Il rafforzamento del ciclo economico continua a ridurre i rischi nel settore bancario e a migliorare la qualità degli attivi. A fine ottobre il flusso di nuovi prestiti deteriorati sul totale dei crediti è sceso dell1,7%, un valore al di sotto del livello medio del biennio 2006-2007. È quanto rivela Bankitalia nel secondo Rapporto sulla stabilità finanziaria diffuso ieri. Nei primi sei mesi, in particolare, i crediti deteriorati netti sono calati di 22 miliardi, a quota 151; una riduzione cui la liquidazione delle due banche venete ha contribuito per 9 miliardi. Al lordo delle rettifiche il sistema è ora a quota 324 miliardi (25 in meno sullo stesso periodo dellanno scorso), mentre il tasso di copertura è salito dal 50,6 al 53,5%, sopra la media delle banche Ue; in questo caso un quinto del miglioramento dellindicatore è dovuto alle rettifiche di Mps. Sempre a fine giugno il rapporto tra crediti deteriorati e il totale dei crediti netti è stato pari all8,4%, un punto in meno rispetto al dicembre 2016.
Secondo le analisi di Bankitalia la chiusura delle situazioni di crisi delle banche degli ultimi mesi ha segnato una svolta per il settore, che si riflette nei valori dei titoli, superiore a quello delle concorrenti straniere nonostante le incertezze delle ultime settimane, legate agli aumenti di capitale in corso per Carige e Credito Valtellinese. Significativa è anche la velocità con cui le banche cancellano dai bilanci i crediti in sofferenza: 26 miliardi lordi nei primi nove mesi (qui ci sono anche i 17,7 di UniCredit): «Lammontare delle sofferenze cedute – si legge nel Rapporto – è stato pari all8% della consistenza dei crediti deteriorati lordi del sistema bancario alla fine dello scorso anno». Le analisi effettuate dalle autorità di vigilanza confermano poi che «banche e compagnie di assicurazione italiane sono poco esposte al rischio di un aumento dei tassi». E in questa prospettiva è significativo anche il fatto che le banche stiano proseguendo nella riduzione dellesposizione in titoli dello Stato: negli ultimi 12 mesi (a settembre) il calo nei portafogli è stato di 33 miliardi, a quota 319 miliardi (dal 9,8 al 9,1% sul totale delle attività.
Il Rapporto di Bankitalia dedica un focus di approfondimento alle linee guida della Bce sui crediti deteriorati che, si annota, potrebbero ridurre lefficacia delle recenti misure varate per favorire la prosecuzione dellattività delle imprese che versano in situazioni di «temporanea difficoltà». Il riferimento è allapplicazione del calendar provisioning (caratterizzato da parametri stringenti) anche a posizioni che hanno una possibilità di ritorno in bonis (per esempio le inadempienze probabili): «potrebbe indurre le banche a preferire la liquidazione delle imprese debitrici in temporanea difficoltà ma solvibili per rivalersi al più presto sulle garanzie, minimizzando i costi di breve periodo».
Alzando lo sguardo al quadro generale, il Rapporto affronta poi il tema del debito pubblico e dei tassi, previsti in aumento con la graduale normalizzazione della politica monetaria. Un calo del rapporto debito/Pil sarebbe conseguibile – secondo le analisi – «anche nellipotesi di rialzo dei rendimenti, che si rifletterebbe lentamente sul costo medio del debito» grazie alla vita media residua dei titoli di Stato, che è tornata a salire a 6,7 anni. «Un alto livello del debito pubblico costituisce tuttavia un fattore di vulnerabilità – sono le conclusioni – e resta cruciale la credibilità dellimpegno a ridurlo». Insomma, nonostante la revisione al rialzo del merito di credito del Paese da parte di S&Ps a ottobre, sul fonte del debito pubblico è bene non abbassare la guardia.
