E’ una delle piattaforma che per prime hanno introdotto in Italia il prestito Peer-To-Peer: Smartika è attiva nel nostro Paese dal 2012 ed ha erogato un elevato numero di prestiti. Negli ultimi due anni ha messo a punto alcune modifiche al suo motore e nel 2018 è pronta a ripartire con la previsione di raddoppiare il proprio fatturato.
Credit Village ha intervistato Maurizio Sella, AD di Smartika, che lancia un messaggio anche al Fisco: una tassazione agevolata per incentivare lo sviluppo del social lending (l’intervista integrale sarà pubblicata nel prossimo numero del Credit Village Magazine).
Come funziona la piattaforma Smartika (parametri per chiedere un prestito e garanzie da offrire) e da quanto tempo operate in Italia?
Io amo definire il social lending la più bella innovazione del mondo della finanza degli ultimi 10 anni perché si riporta, finalmente, nelle mani delle persone il controllo dei propri soldi e la possibilità di chiedere o concedere un prestito. Noi siamo operativi in Italia dal 2012 e la nostra piattaforma funziona in modo semplice: ci si iscrive riempiendo una serie di questionari online e si riceve nell’immediato una risposta sulla possibilità di chiedere un prestito. Di base bisogna avere un’attività stabile, nessuna segnalazione sulle banche dati e nessun fenomeno di sovraindebitamento. Il nostro obiettivo è quello di consentire più prestiti possibili, senza dimenticare il fatto che gestiamo il denaro di terzi quindi abbiamo il dovere di tutelare chi vuole investire sulla nostra piattaforma. Si possono chiedere da 1.000 a 15.000 euro, con rimborsi che vanno da 12 a 48 mesi.
Cosa è cambiato rispetto allo scorso anno? Il vostro giro d’affari è aumentato? Percepite una crescita di interesse da parte degli utenti verso il fenomeno dei prestiti Peer-to-peer?
Nel 2016 abbiamo rivisto completamente il nostro processo di approvazione del credito creando una griglia di scoring su misura per la nostra piattaforma per individuare meglio le situazioni critiche. Questo ha portato effettivamente ad un taglio importante del tasso di approvazione del credito che oggi si aggira al 6%. Questo non vuol dire che bocciamo il 94% delle richieste perché molti utenti non inviano tutta la documentazione, non concludono la domanda o fanno solo una simulazione. Di fatto oggi abbiamo un processo di approvazione molto più selettivo, ma registriamo una costante domanda da parte degli utenti e il fatturato del 2017 è rimasto in linea con quello dell’anno scorso.
Quali sono i tassi di interesse per i prestatori e quelli applicati ai richiedenti?
I nostri tassi sono molto bassi. I prestatori possono scegliere tra 3 categorie: conservativa, bilanciata e dinamica. Ad ognuna corrisponde un’offerta di tasso che è crescente rispetto all’importo offerto. Si va dal 5,60% di TAEG fino all’11%, con una media del 9%, ovvero un paio di punti percentuali più bassi rispetto alla media rilevata da Bankitalia.
Cosa succede se un utente non paga e come pensate di impostare la futura gestione del credito?
Noi telefoniamo con tempismo all’utente per capire se ha una difficoltà oggettiva e cerchiamo di trovare una soluzione insieme. Può succedere che chi non paga non si faccia trovare e in questo caso, alla seconda rata non pagata, passiamo la pratica alle società di recupero crediti. Dopo 8 mesi di rate non pagate viene richiesta la restituzione del prestito e si avvia il processo di recupero legale, attraverso lettere di diffida, prima di passare al recupero giudiziale.
Dal punto di vista normativo che tipo di azioni vi aspettate per il miglioramento di questo mercato?
La cosa sulla quale puntiamo da anni è il discorso della fiscalità: per i prestatori l’attività del social lending dovrebbe essere avvantaggiata, mentre oggi è tassata con imposta marginale e il prestatore è tenuto ad inserire in dichiarazione dei redditi i tassi di interesse ottenuti. Questo vuol dire che in alcuni casi la tassazione è del 43%.
