Mille soci per la prima assemblea del BancoBpm, al doppio debutto dopo la fusione e nella nuova veste di società per azioni. Daltronde ora a contare è il capitale, e stamattina qui a Novara se nè presentato il 35%, un punto di riferimento per la costruzione di un nucleo stabile ora che la banca è nei fatti contendibile.
Scontata, e plebiscitaria, lapprovazione del primo bilancio consolidato unico. Il 99,96% del capitale presente ha avallato i conti del 2016, di fatto un pro-forma visto che l’anno passato è stato l’ultimo vissuto separatamente da Bpm e dal Banco Popolare, che peraltro ha rafforzato di un miliardo il proprio capitale.
Neanche sei mesi fa si decidevano le sorti delle due banche con le nozze molto più gradite a Verona che a Milano, dove il 15 ottobre alla Fiera di Rho venivano approvate per un soffio. Sembra passato un secolo, invece: oggi non si è fatto vivo nessuno dei segretari sindacali solitamente di casa alle assemblee della Milano – e neanche tra i sindaci, presenza fissa alle assise del Banco, qualcuno ha ritenuto di battere un colpo tranne quello di Novara, Alessandro Canelli, per un rapido saluto. Più che del passato si è parlato del futuro, più dei conti 2016 formalmente chiusi in rosso per 1,6 miliardi (1,7 miliardi di perdite del Banco più i 70 milioni di utili Bpm) si è ragionato sui segnali incoraggianti del primo trimestre, sulle prospettive per il titolo (+11,7% nell’ultimo mese) in carico a molti piccoli soci su valori molto più alti di quelli attuali, sull’inevitabile riassetto dell’azionariato.
Il nocciolo duro, si diceva, è in fase di costruzione. Ad oggi oltre la soglia del 3% c’è solo Norges Bank (3,2%), sotto c’è una pattuglia di Fondazioni – Lucca con circa il 2%, Verona con lo 0,41 (anche se ieri ha votato anche con lo 0,13% di Modena e Carpi), Alessandria con circa lo 0,3%. Nucleo stabile e fedele, certo, ma piccolo dentro a un capitale che per il 70% è in mano ai fondi. Ecco allora che in attesa di capirne di più l’ambizione della banca è quella di «conciliare le esigenze di tutti», come ha detto il ceo, Giuseppe Castagna. Mantenendo alta l’attenzione per gli azionisti tradizionali, con il loro storico attaccamento ma anche dialogando con i fondi, «con cui vogliamo creare un rapporto costruttivo e duraturo, perché sono i primi a volere una creazione sostenibile di valore, che è anche il desiderio dei piccoli soci. Siamo l’unica banca in cui le esigenze sono perfettamente coincidenti, e ne siamo orgogliosi».
Autore: Marco Ferrando
Fonte:
Il Sole 24 Ore
bilancio consolidato unico – banco bpm
Mille soci per la prima assemblea del BancoBpm, al doppio debutto dopo la fusione e nella nuova veste di società per azioni. Daltronde ora a contare è il capitale, e stamattina qui a Novara se nè presentato il 35%, un punto di riferimento per la costruzione di un nucleo stabile ora che la banca è nei fatti contendibile.
Scontata, e plebiscitaria, lapprovazione del primo bilancio consolidato unico. Il 99,96% del capitale presente ha avallato i conti del 2016, di fatto un pro-forma visto che l’anno passato è stato l’ultimo vissuto separatamente da Bpm e dal Banco Popolare, che peraltro ha rafforzato di un miliardo il proprio capitale.
Neanche sei mesi fa si decidevano le sorti delle due banche con le nozze molto più gradite a Verona che a Milano, dove il 15 ottobre alla Fiera di Rho venivano approvate per un soffio. Sembra passato un secolo, invece: oggi non si è fatto vivo nessuno dei segretari sindacali solitamente di casa alle assemblee della Milano – e neanche tra i sindaci, presenza fissa alle assise del Banco, qualcuno ha ritenuto di battere un colpo tranne quello di Novara, Alessandro Canelli, per un rapido saluto. Più che del passato si è parlato del futuro, più dei conti 2016 formalmente chiusi in rosso per 1,6 miliardi (1,7 miliardi di perdite del Banco più i 70 milioni di utili Bpm) si è ragionato sui segnali incoraggianti del primo trimestre, sulle prospettive per il titolo (+11,7% nell’ultimo mese) in carico a molti piccoli soci su valori molto più alti di quelli attuali, sull’inevitabile riassetto dell’azionariato.
Il nocciolo duro, si diceva, è in fase di costruzione. Ad oggi oltre la soglia del 3% c’è solo Norges Bank (3,2%), sotto c’è una pattuglia di Fondazioni – Lucca con circa il 2%, Verona con lo 0,41 (anche se ieri ha votato anche con lo 0,13% di Modena e Carpi), Alessandria con circa lo 0,3%. Nucleo stabile e fedele, certo, ma piccolo dentro a un capitale che per il 70% è in mano ai fondi. Ecco allora che in attesa di capirne di più l’ambizione della banca è quella di «conciliare le esigenze di tutti», come ha detto il ceo, Giuseppe Castagna. Mantenendo alta l’attenzione per gli azionisti tradizionali, con il loro storico attaccamento ma anche dialogando con i fondi, «con cui vogliamo creare un rapporto costruttivo e duraturo, perché sono i primi a volere una creazione sostenibile di valore, che è anche il desiderio dei piccoli soci. Siamo l’unica banca in cui le esigenze sono perfettamente coincidenti, e ne siamo orgogliosi».
Autore: Marco Ferrando
Fonte:
Il Sole 24 Ore
bilancio consolidato unico – banco bpm