Finora Ubi Banca ha preferito gestire internamente il credito deteriorato, ma in queste settimane si starebbe ragionando su una svolta significativa. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il gruppo lombardo guidato da Victor Massiah avrebbe allo studio una cessione di importo significativo che potrebbe attestarsi almeno attorno al miliardo di euro. Anche se la decisione non è stata ancora presa, l’orientamento sembra imprimere una svolta alla strategia seguita finora per meglio rispondere alle richieste che Bce sta rivolgendo al sistema bancario italiano. Semmai a variare potrebbe essere l’importo, soprattutto alla luce degli effetti patrimoniali della dismissione. Il top management di Ubi infatti ha ripetuto più volte di non voler distruggere valore in un’operazione di cessione. «La situazione sul mercato è in evoluzione e tutti ne stanno studiando l’evoluzione», ha spiegato ieri la banca contattata da MF-Milano Finanza. «La difesa del valore degli azionisti resta la linea d’azione, ma questo non confligge con eventuali cessioni a prezzi adeguati». Tradotto in termini finanziari, saranno prese in considerazioni soltanto offerte con un spread bid-ask contenuto, riducendo così gli effetti sui requisiti regolamentari. Tenendo anche conto del fatto che l’istituto potrà approfittare dei benefici previsti dalla first time adoption del nuovo principio contabile Ifrs 9 ( si veda articolo a pagina 6 ). La manovra rientrerebbe comunque nella dialettica in corso con l’autorità di vigilanza, iniziata l’anno scorso con la presentazione dell’ action plan sugli npl. In quel documento Ubi puntava a conseguire una riduzione complessiva dello stock dei crediti deteriorati lordi per circa 2,7 miliardi, dai 12,5 miliardi di fine 2016 ai 9,8 miliardi stimati per fine 2021. Veniva pertanto prevista una parallela diminuzione dell’incidenza sui crediti totali lordi dal 14,4% al 10,4%. Sulla base di questi numeri nei mesi scorsi si sarebbe sviluppato un dibattito tra Ubi e la Vigilanza, che avrebbe chiesto strategie più aggressive per ridurre lo stock. La strategia allo studio in queste settimane potrebbe essere una risposta al rigore di Francoforte.
Autore: Luca Gualtieri
Fonte:
Milano Finanza
npl – cessioni – ubi – sofferenze
Finora Ubi Banca ha preferito gestire internamente il credito deteriorato, ma in queste settimane si starebbe ragionando su una svolta significativa. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il gruppo lombardo guidato da Victor Massiah avrebbe allo studio una cessione di importo significativo che potrebbe attestarsi almeno attorno al miliardo di euro. Anche se la decisione non è stata ancora presa, l’orientamento sembra imprimere una svolta alla strategia seguita finora per meglio rispondere alle richieste che Bce sta rivolgendo al sistema bancario italiano. Semmai a variare potrebbe essere l’importo, soprattutto alla luce degli effetti patrimoniali della dismissione. Il top management di Ubi infatti ha ripetuto più volte di non voler distruggere valore in un’operazione di cessione. «La situazione sul mercato è in evoluzione e tutti ne stanno studiando l’evoluzione», ha spiegato ieri la banca contattata da MF-Milano Finanza. «La difesa del valore degli azionisti resta la linea d’azione, ma questo non confligge con eventuali cessioni a prezzi adeguati». Tradotto in termini finanziari, saranno prese in considerazioni soltanto offerte con un spread bid-ask contenuto, riducendo così gli effetti sui requisiti regolamentari. Tenendo anche conto del fatto che l’istituto potrà approfittare dei benefici previsti dalla first time adoption del nuovo principio contabile Ifrs 9 ( si veda articolo a pagina 6 ). La manovra rientrerebbe comunque nella dialettica in corso con l’autorità di vigilanza, iniziata l’anno scorso con la presentazione dell’ action plan sugli npl. In quel documento Ubi puntava a conseguire una riduzione complessiva dello stock dei crediti deteriorati lordi per circa 2,7 miliardi, dai 12,5 miliardi di fine 2016 ai 9,8 miliardi stimati per fine 2021. Veniva pertanto prevista una parallela diminuzione dell’incidenza sui crediti totali lordi dal 14,4% al 10,4%. Sulla base di questi numeri nei mesi scorsi si sarebbe sviluppato un dibattito tra Ubi e la Vigilanza, che avrebbe chiesto strategie più aggressive per ridurre lo stock. La strategia allo studio in queste settimane potrebbe essere una risposta al rigore di Francoforte.
Autore: Luca Gualtieri
Fonte:
Milano Finanza
npl – cessioni – ubi – sofferenze