LEGGI LA VERSIONE INTEGRALE DELL’INTERVISTA SU CVM6
E’ una delle piattaforma che per prime hanno introdotto in Italia il prestito Peer-To-Peer: Smartika è attiva nel nostro Paese dal 2012 ed ha erogato un elevato numero di prestiti. Negli ultimi due anni ha messo a punto alcune modifiche al suo motore e nel 2018 è pronta a ripartire con la previsione di raddoppiare il proprio fatturato.
Credit Village ha intervistato Maurizio Sella, AD di Smartika, che lancia un messaggio anche al Fisco: una tassazione agevolata per incentivare lo sviluppo del social lending (l’intervista integrale sarà pubblicata nel prossimo numero del Credit Village Magazine).
Come funziona la piattaforma Smartika (parametri per chiedere un prestito e garanzie da offrire) e da quanto tempo operate in Italia?
Io amo definire il social lending la più bella innovazione del mondo della finanza degli ultimi 10 anni perché si riporta, finalmente, nelle mani delle persone il controllo dei propri soldi e la possibilità di chiedere o concedere un prestito. Noi siamo operativi in Italia dal 2012 e la nostra piattaforma funziona in modo semplice: ci si iscrive riempiendo una serie di questionari online e si riceve nell’immediato una risposta sulla possibilità di chiedere un prestito. Di base bisogna avere un’attività stabile, nessuna segnalazione sulle banche dati e nessun fenomeno di sovraindebitamento. Il nostro obiettivo è quello di consentire più prestiti possibili, senza dimenticare il fatto che gestiamo il denaro di terzi quindi abbiamo il dovere di tutelare chi vuole investire sulla nostra piattaforma. Si possono chiedere da 1.000 a 15.000 euro, con rimborsi che vanno da 12 a 48 mesi.
Cosa è cambiato rispetto allo scorso anno? Il vostro giro d’affari è aumentato? Percepite una crescita di interesse da parte degli utenti verso il fenomeno dei prestiti Peer-to-peer?
Nel 2016 abbiamo rivisto completamente il nostro processo di approvazione del credito creando una griglia di scoring su misura per la nostra piattaforma per individuare meglio le situazioni critiche. Questo ha portato effettivamente ad un taglio importante del tasso di approvazione del credito che oggi si aggira al 6%. Questo non vuol dire che bocciamo il 94% delle richieste perché molti utenti non inviano tutta la documentazione, non concludono la domanda o fanno solo una simulazione. Di fatto oggi abbiamo un processo di approvazione molto più selettivo, ma registriamo una costante domanda da parte degli utenti e il fatturato del 2017 è rimasto in linea con quello dell’anno scorso.
Quali sono i tassi di interesse per i prestatori e quelli applicati ai richiedenti?
I nostri tassi sono molto bassi. I prestatori possono scegliere tra 3 categorie: conservativa, bilanciata e dinamica. Ad ognuna corrisponde un’offerta di tasso che è crescente rispetto all’importo offerto. Si va dal 5,60% di TAEG fino all’11%, con una media del 9%, ovvero un paio di punti percentuali più bassi rispetto alla media rilevata da Bankitalia.
Cosa succede se un utente non paga e come pensate di impostare la futura gestione del credito?
Noi telefoniamo con tempismo all’utente per capire se ha una difficoltà oggettiva e cerchiamo di trovare una soluzione insieme. Può succedere che chi non paga non si faccia trovare e in questo caso, alla seconda rata non pagata, passiamo la pratica alle società di recupero crediti. Dopo 8 mesi di rate non pagate viene richiesta la restituzione del prestito e si avvia il processo di recupero legale, attraverso lettere di diffida, prima di passare al recupero giudiziale.
Dal punto di vista normativo che tipo di azioni vi aspettate per il miglioramento di questo mercato?
La cosa sulla quale puntiamo da anni è il discorso della fiscalità: per i prestatori l’attività del social lending dovrebbe essere avvantaggiata, mentre oggi è tassata con imposta marginale e il prestatore è tenuto ad inserire in dichiarazione dei redditi i tassi di interesse ottenuti. Questo vuol dire che in alcuni casi la tassazione è del 43%.
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