. In realtà i nostri clienti non stanno cercando un prestito, sono persone che stanno facendo un acquisto presso un nostro partner. In grande maggioranza non si tratta quindi di utenti respinti dal sistema bancario, ma anzi di clienti che hanno già avuto prestiti e trovano semplicemente più comodo utilizzare il nostro servizio rispetto a quello di banche e finanziarie.
Qual è l’identikit del vostro cliente medio? Quante richieste di prestiti avete?
P.C. Il nostro investitore è 100% digitale, attento al rapporto rischio-rendimento, alla trasparenza, in cerca di investimenti senza costi di gestione e che permettano rendimenti superiori a quelli offerti mediamente dagli istituti tradizionali.
Per quanto riguarda chi chiede una rateizzazione, l’utente tipo è una persona smart che vuole fare un acquisto a rate in modo semplice e veloce; è stufo delle lungaggini e scartoffie tradizionali e fa volentieri a meno di avere a che fare con pratiche, documenti da scannerizzare, operatori a cui passare i dati: con Soisy fa tutto in autonomia da cellulare.
Considerando solo il focus su richieste da partner convenzionati, ad oggi abbiamo ricevuto oltre 450 richieste di rateizzazione e ne abbiamo finanziate oltre il 60%.
Cosa succede se un utente non paga e come pensate di impostare la futura gestione del credito?
P.C. Per il partner non ci sono rischi: riceve il denaro al momento dell’acquisto e non deve occuparsi di nessun altro aspetto nel corso del prestito.
Per l’investitore, se ha aderito alla garanzia di rendimento interviene il “salvadanaio” (entro la capienza della garanzia, valori aggiornati sul sito mensilmente), altrimenti non vedrà capitale e interessi rientrare. In tutti i casi di insolvenza attiviamo la procedura di recupero crediti per far valere le ragioni dei nostri investitori.
Naturalmente una percentuale di rischio per l’investitore c’è sempre, come in ogni forma di investimento, ma i nostri processi di selezione dei clienti sono molto rigorosi e il portafoglio tipico dei nostri investitori è diversificato su decine o centinaia di controparti, in modo da minimizzare l’impatto del singolo prestito insolvente.
Ci sono rischi legati ad operatori stranieri o a capitali di dubbia provenienza?
P.C. Assolutamente no: oltre ai controlli di adeguata verifica, facciamo controlli antiriciclaggio sugli investitori e accogliamo nel marketplace solo chi ha superato tali controlli.
I numeri ci dicono che nell’ultimo anno, almeno nel nostro Paese, il social lending non è cresciuto molto. Questo perché l’Italia non è pronta a questa rivoluzione o il fenomeno ha manifestato dei limiti?
P.C. Gregg Easterbrook, giornalista statunitense, ha detto che “se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa”. Nel caso del social lending questa frase è decisamente calzante: ad aprile 2016 eravamo in quattro a operare in questo settore in Italia, oggi siamo circa una decina. Il tasso di crescita di Soisy, attualmente, è del 20% mese. Sicuramente si tratta ancora di un mercato di nicchia e c’è molta strada da fare, ma tutto sta evolvendo molto rapidamente e i segnali di crescita sono concreti.
Qual è il valore aggiunto che offrite rispetto alle altre piattaforme e quali sono le vostre previsioni di crescita per il futuro?
P.C. Il nostro punto forte è la tecnologia: quasi la metà dei nostri costi fissi è rappresentato dagli investimenti in ricerca e sviluppo. Questo ci ha consentito di introdurre una novità di prodotto molto forte come la specializzazione nel finanziamento di acquisti, ad esempio, prima col prestito via APi e adesso offrendo agli e-commerce plugin di integrazione. Per quanto riguarda le previsioni di crescita non ci piace darci obiettivi numerici perché, come ogni start up, lavoriamo in una situazione di grande incertezza. È evidente comunque che ci siamo ritagliati una posizione competitiva che permetterà una rapida crescita e prevediamo di fare circa 600.000€ di fatturato entro tre anni.
Che tipo di autorizzazioni avete dovuto ottenere per operare?
P.C. Il prestito tra privati è normato da Banca d’Italia, che vigila sulla maggior parte degli operatori, inclusi noi. Nello specifico noi abbiamo un’autorizzazione come istituto di pagamento.
Dal punto di vista normativo che tipo di azioni vi aspettate per il miglioramento di questo mercato?
P.C. Per il futuro ci aspettiamo che di fronte all’allargamento del mercato i requisiti per gli operatori diventino più stringenti.