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Atlante: non ci sono le condizioni per altri investimenti nelle banche venete

” Le tante incertezze”  che circondano il destino delle banche venete «impediscono di fatto una decisione per qualunque investitore responsabile». Una missione di salvataggio impossibile. Lo scrive nero su bianco Quaestio sgr, la società di gestione che ha in mano Atlante, il fondo nato su impulso del governo italiano per interventire nelle crisi delle banche strozzate dalle sofferenze. Quaestio ha scritto una lettera inviata ai cda della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, dunque, con cui comunica la sua indisponibilità a iniettare nuove risorse.

Per Questio, nella richiesta di un nuovo supporto formulata dalle due banche non sono specificati «l’ammontare richiesto» ad Atlante, se «sia sufficiente a garantire alle banche l’accesso alla ricapitalizzazione precauzionale», «se la DgComp non intenda avanzare altre richieste» di capitale, quale sarebbe il trattamento dei precedenti investimenti di Atlante, «a che prezzo» avverrebbe il nuovo aumento e «a quale quota di capitale corrisponderebbe». Tutto troppo generico.

Nuovi interventi dei fondi Atlante sulle banche venete sono problematici sia sul fronte del capitale che degli Npl, rileva Quaestio nella lettera. Da una parte, infatti, «il Fondo Atlante 1, l’unico che da regolamento può investire in strumenti di capitale delle banche, ha disponibilità residue per meno di 50 milioni». Dall’altra, Atlante 2 «ha già impegnato in via preliminare 450 milioni per l’acquisto di junior tranche delle cartolarizzazioni che avete previsto nell’ambito del piano di ristrutturazione e fusione da voi deliberato e da noi sostenuto». La lettera, firmata dal presidente di Quaestio, Alessandro Penati, nota che «ogni eventuale ulteriore investimento in Npl delle vostre banche da parte di Atlante 2 sarebbe problematico in quanto le nostre risorse attualmente disponibili appaiono già ora insufficienti».

Tra le varie incertezze che spingono Penati a questa decisione, viene specificato «l’ulteriore aumento che Bce potrebbe richiedere per approvare la fusione, se non accennare genericamente a un nuovo cospicuo aumento dello srep che sarebbe richiesto».
La lettera di Quaestio fa riferimento alle missive inviate dai cda delle due banche lo scorso 26 maggio «in cui si chiede una nostra decisione circa l’impegno a sottoscrivere un ulteriore aumento di capitale».

Messina: attivare intervento pubblico
«I privati hanno perso già molti soldi e dunque occorre attivare il prima possibile l’intervento pubblico già definito», ha detto il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, interpellato sulla lettera di Quaestio alle banche venete.

Pop. Vicenza: il boccino è nelle mani del Governo
«Stiamo lavorando, ma il boccino rimane nelle mani del governo». Così fonti della banca riassumono l’esito del cda di Popolare Vicenza che si è svolto oggi a Milano. I tempi sono «strettissimi», è stato aggiunto, e comunque, la partita si sta giocando sul sistema bancario nazionale. A Milano oggi si è riunito anche il cda di Veneto Banca.


Autore: Riccardo Barlaam
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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