L’Abi ha indicato alla Commissione Ue alcuni punti critici contenuti nelle proposte di Bruxelles sulla svalutazione dei crediti deteriorati derivanti da nuovi prestiti. In risposta alla consultazione sul tema, scrive MF, l’associazione bancaria ha fatto sapere di non essere d’accordo con l’approccio Ue e ha sottolineato che le misure richiedono “un’attenta considerazione a causa dei potenziali effetti distorsivi sull’allocazione efficiente delle risorse e sulla crescita economica”. L’Abi non condivide la “logica implicita” secondo cui i principi contabili possano essere superati da norme di vigilanza prudenziale piu’ severe. Secondo gli istituti italiani, la svalutazione prudenziale del 100% nega l’attivita’ di gestione del rischio del rischio. Inoltre il meccanismo “tende a generare eccessivi accantonamenti” e percio’ “puo’ risultare in un ingiustificato trasferimento di reddito tra azionisti”. I soci sarebbero penalizzati anche dalla “minore efficacia delle azioni di recupero” e “dall’indebolimento del potere contrattuale delle banche rispetto alle possibili controparti sul mercato secondario degli npl”. L’Abi ha osservato in un documento di dieci pagine che le conseguenze si farebbero sentire sull’economia in molti modi. Il tasso dei prestiti ai clienti salirebbe perche’ il credito richiederebbe maggiore capitale regolamentare alle banche (il parametro loss given default non considererebbe la possibilita’ di recupero e salirebbe al 100%). Le banche non avrebbero incentivi a massimizzare i recuperi, mentre i clienti avrebbero convenienza a rimandare i pagamenti. Abi ha inoltre chiesto di escludere dalla stretta i rinnovi e le moratorie: strumenti che altrimenti potrebbero diventare piu’ costosi o difficili.
Fonte:
Milano Finanza
npl – abi – ue
L’Abi ha indicato alla Commissione Ue alcuni punti critici contenuti nelle proposte di Bruxelles sulla svalutazione dei crediti deteriorati derivanti da nuovi prestiti. In risposta alla consultazione sul tema, scrive MF, l’associazione bancaria ha fatto sapere di non essere d’accordo con l’approccio Ue e ha sottolineato che le misure richiedono “un’attenta considerazione a causa dei potenziali effetti distorsivi sull’allocazione efficiente delle risorse e sulla crescita economica”. L’Abi non condivide la “logica implicita” secondo cui i principi contabili possano essere superati da norme di vigilanza prudenziale piu’ severe. Secondo gli istituti italiani, la svalutazione prudenziale del 100% nega l’attivita’ di gestione del rischio del rischio. Inoltre il meccanismo “tende a generare eccessivi accantonamenti” e percio’ “puo’ risultare in un ingiustificato trasferimento di reddito tra azionisti”. I soci sarebbero penalizzati anche dalla “minore efficacia delle azioni di recupero” e “dall’indebolimento del potere contrattuale delle banche rispetto alle possibili controparti sul mercato secondario degli npl”. L’Abi ha osservato in un documento di dieci pagine che le conseguenze si farebbero sentire sull’economia in molti modi. Il tasso dei prestiti ai clienti salirebbe perche’ il credito richiederebbe maggiore capitale regolamentare alle banche (il parametro loss given default non considererebbe la possibilita’ di recupero e salirebbe al 100%). Le banche non avrebbero incentivi a massimizzare i recuperi, mentre i clienti avrebbero convenienza a rimandare i pagamenti. Abi ha inoltre chiesto di escludere dalla stretta i rinnovi e le moratorie: strumenti che altrimenti potrebbero diventare piu’ costosi o difficili.
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Milano Finanza
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