Autore: Davide Colombo
Fonte:
il sole 24 ore
unicredit – credito valtellinese – carige – bce – crediti deteriorati – prestiti deteriorati – bankitalia
Il rafforzamento del ciclo economico continua a ridurre i rischi nel settore bancario e a migliorare la qualità degli attivi. A fine ottobre il flusso di nuovi prestiti deteriorati sul totale dei crediti è sceso dell1,7%, un valore al di sotto del livello medio del biennio 2006-2007. È quanto rivela Bankitalia nel secondo Rapporto sulla stabilità finanziaria diffuso ieri. Nei primi sei mesi, in particolare, i crediti deteriorati netti sono calati di 22 miliardi, a quota 151; una riduzione cui la liquidazione delle due banche venete ha contribuito per 9 miliardi. Al lordo delle rettifiche il sistema è ora a quota 324 miliardi (25 in meno sullo stesso periodo dellanno scorso), mentre il tasso di copertura è salito dal 50,6 al 53,5%, sopra la media delle banche Ue; in questo caso un quinto del miglioramento dellindicatore è dovuto alle rettifiche di Mps. Sempre a fine giugno il rapporto tra crediti deteriorati e il totale dei crediti netti è stato pari all8,4%, un punto in meno rispetto al dicembre 2016.
Secondo le analisi di Bankitalia la chiusura delle situazioni di crisi delle banche degli ultimi mesi ha segnato una svolta per il settore, che si riflette nei valori dei titoli, superiore a quello delle concorrenti straniere nonostante le incertezze delle ultime settimane, legate agli aumenti di capitale in corso per Carige e Credito Valtellinese. Significativa è anche la velocità con cui le banche cancellano dai bilanci i crediti in sofferenza: 26 miliardi lordi nei primi nove mesi (qui ci sono anche i 17,7 di UniCredit): «Lammontare delle sofferenze cedute – si legge nel Rapporto – è stato pari all8% della consistenza dei crediti deteriorati lordi del sistema bancario alla fine dello scorso anno». Le analisi effettuate dalle autorità di vigilanza confermano poi che «banche e compagnie di assicurazione italiane sono poco esposte al rischio di un aumento dei tassi». E in questa prospettiva è significativo anche il fatto che le banche stiano proseguendo nella riduzione dellesposizione in titoli dello Stato: negli ultimi 12 mesi (a settembre) il calo nei portafogli è stato di 33 miliardi, a quota 319 miliardi (dal 9,8 al 9,1% sul totale delle attività.
Il Rapporto di Bankitalia dedica un focus di approfondimento alle linee guida della Bce sui crediti deteriorati che, si annota, potrebbero ridurre lefficacia delle recenti misure varate per favorire la prosecuzione dellattività delle imprese che versano in situazioni di «temporanea difficoltà». Il riferimento è allapplicazione del calendar provisioning (caratterizzato da parametri stringenti) anche a posizioni che hanno una possibilità di ritorno in bonis (per esempio le inadempienze probabili): «potrebbe indurre le banche a preferire la liquidazione delle imprese debitrici in temporanea difficoltà ma solvibili per rivalersi al più presto sulle garanzie, minimizzando i costi di breve periodo».
Alzando lo sguardo al quadro generale, il Rapporto affronta poi il tema del debito pubblico e dei tassi, previsti in aumento con la graduale normalizzazione della politica monetaria. Un calo del rapporto debito/Pil sarebbe conseguibile – secondo le analisi – «anche nellipotesi di rialzo dei rendimenti, che si rifletterebbe lentamente sul costo medio del debito» grazie alla vita media residua dei titoli di Stato, che è tornata a salire a 6,7 anni. «Un alto livello del debito pubblico costituisce tuttavia un fattore di vulnerabilità – sono le conclusioni – e resta cruciale la credibilità dellimpegno a ridurlo». Insomma, nonostante la revisione al rialzo del merito di credito del Paese da parte di S&Ps a ottobre, sul fonte del debito pubblico è bene non abbassare la guardia.
Autore: Davide Colombo
Fonte:
il sole 24 ore
unicredit – credito valtellinese – carige – bce – crediti deteriorati – prestiti deteriorati – bankitalia