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Banche venete, ecco il piano di Sga per recuperare 18 miliardi di crediti

Il curriculum di Sga, la Società di gestione degli attivi a cui entro fine ottobre dovrebbero finire i 18 miliardi di Npl lordi delle ex popolari venete rifiutati da Intesa, è di tutto rispetto. Ma per la struttura che negli ultimi 20 anni ha curato con successo il recupero dei 6 miliardi di sofferenze del Banco di Napoli questa volta l’impegno rischia di essere fuori portata. Anche perché in arrivo da Vicenza e Montebelluna ci sono 9,6 miliardi di sofferenze da recuperare ma anche 8,9 miliardi di inadempienze probabili, crediti formalmente ancora in bonis in cui il sottostante – migliaia di famiglie e imprese grandi e piccole – ha ancora margini di ripresa, a patto che venga sostenuto con le dovute attenzioni e con il nuovo credito necessario.

Per questo, secondo quanto ricostruito da Il Sole 24 Ore attraverso più fonti vicine al dossier, la Sga starebbe predisponendo un piano articolato e aperto al coinvolgimento di diversi attori privati, in modo da costruire per ogni fattispecie il trattamento più efficiente.

La questione è delicata perché in ballo c’è il destino di un pezzo rilevante del sistema industriale del Nord-Est (e non solo), ma anche il bilancio finale e l’esborso per i contribuenti dell’operazione di salvataggio delle due banche, che oggi vede lo Stato potenzialmente esposto per una cifra che può arrivare fino a 16 miliardi di euro. Di qui la complessità del cantiere in cui è coinvolta la Sga, scelta alla fine di giugno dal Tesoro per il recupero dei crediti peggiori delle due banche, che però ancora attende di entrare in partita.

Il trasferimento dei crediti

Sì, perché o ggi i 18 miliardi di crediti in questione sono formalmente di proprietà delle banche in liquidazione, ma “parcheggiati” nelle filiali ex Veneto ed ex Vicenza ora passate a Intesa Sanpaolo. I casi più urgenti, quelli cioè che necessitano di un intervento immediato (nuova finanza, rinnovo di un fido, ristrutturazione di un’esposizione) sono nei fatti monitorati dal personale di Ca’ de Sass, non a caso in queste settimane di interregno alcune decine di pratiche sono state comunque portate avanti: una di queste, si apprende, ha visto coinvolto il debito di Stefanel, all’ennesima ristrutturazione.

Il piano misto

Per il trasferimento dei crediti alla Sga si attende un decreto ministeriale, previsto nelle prossime settimane: solo a quel punto la titolarità passerà alla società controllata dal Tesoro. Che, secondo quanto trapela, sembra orientata a un piano misto, che ad esempio prevederebbe il ricorso a partner privati per i dossier di dimensioni medio-piccole e la gestione diretta per le pratiche più consistenti. Al riguardo la Sga non dispone di licenza bancaria, è vero, ma alla luce delle recenti modifiche alla legge 130/99 anche gli intermediari ex articolo 106 possono concedere nuova finanza, e tanto basterebbe per consentire alla Sga di sostenere chi ne ha bisogno.

Fermo restando che l’obiettivo della Sga resta la massimizzazione del ritorno, si punterebbe ad agire con gradualità e, ovviamente, a irrobustire una struttura che al momento non raggiunge i 100 dipendenti.

Il ruolo dei privati

Per quanto riguarda invece i privati, un interlocutore naturale dovrà essere Intesa Sanpaolo. Se non altro perché, come si diceva, le pratiche al momento sono giacenti nelle filiali prima appartenute alle ex popolari venete: sono gli sportelli di riferimento per migliaia di famiglie e Pmi, dunque tra le ipotesi al vaglio c’è quella di assegnare proprio a Intesa il servicing di una parte degli incagli. Sempre su questa partita si starebbe vagliando anche una collaborazione con Fonspa, che in occasione della cartolarizzazione delle Good banks prima del trasferimento a Ubi si è accollata proprio il capitolo incagli.

Secondo rumors, colloqui sarebbero in corso anche con due altri operatori specializzati in Npl peraltro con sede operativa nel Nord-Est: Banca Ifis e Banca Finint, che in particolare al capitolo sofferenze potrebbero ritagliarsi un ruolo dentro a una partita strategica per l’area ma e al tempo stesso da diverse centinaia di milioni di commissioni.


Autore: Marco Ferrando
Fonte:

Il Sole 24 ore

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